La ragionevole durata dei processi. La Giustizia e i partiti – di Primo Fonti

La ragionevole durata dei processi. La Giustizia e i partiti – di Primo Fonti

Il braccio di ferro dei partiti sulla cosiddetta “ riforma Cartabia” della giustizia penale (  che la stessa Cartabia si è affrettata a sottolineare di non essere la sua riforma ma il frutto di mediazione tra i partiti e, aggiungiamo noi, tra gli stessi partiti che al governo hanno approvato e in Parlamento disapprovato con encomiabile coerenza) a cui abbiamo assistito prima del voto parlamentare ha messo a nudo una serie di contraddizioni tra cui risalta la scarsa rilevanza delle modifiche apportate in extremis rispetto al vero obiettivo da perseguire costituito dalla riduzione della durata dei processi perché sia davvero “ragionevole” come impone la Costituzione.

Ciò che sfugge ai partiti che siedono in Parlamento è un principio, anch’esso di rango costituzionale, del buon andamento della pubblica amministrazione che,nell’interesse pubblico, si deve conformare ai criteri di efficacia ed efficienza.

I dati sull’efficacia della giustizia ( nei Paesi che fanno parte del circuito CEDU ) resi disponibili dal rapporto biennale della Commissione Europea  del Consiglio d’Europa ( CEPEJ- Report 2020 riferito ai dati 2018 e,2018 riferito ai dati 2016 CLICCA QUI  ) meritano attenzione.

Tralasciando, in questa sede, i dati relativi ai tempi di definizione di un procedimento civile e concentrandoci su quello penale, va precisato che in Italia non sono disponibili  i dati relativi ai tempi del giudizio di merito mentre per il giudizio di legittimità la durata media è di 263 giorni.

In Germania il procedimento penale si definisce in 63 giorni in primo grado, in 97 giorni in secondo grado e 200 in Cassazione. In Francia il processo si conclude complessivamente in 408 giorni ( 139 gg.1° grado-182 gg. 2° grado e 87 gg.3° grado) mentre in Spagna la durata del processo è,in media, di 352 gg. (142 gg. 1° grado- 43 gg. 2° grado e 167 gg. 3° grado).

Questi dati potrebbero sembrare insignificanti se non venissero confrontati con quelli che, con brutta terminologia, di usano chiamare risorse umane ( senza entrare nell’esame delle questioni organizzative)

In Italia vi è l’11,6% di magistrati,37,1% di personale amministrativo,3,7%  di pubblici ministeri con 14,1% di personale amministrativo rispetto ad una popolazione di poco superiore a 60 milioni di abitanti. La Germania dispone di 24,5% di  giudici,65,1% di personale amministrativo, 7,1% di pubblici ministeri con il 14,5% di personale amministrativo ,per una popolazione di poco superiore a 80 milioni di abitanti. In Francia ,con una popolazione pressoché identica alla nostra, la percentuale è del 10,9 di giudici,34 di personale amministrativo e 3 pubblici ministeri ( non è disponibile il dato relativo al personale a supporto del P.M.). In Spagna, con una popolazione di circa 47 milioni di abitanti, le percentuali sono del 11,5(giudici),101,4( personale amministrativo),5,2 (Pubblici ministeri ),4.6 ( personale a supporto del P.M.).

Per completare il quadro è utile, prima di trarre le ovvie conclusioni, un breve excursus dei dati percentuali relativi ai giudizi penali pendenti al 2018. In Italia sono 2.089 per il primo grado,0,455 per il secondo e 0,041 per il terzo. In Germania sono 0,070 per il primo grado,0,17 per il secondo e 0,11 per il terzo. In Francia sono, rispettivamente, 0,387 – 0,048 e 0,005 e in Spagna 1.371 – 0.031 e 0.014.

La lettura dei dati qui riportati porta all’inevitabile conclusione che la ragionevole durata dei processi non dipende ( o dipende in minima parte) dalla forma del rito.

Il minor numero di magistrati e di personale amministrativo rispetto agli altri Paesi,  a fronte di una politica criminale che affida alla sanzione penale la soluzione di problemi altrimenti risolvibili, pone in evidenza il ( o il più rilevante) problema della giustizia in Italia. In altri termini, l’attenzione va spostata sui valori del “ giusto processo” nelle sue varie articolazioni ( il contradditorio fra le parti, la parità delle parti, l’imparzialità e terzietà del giudice e, appunto, la ragionevole durata dei processi) che sarebbero vanificati se le carenze evidenziate non fossero davvero colmate con le risorse rese disponibili dal PNRR.

E’ su questo e per questo che i partiti dovrebbero piantare le proprie “bandierine” altrimenti non si comprenderebbe se l’interesse è l’efficacia e l’efficienza nell’amministrazione della Giustizia o, ancora una volta, cambiare qualcosa perché nulla cambi.

Primo Fonti