Essere flexitariani, ovvero essere dei vegetariani flessibili – di Cassandra M. Verticchio

Essere flexitariani, ovvero essere dei vegetariani flessibili – di Cassandra M. Verticchio

Adesso, ci sono anche i flexiteriani. Coloro che seguono per la maggior parte del tempo una dieta vegetale, ma che non rinunciano anche al consumo di proteine animali di tanto in tanto.

Questa tendenza, sbocciata nel Regno Unito, sta avendo molto successo anche grazie alla possibilità di non seguire “le regole” alimentari che il veganesimo e il vegetarianesimo fanno proprie.

In molti casi, infatti, chi abbraccia una dieta vegetariana, torna sui propri passi ricominciando a mangiare carne almeno la carne.

Secondo molti essere flexitariani può aiutare anche a ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti: secondo Mark Driscoll responsabile alimentazione del Forum for the Future, una delle più importanti no profit che si dedicano alla sostenibilità nel mondo, un’ampia diffusione delle diete che escludono il consumo animale, sarebbe in grado di ridurre di quasi il 70% le emissioni di CO2 a livello globale.

Questo tipo di scelta rispecchia la tendenza a una sempre più consapevole modalità d’acquisto, che si rivolge a prodotti di buona qualità e basso impatto ambientale e a una maggior attenzione anche alla salute personale bilanciando un regime alimentare non così restrittivo e facile da rispettare.

Da non sottovalutare la diminuzione nel consumo di carne anche per motivi economici, alimento che da sempre veniva a mancare in tavola in periodi di ristrettezze.

Esiste un osservatorio in Italia che cerca di monitorare il mondo dei flexetariani che ci da dati interessanti: per quanto riguarda la scelta della dieta il 41% di chi l’ha scelta puntando a variare la propria alimentazione, il 24% vorrebbe preservare l’ambiente e il 37% vuole mantenere un’alimentazione varia pensando alla salute. In maggioranza donne comprese tra i 40 e i 50 anni.

Quando parliamo di reducetariani invece? L’approdo è lo stesso, ma le motivazioni sono riconducibili soltanto a una scelta etica e a favore dell’ambiente. Contrari a tutti gli allevamenti intensivi e a un consumo eccessivo di proteine animali, chi sposa una dieta povera di carne porta avanti un atteggiamento volto al meno in quantità, ma più in qualità.

Amanda Sourry, presidente della sezione alimenti all’Unilever ha dichiarato in un post per l’HuffPost che ‘i flexitariani sono la prova che si può fare la differenza — sono quelli che mangiano un hamburger di meno ogni settimana, risparmiando una quantità d’acqua equivalente al non fare la doccia per due mesi’.

L’ostilità nei confronti di diete che non comprendono, o comprendono poco, il consumo di animali, sta piano piano scomparendo e sta lasciando spazio a un sempre più stimolante e aperto dialogo. Salute personale, ambiente ed economia hanno portato le persone a rivedere le proprie priorità in fatto di alimentazione stimolando anche la curiosità per tradizioni e materia prime un tempo sconosciute o poco accessibili.

Cassandra M. Verticchio