Draghi e il futuro dell’Europa – di Guido Puccio
Formidabile intervento di Mario Draghi a Bruxelles. Anticipando con una conferenza un lavoro, lungo e silenzioso, sullo stato dell’Unione europea e sulla competitività, l’ex presidente della BCE è entrato come l’elefante in cristalleria: nessuna critica alla Commissione ma un severo richiamo ai Paesi membri.
È inutile-ha detto sostanzialmente-continuare nella contesa tra i membri dell’Unione, magari compiacendosi se il PIL di un Paese cresce del due per cento rispetto allo zero virgola di un altro. Come è inutile sottrarsi quote di mercato l’un l’altro; ridurre i costi a scapito del welfare; scaricare le tensioni dei bilanci sui salari o utilizzare la leva fiscale, magari a termine. Ed ancora: non ha più senso il confronto tra le “operose formiche” dei Paesi del nord Europa e le “cicale” di quelli del sud.
Il mondo è cambiato con due guerre sulla porta dell’uscio di casa, la grande crisi energetica, le raffiche dell’inflazione. Il mondo di ieri non c’è più e quello di domani sarà sempre più influenzato dal peso delle grandi potenze, Stati Uniti e Cina, dove tutto ciò che avviene condiziona il resto del mondo.
L’Europa deve tenerne conto se vuole avere ancora un ruolo ed essere competitiva. Il mercato unico deve essere completato, così come l’unione bancaria, una difesa integrata, politica estera e finanziaria comuni. Le sfide aperte riguardano tutti: dalla crescita dei settori innovativi alle nuove tecnologie digitali; dalla fine dello sfruttamento dei territori alle conseguenze delle mutazioni climatiche. Gli altri ci sono già.
Ecco allora la proposta: una strategia comune che superi i sovranismi, ormai insignificanti e polverosi, basata su grandi investimenti pubblici e privati a dimensione continentale. Solo così l’Europa potrà essere competitiva e fare la sua parte nel mondo.
Non hanno più senso gli affannosi tentativi dei tedeschi per mantenere il mercato cinese; il piano Mattei per l’Africa in capo solo all’Italia; le ambizioni francesi per superare tutti nell‘automotive, nella grande distribuzione e nel lusso; l’ambizione della Spagna impegnata per valutare la sua crescita maggiore rispetto a quella di altri. Come non hanno più senso le superbie dei Paesi cosiddetti frugali per opporsi al debito comune; la solitudine degli ungheresi nel considerare i rapporti con Putin allo stesso livello di quelli con l’occidente; la fiscalità olandese per attrarre da sola investimenti privati.
I primi commenti all’intervento di Draghi si sprecano. Apprezzato dalla grande stampa economica, da qualche autorevole personaggio e da autorevoli leader del continente, l’intervento ha sollevato le solite perplessità in patria, dove nella cronaca politica prevalgono le baruffe pugliesi o gli scandali dei voltagabbana. Significativo il primo commento della presidente Meloni: “E’ filosofia” ha detto pur apprezzando l’intervento. Come dire: appartiene al mondo dei sogni. No signora Meloni, appartiene al mondo di oggi.
Dedichiamo alla nostra presidente quanto diceva Eleonora Roosevelt, in anni difficili per tutti:” il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”.
Guido Puccio