Salario minimo. Il punto è quello della dignità del Lavoro e della giusta paga

Salario minimo. Il punto è quello della dignità del Lavoro e della giusta paga

Dando un’occhiata ai sondaggi d’opinione, secondo cui gli italiani sono al 75% favorevoli all’introduzione del salario minimo (CLICCA QUI), ora anche Giorgia Meloni fa delle tiepide aperture che portano Elly Schlein a rinnovare la proposta di un incontro. Vedremo.

Il dibattito sul tema si è trasformato , come al solito capita in Italia, nel solito scontro tutto ideologico e pregiudiziale. Non è detto che quella della introduzione del salario minimo, almeno dei termini com’è stato finora prospettato, possa rivelarsi la soluzione migliore. Sono gli esperti che devono fornire la soluzione più adeguata. Ma come muoversi nel ginepraio creato da tanti esperti e tanti commentatori? In taluni casi preoccupati del loro “salario” che ricevono sostenendo questa tesi o quell’altra?

Non si può, allora, che partire da un’impostazione di fondo muovendosi dalla consapevolezza che nel nostro Paese abbiamo tra le paghe più basse d’Europa e che costringiamo i giovani a vivere nella precarietà perché il Lavoro, e la sua giusta mercede, hanno perso dignità e forza.

Questo è il punto cruciale da affrontare e risolvere. Evitando di fare il solito gran polverone favorito dalla miriade di contratti diversi, spesso rinnovati con anni e anni di ritardo e così non compensano l’aumento del costo della vita, ma che fanno parte di un’ampia area di lavoro garantito a fronte dei quali esiste una sempre più rilevante fetta di lavoratori privi di qualunque tutela, come spesso ci dice l’esperienza concreta vissuta da tanti giovani e dalle loro famiglie. Possiamo negare che esistano nuove forme di sfruttamento e di schiavitù? Una situazione resa ancora più grave da un’inflazione che erode ulteriormente le risorse soprattutto di chi non è in grado di contrattare nuovi e migliori paghe.

Il discorso sul salario minimo dovrebbe, inoltre, affrontare il tema di cosa s’intende per mercato. I contrari all’introduzione di più alti salari sono spesso gli stessi che rappresentano e difendono gli interessi di datori di lavoro, piccoli e grandi, che sopravvivono solamente puntando alla compressione del costo dei dipendenti. E questo vale soprattutto nel mondo del commercio, della ristorazione, delle attività stagionali. Ma abbiamo bisogno di questi imprenditori? Ne hanno bisogno i loro colleghi che, alla fine, sono tra i primi ad essere danneggiati da quanti fanno loro una concorrenza scorretta basata quasi esclusivamente sulla compressione del costo del lavoro?