Covid-19: Italia prima per decessi nel mondo – di Giuseppe Careri

Covid-19: Italia prima per  decessi nel mondo – di Giuseppe Careri

Secondo il database dell’Università Statunitense Johns Hopkins University, l’Italia è una delle prime tre nazioni al mondo per numero di decessi da Coronavirus. Nel nostro Paese risultano infatti 111,23 morti ogni 100 mila abitanti. Seguono Spagna, 104,39, Gran Bretagna 99,59 e Stati Uniti 94,97.

La situazione pandemica non accenna a diminuire in nessuna parte del mondo. In Italia nell’ultimo mese ci sono stati ben 20 mila morti. I contagi totali, compresi deceduti e guariti, ha raggiunto ormai quota 1.938.083 persone. Il totale dei decessi è giunto a 68.857 unità. Nell’ultima giornata i contagi da Covid-19 sono stati 16,308, mentre i morti sono scesi a 553 casi.

Una situazione a dir poco drammatica che spinge il Governo a inasprire le norme per contenere al massimo la diffusione del coronavirus. In questa ottica, e dopo discussioni, ripensamenti, retroscena, finalmente si è deciso di approvare il decreto che disciplina il comportamento e le regole da seguire per il periodo che va dal 24 dicembre al 6 gennaio 2021. Come da prassi, le restrizioni sono state comunicate nel corso di una Conferenza Stampa dal Presidente del Consiglio Conte dopo una lunga seduta del Consiglio dei Ministri svoltosi a Palazzo Chigi. Come da annuncio del Presidente, la zona rossa sarà applicata a tutto il paese dal 24 al 27 dicembre; 31 dicembre fino al 3 gennaio;  il 5 e 6 gennaio.

Conte ha poi iniziato ad elencare le restrizioni nelle zone rosse dove è vietato ogni spostamento tra Regioni, comprese quelle per raggiungere le seconde case. Consentiti gli spostamenti per motivi di lavoro, salute e necessità. Consentita la visita ad amici e parenti dalle ore 5 alle 22. E’ possibile inoltre l’attività sportiva all’aperto, ma solo in forma individuale. Aperti supermercati, farmacie, edicole, tabacchi, lavanderie, parrucchieri e barbieri. Chiusi, invece, negozi, centri estetici, Bar e ristoranti. Nella zona arancione, 28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio, sono consentiti spostamenti all’interno del proprio comune e alle seconde case se nella stessa Regione. Ancora chiusi Bar e Ristoranti, aperti, invece,  i negozi fino alle 21.

Nuove e pesanti restrizioni sono state poi annunciate da altri paesi europei come la Germania, la Francia, l’Austria, la Svizzera.

Annunciate drastiche restrizioni anche in Gran Bretagna dal Premier Britannico Boris Johnson. Non sarà possibile, a partire da oggi, incontrare nuclei familiari diversi dal proprio. “Con il cuore pesante devo annunciare che non possiamo avere il Natale che abbiamo programmato” ha detto Boris Johnson in una dichiarazione riportata dal quotidiano Corriere della Sera. Il Premier ha poi comunicato le restrizioni a livello 4, l’equivalente della nostra zona rossa, a causa della nuova variante del virus che si propaga a una velocità maggiore.

In Italia critiche dell’opposizione al Governo per il ritardo dell’annuncio delle nuove restrizioni per il periodo natalizio e di fine anno. Proteste dai gestori di Bar e Ristoranti per l’impossibilità di conoscere in anticipo il loro destino di commercianti, soprattutto per il danno subito per gli acquisti di alimentari per la clientela natalizia che rimarrà desolatamente nei loro magazzini.

Per la verità è alquanto strano un lockdown duro ma parziale, con aperture di un giorno che lasciano scettici molti cittadini sulla decisione presa dal governo. Certo, all’interno della maggioranza ci sono diverse anime e probabilmente c’è anche l’intenzione di mettere una bandierina su decisioni che possono valere qualche voto in più al proprio schieramento, ma questo vale per tutti.

C’è infine il capitolo degli assembramenti nelle piazze, con il tentativo di addossare tutta la responsabilità ai cittadini, oscurando manchevolezze di chi è tenuto a controllare e gestire il movimento delle persone. Lo afferma un noto sociologo, Luca Ricolfi, che in un articolo pubblicato dal Messaggero critica il Governo per i suoi stop e go: aprire tutto per poi richiudere. Scrive Ricolfi: “Per non essere travolti dai contagi bisognava fare qualcosa di più e di diverso dai lockdown tardivi cui siamo stati costretti in Italia. Non dico adottare in toto la strategia asiatica, ma assimilarne gli elementi cruciali: controlli alle frontiere, più tamponi di massa, contact tracing, quarantene rigorose”.

Molto è stato fatto, non tutto però al meglio; adesso siamo ormai in una fase cruciale dove anche il comportamento dei cittadini diventa cruciale. In seguito si potrà fare un bilancio, sperando, oggi, di poterne uscire fuori al più presto.

Giuseppe Careri