Le Sardine e la fine di una suggestione – di Cassandra Verticchio

Le Sardine e la fine di una suggestione – di Cassandra Verticchio

La Sardina, al secolo Mattia Sardoni, ha fatto la fine che molti avevano preconizzato. Eletto nelle file del Pd al Comune di Bologna. Per qualcuno, è la conferma di quanto subito vociferato: agente di qualcun altro. Sin quando nel 2019 nacque il movimento delle Sardine che potevano riunirsi nelle piazze gremendole, come poi mai più sarebbe stato possibile pochi mesi dopo a causa della Covid- 19. Per altri, si tratta invece di un’altra occasione perduta.

I girotondini di Nanni Moretti, le donne di “Se non ora quando”. Quante le occasioni sciupate in cui spezzoni della società civile hanno raccolto e provato ad organizzare il disagio nei confronti di una politica sorda e grigia. Purtroppo, un certo intellettualismo e un evidente snobismo borghese si sono impantanati e non sono riusciti ad andare oltre. Solamente alcune settimane di presenza sui giornali, e niente più.

Con la decisione di candidarsi e di farsi eleggere con uno dei partiti che è comunque responsabile della profonda crisi in cui è finita la politica italiana, Mattia Sardoni ha finito per fare ancora di peggio e si è messo da solo … sotto sale. Certo, è la fine propria delle sardine. Lui, però,  l’ha anticipata di un paio d’anni, visto che questo diffuso pesce dell’Atlantico e del Mediterraneo ha una vita dalla durata media di cinque anni.

Un posto da consigliere comunale di Bologna, per quanto ammantato dall’idea di farne un laboratorio, termine oramai abusato dappertutto, perché tutti pensano di costituire una novità esclusiva, vale la fine di una suggestione? Sì perché, come i girotondini, come le donne che animarono l’Italia dieci anni fa, di questo si trattò anche nel caso di quelle migliaia di giovani che divennero un fatto di rilievo nazionale e, persino, internazionale.

La conferma che la politica è una cosa seria. Nonostante la vulgata comune che la riduce quasi a fiera di periferia, non ammette troppe ambiguità e troppi compromessi. Ovviamente, se la si intende come un servizio da spendere a favore della propria comunità. Senza accettare, dunque, scorciatoie e l’illusione che non ci sia bisogno di serietà, di competenza e di tanto lavoro oscuro giocato soprattutto sul piano del programmi e delle relazioni in cui si deve coinvolgere la gente, ma non in maniera effimera e strumentale.

Noi siamo alla ricerca dei “portatori di Omega 3” necessari all’asfittico sistema politico italiano. Anche le Sardine sarebbero potute andare bene, dunque, insieme a tanto altro. Quello che, attraverso un civismo vero e non strumentale, liste autonome in quanto espressione dei territori e l’associazionismo che intende raccogliere sublimare e coltivare una pulsione popolare genuina. Abbiamo capito che la “sardina” Sartori smette di nuotare in questo mare che, per quanto periglioso, è ricco ed interessante. Ha preferito finire confezionato … sotto sale.

Cassandra Verticchio