Referendum: caccia  all’ultimo voto – di Giuseppe Careri

Referendum: caccia  all’ultimo voto – di Giuseppe Careri

Il Referendum per il taglio dei Parlamentari è ormai alle ultime battute. I partiti per il Si e i numerosi sostenitori del No guidati da Emma Bonino e da una molteplicità di Comitati, sono impegnati nelle ultime battute della campagna referendaria. In questa ottica il Partito Democratico ha finalmente deliberato nell’ultima riunione della direzione il SI al taglio dei parlamentari con un voto quasi plebiscitario, 188 voti contro una pattuglia di una ventina di dissidenti, di astenuti e non votanti.

Nell’ultima settimana di campagna elettorale sono scesi in campo anche i maggiorenti del Movimento 5 Stelle con Di Maio e per ultimo Beppe Grillo. In una dichiarazione il garante del Movimento ha detto: “Il popolo italiano potrà riappropriarsi del proprio potere, ricacciando nella foresta i dinosauri del giurassico destinati all’estinzione”.

Per la verità non si capisce bene come sarà questa presa di potere da parte dei cittadini tagliando in modo lineare soltanto il numero dei parlamentari, rimandando chissà a quale futuro la riforma elettorale.

La discesa in campo di Grillo e di Maio nasce dalla preoccupazione dei numerosi comitati per il NO che da oltre un mese hanno invaso gran parte delle piazze delle città d’Italia, con incursioni nelle televisioni private e, soprattutto, nei social dove con passione illustrano ai cittadini, agli indecisi, tutte le ragioni del NO al taglio dei parlamentari. Di Maio, a sua volta, in uno dei suoi discorsi populisti, ha già annunciato il taglio per legge degli stipendi dei parlamentari.

In questa kermesse elettorale sono scesi in campo anche i giovani esponenti delle Sardine, i partigiani dell’A.N.P.I IL Comitato giovanile per il NO al referendum Costituzionale, e poi Più Europa di Emma Bonino e altri ancora.

La loro presenza massiccia sui social ha visto spostare i sondaggi da una vittoria sicura dei Si con una grande maggioranza, a una lotta dove i NO aumentano in maniera considerevole fino a un gomito a gomito finale.

Per questa ragione, visto il rischio di un’avanzata dei no, alcuni dirigenti di primo piano del Partito Democratico hanno fatto l’endorsement per il Si;

tra questi il Commissario Europeo per gli Affari Economici Paolo Gentiloni, il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e Stefano Bonaccini, Governatore dell’Emilia Romagna, per citare i più importanti e autorevoli.

Il sostegno al NO al taglio lineare dei parlamentari è partito non solo dai Comitati ma da uomini politici dello stesso schieramento del Partito Democratico; da uomini con la toga, da Costituzionalisti, uomini di cultura, attori, registi, calciatori, giornalisti, uomini delle Istituzioni. Tra questi Sergio Staino, famoso vignettista e coscienza critica della sinistra italiana.

Per il NO si sono pronunciati anche l’ex Presidente del Consiglio e fondatore dell’Ulivo Romano Prodi; Gianni Cuperlo, Presidente del Partito Democratico; il vecchio esponente del Partito democratico Emanuele Macaluso, il Presidente dell’associazione italiana dei Costituzionalisti Gaetano Silvestri che in una dichiarazione al quotidiano la Repubblica precisa “Dico NO al taglio dei parlamentari perché vedo gravi pulsioni contro la democrazia. Il principale è quello della brusca restrizione di pluralismo che questa riforma produrrebbe”.

In questa campagna elettorale stupisce che il 97% dei partiti che hanno votato Si in Parlamento al taglio dei Parlamentari, poi nei fatti abbiano fatto poca propaganda e lasciato libertà di voto ai propri iscritti e ai propri elettori.

I dirigenti della Lega di Salvini, così pure Forza Italia di Berlusconi pensano, forse, che una vittoria del NO creerebbe più problemi al Governo che non una vittoria del Si. Solo Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni insiste per votare Si al taglio dei Parlamentari sperando, in cuor suo, che vinca il No per dare una spallata al Governo Conte. E’ il gioco della politica dove spesso le intenzioni dei gruppi in Parlamento sono nascoste dietro affermazioni di principio non sempre completamente veritiere.

Siamo quindi al rush finale di una partita ancora tutta da giocare. Dipenderà molto dall’affluenza alle urne che potrebbero favorire il Si nel caso siano in molti ad andare a votare. In ogni caso non è il taglio lineare dei parlamentari a risolvere i problemi strutturali del Parlamento, ma l’efficienza, la preparazione, la serietà e la capacità manageriale di ogni singolo parlamentare.

Da lì si potrà partire per una buona riforma elettorale che garantisca tutti i cittadini. Quanto all’estinzione dei “dinosauri”, forse sarebbe il caso di conservare “il loro sapere” da insegnare ai tanti giovani politici dai tratti “voraci” di oggi.

Giuseppe Careri