L’arresto di Trump e la “caduta degli dei”

L’arresto di Trump e la “caduta degli dei”

Per oggi pomeriggio, Donald Trump annuncia il proprio arresto in Georgia. Già molti dei 18 accusati con lui di aver allestito una vera e propria cospirazione per rovesciare il risultato elettorale del 2020 si sono consegnati alle autorità. Compreso Rudy Giuliani, l’ex Sindaco “sceriffo” di New York, poi diventato uno dei principali sostenitori dell’ex Presidente e suo, non pagato, avvocato.

Quella di Atlanta, in Georgia, è la quarta distinta azione giudiziaria contro Trump e suoi collaboratori. Costituisce un ulteriore passo, dopo quelli avviati da altre  corti federale che affrontano le vicende elettorali di tre anni fa e l’assalto al Campidoglio da parte degli irriducibili della destra decisi a non accettare la sconfitta elettorale.

L’indagine avviata nello stato del Sud, che fino alla vittoria di Biden era considerato uno di quelli sostanzialmente in mano ai repubblicani, si sta rivelando come una delle più insidiose. Anche perché, a sorpresa,  l’accusa fa riferimento alla legge antimafia che colpisce duramente un eventuale organizzazione criminale. E, ovviamente, la Procura considera alla stessa stregua i tentativi fatti da Trump e dai suoi fedelissimi mettendo in piedi, questa la tesi di partenza, una vera e propria organizzazione per sovvertire il risultato delle combattute elezioni che segnarono la defenestrazione di Trump.

In più, emerge che dei stretti collaboratori dell’ex Presidente, ritrattando loro precedenti dichiarazioni, avrebbero confermato tutte le cose messe in essere da Trump per raggiungere il proprio obiettivo e impedire la proclamazione di Biden quale Presidente.

La prospettiva che i 18, e quindi anche l’ex Presidente, vengano rinchiusi nel carcere di Atlanta sono alte, anche se i suoi avvocati sono al lavoro, dopo essere già riusciti a farlo detenere solo dopo un paio d’ore quando, qualche giorno fa, si è recato ad Atlanta per la riunione del Gran Giurì che gli ha comunque imposto una cauzione di 100 mila dollari. Se il suo arresto fosse confermato si tratterebbe di una notizia clamorosa perché, così, egli sarebbe il primo Presidente Usa a finire in carcere e a dover seguire le procedure previste per qualunque detenuto, a partire dalla posa per la foto segnaletica.

Trump ovviamente parla di un movente politico che starebbe a motivare l’indagine che, però, secondo alcuni egli vorrebbe trasformare in una mossa elettorale visto che già sono state avviate le primarie per la scelta da parte dei repubblicani del futuro sfidante di Biden, cosa per cui Trump si è sempre sentito il candidato naturale. In un partito però diviso. Tra quelli che lo difendono comunque a spada tratta, quelli che non ritengono opportuno la sua nuova discesa in campo, e per questo molti eletti repubblicani in Parlamento o alla guida dei loro stati hanno persino evitato di prendere le sue difese, o limitati a parole di circostanza.

Le divisioni tra i repubblicani, però, sono molto simili a quelle che attraversano l’intero paese e, comunque, lasciano intravedere un forte  sostegno a suo favore tra le fila del suo partito. certo, un’eventuale condanna cambierebbe tutto il quadro e potrebbe spingere l’apparato del partito a riconoscere che pure gli “dei” cadono. Rivelatore è stato in tal senso l’organizzazione di un dibattito nazionale cui Trump si è rifiutato di partecipare. Anche forse per non scoprire le sue armi nel corso della vicenda più complicata della sua carriera.

Secondo un sondaggio dell’Associated Press-NORC Center for Public Affairs Research pubblicato, però, prima che giungesse la davvero imbarazzante decisione del suo arresto, il 53% degli americani avrebbe già approvato una precedente accusa federale contro Trump per i suoi sforzi di ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali.

L’ottantacinque per cento dei democratici è su queste posizioni  mentre quelli che si dicono indipendenti condividono per il 47% e solo il 16 per cento dei repubblicani non critica la sua incriminazione. Nel complesso, gli americani giudicano sfavorevolmente male Trump per il 62% mentre il 35 è disponibile a votarlo nuovamente.

Il sondaggio di mercoledì – condotto dal 10 al 14 agosto, poco prima che le accuse fossero annunciate in Georgia – ha rilevato che il 35% degli americani nel complesso ha un’opinione favorevole di Trump, mentre il 62% lo vede sfavorevolmente.

CV