Napolitano: il comunista italiano

Napolitano: il comunista italiano

Giorgio Napolitano, forse più di altri, ha meglio rappresentato la parabola del Partito comunista italiano. Dal sostegno deciso all’invasione sovietica del ’56 dell’Ungheria, che anch’egli sottoscrisse con decisione,  alla rielezione quasi plebiscitaria alla Presidenza della Repubblica per un nuovo mandato. Prima di Sergio Mattarella, era stato l’unico Presidente a tornare al Quirinale.

In mezzo, un lungo percorso verso la piena accettazione del processo democratico che, dopo una più o meno esplicita opposizione interna alla linea di Berlinguer del Compromesso storico, lo portò a maturare un’autentica vocazione europeista e ad intavolare un linea di confronto con il Dipartimento di stato americano ed altri settori della leadership Usa.

In mezzo, anche la vicinanza con Bettino Craxi del quale condivideva, così come poi accadrà con Matteo Renzi, l’idea di una trasformazione costituzionale. Con l’obiettivo di designare nuovi equilibri tra i poteri dei diversi organi dello Stato che, comunque, senza mortificare il Parlamento, avrebbe dovuto portare a quella, nella realtà già esisteva e ancora esiste nei fatti, che si può definire una preminenza per il ruolo del Governo.

Napolitano, c’è da riconoscerlo, ha sempre avuto una visione elitaria della politica, unica sua ragione di vita. Non è un caso che abbia svolto un ruolo pubblico ininterrottamente dal 1953 quando per la prima volta venne eletto, a soli 28 anni di età, alla Camera dei deputati. E’ probabile che anche per lui Giancarlo Pajetta coniò la famosa frase sui giovani dirigenti del partito iscritti alla Direzione del Pci sin da piccoli.

Napolitano, che ebbe anche il coraggio di riconoscere apertamente i propri errori, a partire da quello del sostegno alla sanguinosa invasione dell’Ungheria, è stato sempre uomo rispettoso delle istituzioni e del processo democratico, dimostrandolo concretamente nei ruoli svolti in qualità di Presidente della Camera dei Deputati, di Ministro degli Interni e di Presidente della Repubblica. E in questa ultima veste non si è mai stancato di sollecitare tutti, Governo, Parlamento ed altre istituzioni, a combattere le piaga delle morti sul lavoro.