Iran: altre impiccagioni dei dissidenti – di Saedeh Lorestani

Iran: altre impiccagioni dei dissidenti – di Saedeh Lorestani

Dall’inizio di un gioco politico alla dolorosa realtà dell’uccisione di centinaia di giovani iraniani. Questa è la dolorosa realtà che il silenzio e l’irresponsabilità della comunità mondiale hanno creato.

Il 30 marzo 2023, in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’Università La Sapienza, la Dott.ssa Nada El Nashif, “Vice Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite”, è stata invitata a un confronto con gli studenti presso la Facoltà di Scienze Politiche.

In questo incontro, un certo numero di studenti di diritto iraniani e attivisti politici hanno sollevato domande sull’indifferenza delle Nazioni Unite sull’evidente violazione dei diritti umani in Iran. Gli studenti  hanno mostrato le foto di alcune delle persone giustiziate e consegnato un volume che raccoglie i resoconti sulla violazione delle leggi sui diritti umani in Iran, ma l’unica risposta da  parte della signora Nada El Nashif è stata che la  decisione sulla questione dei diritti umani in Iran non è  individuale, ma richiede il consenso di tutti i paesi.

A due mesi da quell’incontro, stiamo ancora assistendo a crimini contro l’umanità in Iran. L’ultimo, l’impiccagione di tre giovani iraniani che non hanno commesso alcun reato. E ciò è accaduto mentre molti attivisti in tutto il mondo chiedevano l’annullamento di queste esecuzioni.

Secondo le leggi internazionali sui diritti umani, le azioni della Repubblica islamica in Iran, non solo non hanno alcuna giustificazione legale, ma sono un atto criminale contro l’umanità giacché si tratta della pratica della tortura e dell’uccisione di chi protesta per motivi politici o sociali. Eppure,  la Repubblica islamica è stata posta a capo del Social Forum 2023 del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Questa decisione è un crimine contro l’integrità, la dignità e la libertà umana.

Come attivista per i diritti umani e laureata in giurisprudenza, oso criticare il processo decisionale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. A maggior ragione dopo che si è giunti al nono mese di protesta da parte dell’Iran contro il governo della Repubblica islamica a seguito degli omicidi, gli arresti ed altre violenze persino contro bambini e adolescenti.

È ovvio che con la nomina di un rappresentante della Repubblica islamica dell’Iran a capo dell’Assemblea sociale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite appare come un sostegno alle attività criminali dei dittatori nel mondo. E questo nonostante gli oppositori della Repubblica islamica sparsi nel mondo hanno adeguatamente informato sulla situazione in cui versano il paese e il popolo iraniano. Numerosi gli appelli diretti ai Capi di stato, alcuni dei quali avevano promesso di prendere misure adeguate in difesa del popolo dell’Iran. Ora, che il numero delle persone giustiziate in Iran aumenta ogni giorno e la comunità internazionale continua a non dare una risposta non ci si può che chiedere: com’è possibile…? E come non pensare che tutte le formalità legali e i procedimenti giudiziari e politici internazionali, persino l’Organizzazione mondiale dei diritti umani, non siano che chiacchiere o, tuttalpiù  un’apparizione simbolica?

Preferisco che a questi quesito rispondano i lettore intelligente.

Saedeh Lorestani