La Shell in tribunale per l’inquinamento del Delta del Niger

La Shell in tribunale per l’inquinamento del Delta del Niger

14mila persone delle due comunità nigeriane si sono rivolte all’Alta corte di Londra contro la Shell accusata d’essere la responsabile dell’inquinamento delle loro fonti d’acqua e della distruzione del loro stile di vita.

Si  tratta di abitanti del Delta del Niger di Ogale, in gran parte agricoltori, uniti ai pescatori della zona di Bille. In più si sono aggiunti rappresentanti delle chiese locali e delle scuole che chiedono di costringere il gigante petrolifero britannico a riparare i guasti provocati dall’inquinamento petrolifero ed a risarcire per i danni arrecati dalle attività della compagnia che hanno finito per distruggere agricoltura e pesca.

La Shell, che solo nei primi tre trimestri dell’anno scorso ha dichiarato profitti per oltre 30 miliardi di dollari, si rifiuta invece di riconoscere le proprie responsabilità e sostiene che le comunità locali non hanno alcun diritto legale per costringerla a ripulire il territorio in cui sono istallate le proprie strutture. La Shell sostiene inoltre che in ogni caso è vietato richiedere un risarcimento per sversamenti avvenuti cinque anni prima dell’avvio della causa. Vuole insomma una sorta di prescrizione, deve avere dei consiglieri italiani!, mentre allontana da se la responsabilità del travaso clandestino di petrolio dai propri  oleodotti da parte di bande organizzate, fenomeno molto diffuso in tanto paesi poveri in cui vi sono  impianti di estrazione e che in molte occasioni costituisce la causa di molti sversamenti irregolari di petrolio.

Il caso giudiziario si apre proprio mentre la Shell si prepara a lasciare il Delta del Niger dopo oltre 80 anni di attività estrattiva che ha assicurato al gigante petrolifero profitti eccezionali.

I querelanti si fanno forti anche dei rapporti internazionali sulle conseguenze che le attività petrolifere nella regione hanno sugli esseri umani, in particolare sui bambini che nel Delta del Niger hanno il doppio delle probabilità di morire nel loro primo mese di vita se le madri vivono in prossimità di zone in cui si verificano fuoriuscite di petrolio. E così si parla di ben 11.000 morti premature all’anno nell’area del fiume Niger.

CV