Gli angeli di Rigopiano – di Giuseppe Careri
Fiaccolata e cerimonia per ricordare le vittime dell’Hotel Rigopiano. Cinque anni fa, era il 18 gennaio 2016, una slavina sommerse il Resort causando la morte di 29 persone su 40 ospiti e personale dell’albergo del Gran Sasso. Venticinque imputati sono in attesa di giudizio penale di primo grado. A 5 anni dalla tragedia, il comitato vittime aspetta ancora giustizia per la morte di tanti innocenti. Per ricordare la tragedia di Rigopiano vi proponiamo l’articolo pubblicato i giorni dei primi soccorsi.
Sembrava di assistere a un miracolo: dopo due giorni dalla slavina che aveva sommerso il Resort di Rigopiano, in provincia di Pescara, spunta da un piccolo varco aperto dai vigili del fuoco la testa di un bambino subito accolto da applausi, carezze e lacrime dai soccorritori, da eroi del nostro tempo che per due giorni, incessantemente, anche di notte, hanno scavato per portare alla luce, fino a questo, momento, dieci sopravvissuti. Dopo il primo salvataggio del bambino, infatti, i soccorritori del gruppo alpino della Guardia di Finanza, i Vigili del Fuoco, la Protezione Civile, la Croce Rossa e l’Esercito, hanno estratto dalle macerie altri tre bambini, la mamma di uno di loro, ed altre tre persone.
E’ stata la vittoria della perseveranza, soprattutto della professionalità di uomini preparati ad affrontare eventi eccezionali, aiutati anche dai mezzi tecnologici, dalle sonde per la ricerca dei superstiti, senza dimenticare l’aiuto determinante dei cani. La valanga di Rigopiano si aggiunge purtroppo al disagio, ai danni e alla paura causata dalle scosse del terremoto che poco prima avevano tormentato gli abitanti di Pescara, Rieti, Amatrice e tanti altri paesi limitrofi.
Per raggiungere l’albergo, situato a 1200 metri sotto la montagna del Gran Sasso, 10 uomini del gruppo alpino della Guardia di Finanza, impossibilitati a proseguire con i mezzi a causa della neve alta due metri, hanno dovuto percorrere 7 km di strada di montagna con gli sci, con il vento gelido della notte che sferzava il loro viso. Solo alle quattro e trenta del mattino hanno raggiunto il Resort sommerso da neve, detriti, alberi, e spostato di alcuni metri dal punto in cui era sorto.
Pur in presenza di pericolo di nuovi crolli, il soccorso alpino della Guardia di Finanza ha iniziato a spalare la neve, a rimuovere con cautela le macerie, e a iniziare a cercare un varco per trovare ancora dei superstiti in vita.
Come accade sempre in Italia in simili occasioni, i catastrofisti, i presenzialisti abituali dei talk Show, i Guru, coloro che “sanno”, anziché apprezzare lo sforzo dei soccorritori, hanno iniziato subito a denunciare il ritardo dei soccorsi, la disorganizzazione, l’incapacità dei vertici a coordinare una situazione a dir poco drammatica;
Nello stesso istante, centinaia di uomini, di mezzi di soccorso, di elicotteri, iniziavano la lotta contro il tempo per raggiungere non solo Rigopiano, ma altre decine e decine di paesini sparsi in tutto il centro sud, isolati, senza luce, riscaldamento e privi di collegamenti telefonici. Il raggio d’azione dei soccorsi era dunque spaventosamente esteso e difficile in molti casi da raggiungere. Tutto questo mentre al caldo di uno studio, con la loro “sapienza” e verità in tasca, gli ospiti e i conduttori di alcune trasmissioni televisive continuavano a criticare i soccorsi, gli elicotteri che non si alzavano, le turbine che non arrivavano; parlavano mentre le prefetture ricevevano richieste di aiuto dai sindaci di decine di comuni, dai malati impossibilitati ad abbandonare la loro casa; con i vigili del Fuoco, il Soccorso Alpino, la Protezione civile, i Carabinieri, l’Esercito, immersi nella neve da ore, con i mezzi che tentavano di liberare le strade per arrivare più in fretta. Mentre discutevano in uno studio televisivo, nel loro habitat naturale dei talk show, uomini del soccorso alpino scavavano con le mani, le pale, per liberare al più presto le persone sotto le macerie dell’albergo.
Dagli schermi televisivi della Rai, abbiamo assistito con il fiato sospeso a tutte le fasi frenetiche dei soccorsi intenti a liberare gli ospiti sfortunati dell’albergo di Rigognano. Solo dopo due giorni di scavi, di sofferenza, di passione, da un piccolo varco abbiamo visto emergere il capo di un bambino, poi di una donna, e ancora di altri tre bambini, con i soccorritori in lacrime per la gioia di avere salvato delle vite umane.
In questi giorni abbiamo avuto la sensazione di assistere di nuovo al dramma di Alfredino caduto nel pozzo di Vermicino, con 40 milioni di telespettatori che piangevano per la sua morte.
Naturalmente i soccorritori di Rigognano continuano a scavare, a cercare altri varchi, sperano ancora di salvare altre persone, anche se il tempo non gioca a loro favore. A questi uomini, a questi professionisti anonimi, va il plauso della nazione, di tutti coloro che si adoperano per il prossimo, per i propri simili, per la solidarietà a una comunità sfortunata.
Certo, la partenza dei soccorsi richiede del tempo, considerando che tutta la zona dell’Aquila, Rieti, Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto ed altri paesini sparsi per le montagne, erano già stremate per le scosse continue di terremoto.
E’ anche possibile che qualcuno abbia sottovalutato la tragedia. Ma nei minuti successivi, tutti i soccorritori si sono prodigati al limite delle loro forze fisiche per tentare un recupero di giovani vite che pareva impossibile. Loro ci sono riusciti.
E allora grazie di cuore ai nostri nuovi angeli.
I presenzialisti dei talk show continuino, nel caldo di uno studio televisivo, con i loro discorsi da salotto, con i loro irritanti e inconcludenti bla bla bla.
Questa volta la realtà, la professionalità e il sacrificio di tanti uomini è stata più forte delle parole gettate al vento in uno studio televisivo.
Giuseppe Careri
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