Draghi, confronto con i partiti, ma decido io – di Giuseppe Careri

Draghi, confronto con i partiti, ma decido io – di Giuseppe Careri

Lo stabilisce l’articolo 95 della Costituzione che recita: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei Ministri”.

Ogni partito, però, continua con i distinguo, addirittura sul nome, Tecnico o Politico, che il nuovo esecutivo dovrà realizzare, dimenticando, appunto, che La Costituzione definisce in maniera netta  la figura politica del Presente del Consiglio.

Tutti i partiti che siedono in Parlamento, ad eccezione di Fratelli d’Italia, hanno espresso, fino a questo momento, il loro Si al Presidente Incaricato Mario Draghi di appoggiare la formazione del nuovo Governo.

Questa è l’occasione per “salvare” il Paese dopo il “fallimento” politico della precedente maggioranza che, pur di fronte ad una situazione drammatica, sanitaria, economica, sociale, non ha saputo trovare un accordo per proseguire l’azione di Governo. Da qui, l’intervento del Capo dello Stato di affidare all’ex Presidente della BCE Mario Draghi l’incarico di formare il nuovo Esecutivo.

Mario Draghi è una delle personalità più importanti del nostro paese universalmente riconosciuto dal mondo intero. E’ recente l’endorsement della Presidente della BCE Christine Lagarde nel vedere in Draghi l’uomo che riuscirà a salvare l’Italia dal Default. Per la verità è tutta l’autorità del Parlamento di Bruxelles e del mondo economico a considerare Mario Draghi l’uomo in grado di farci uscire dalla pandemia e dalla crisi economica attraverso l’utilizzo del Recovery Plan.

Solo i partiti del Parlamento italiano hanno espresso dubbi, sia pure inizialmente, sulla capacità dell’ex Presidente della BCE di formare un nuovo Governo dopo il fallimento del Conte Bis.

Ha cominciato il Reggente dei 5 Stelle Vito Crimi che ha subito espresso parere negativo sull’affidamento a Draghi di formare il Governo; salvo cambiare subito idea dopo l’intervento del Garante Beppe Grillo che ha deciso di ascoltare Draghi. Idee che in un tourbillon di dichiarazioni cambiavano in continuazione.

Il Partito Democratico di Zingaretti è stato uno dei partiti coerente con la sua linea appoggiando da subito il Presidente incaricato Mattarella. Poi sono seguiti Italia Viva di Matteo Renzi, Più Europa di Emma Bonino, il Centro Democratico di Bruno Tabacci, Calenda con Azione, e altri partiti minori.  Tutti dentro, dunque.

Paradossalmente il problema si è ulteriormente ingarbugliato per l’adesione al Governo Draghi di Berlusconi con Forza Italia e, soprattutto, della Lega di Salvini che in 24 ore si è scoperto improvvisamente europeista.

Presenza della Lega che costringerà, forse, Leu a non dare la fiducia a Draghi, ma soprattutto perché crea problemi al Partito Democratico da sempre con idee avverse a quelle della Lega.

Le seconda fase delle consultazioni inizieranno nella giornata di oggi con i sindacati per proseguire in giornata con tutti i partiti minori. Domani, infine, si chiuderanno gli incontri e Draghi farà la sintesi; il giorno successivo presenterà il suo programma ai partiti che dovranno decidere se accettare o no le sue conclusioni programmatiche. Al termine  tornerà dal Capo dello Stato per sciogliere la riserva.

Al momento è una situazione ancora in divenire. In questi giorni abbiamo assistito a dichiarazioni in un senso poi cambiate nel giro di qualche ora. Alla pretesa, di tutti, di far approvare il proprio punto di vista, a salvaguardare il reddito di cittadinanza, a mantenere quota 100 che scade alla fine dell’anno, a prolungare dopo il 31 marzo il divieto di licenziare fino al termine della pandemia, come chiede la CGIL con Landini. Problemi infiniti che richiedono pazienza e capacità di sintesi che certamente il Prof. Mario Draghi possiede, come dimostrano i numerosi attestati di stima da parte italiana e soprattutto internazionale per il suo curriculum eccellente.

Nessuno sa se il tentativo di formare il Governo del Presidente avrà successo. Ma tutti sono ormai consapevoli dell’importanza della posta in gioco. E’ un fatto che la politica negli ultimi anni ha fallito il suo ruolo. E’ necessario pertanto prenderne atto con grande responsabilità comune. E’ una partita che si gioca in un solo tempo con un arbitro, Draghi, che dirige un gruppo di “giocatori” che devono rispettare le regole del gioco e un programma dettagliato di riforme atte a sconfiggere la pandemia e a risanare l’economia del nostro Paese. Per il bene di tutti i cittadini.

Giuseppe Careri