Moro e la Costituzione antifascista

16 Mar 1978, Rome, Italy --- Original caption: Rome: Former Premier Aldo Moro (shown in 3/10/76) file photo, 61, Italy's most influential politician , was savagely kidnapped here and his five bodyguards shot to death by six Red Brigade terrorist's disguised as airline pilots. The kidnapping touched off huge demonstrations for law and order in Rome and other cities, and millions of workers walked off their jobs to protest the murders and the kidnapping and to demand an end to the violence which strikes in Italy on an average of every four hours and six minutes. Labor unions declared a 13-hour strike of protest. --- Image by © Bettmann/CORBIS

Ricorre domani il quarantacinquesimo anniversario dell’ uccisione del Presidente Moro.

Lo ricordiamo riportando, dall’ intervento che tenne, in Assemblea Costituente, il 13 marzo 1947, un breve stralcio, laddove sostiene – con argomenti che valgono tuttora e sembrano scritti per orientare ancora oggi la nostra riflessione – che la Costituzione non può essere “afascista”, come, fin d’allora, taluni proponevano, ma esplicitamente “antifascista”.

Afferma, infatti:

“…….costruire un nuovo Stato, se lo Stato è – com’è certamente – una forma essenziale, fondamentale di solidarietà umana, costruire un nuovo Stato vale quanto prendere posizione intorno ad alcuni punti fondamentali inerenti alla concezione dell’ uomo e del mondo.

Non dico che ci si debba dividere su questo punto, partendo ciascuno da una propria visione ristretta e particolare; ma dico che se nell’ atto di costruire una casa nella quale dobbiamo ritrovarci tutti ad abitare insieme, non troviamo un punto di contatto, un punto di confluenza, veramente la nostra opera può dirsi fallita.

Divisi – come siamo – da diverse intuizioni politiche, da diversi orientamenti ideologici, tuttavia noi siamo membri di una comunità, la comunità del nostro Stato e vi restiamo uniti sulla base di un’ elementare semplice idea dell’ uomo, la quale ci accomuna a determinare un rispetto reciproco degli uni verso gli altri.

Costruendo il nuovo Stato noi determiniamo una formula di convivenza, non facciamo soltanto dell’organizzazione dello Stato, non definiamo soltanto alcuni diritti che intendiamo sanzionare per la nostra sicurezza nell’ avvenire; determiniamo appunto una formula di convivenza, la quale sia premessa necessaria e sufficiente per la costruzione del nuovo Stato.

Quando io ripenso a quella che è stata la vigilia del 2 giugno, quando mi ritorna alla mente la mobilitazione spirituale che tutte quante le forze politiche hanno fatto nel nostro Paese – una mobilitazione la quale tendeva appunto a dare alcuni supremi orientamenti di vita umana e sociale – quando ripenso che questa mobilitazione era precisamente determinata dalla coscienza di questo grande atto che si stava per compiere, di questa grande e decisiva ricerca da fare, io dico che veramente di questa fondamentale ideologia che ci accomuna noi non possiamo fare a meno, se non vogliamo fare della nostra Costituzione uno strumento antistorico ed inefficiente.

Diceva l’on. Lucifero (parlamentare monarchico, nda) nel corso del suo interessante intervento in sede di discussione generale, riprendendo un’idea lungamente espressa nella nostra cordiale discussione in sede di Sottocommissione, che era suo desiderio che la nuova Costituzione italiana fosse una Costituzione non antifascista, bensì afascista. Io, come già espresso in sede di Commissione all’ amico Lucifero, qualche riserva su questo punto, torno ad esprimerla, perché mi sembra che questo elementare substrato ideologico nel quale tutto quanti noi uomini della democrazia possiamo convenire, si ricolleghi appunto alla nostra comune opposizione di fronte a quella che fu la lunga oppressione fascista dei valori della personalità umana e della solidarietà sociale.

Non possiamo in questo senso fare una Costituzione afascista, cioè non possiamo prescindere da quello che e’ stato, nel nostro Paese, un movimento storico di importanza grandissima il quale nella sua negatività ha travolto per anni le coscienze e le istituzioni. Non possiamo dimenticare quello che è stato, perché questa Costituzione emerge da quella resistenza, da quella lotta, da quelle negazione, per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della resistenza e della guerra rivoluzionaria ed ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremi della dignità umana e della vita sociale.

Guai a noi, se per una malintesa preoccupazione di serbare appunto la nostra Costituzione da una infiltrazione di motivi partigiani, dimenticassimo questa sostanza comune che ci unisce e la necessità di un raccordo alla situazione storica nella quale questa Costituzione italiana si pone.

La Costituzione nasce in un momento di agitazioni e di emozioni. Quando vi sono scontri di interessi e di intuizioni, nei momenti duri e tragici, nascono le Costituzioni, e portano di questa lotta, dalla quale emergono, il tratto caratteristico. Non possiamo, ripeto, se non vogliamo fare della Costituzione uno strumento inefficiente, prescindere da questa comune, costante rivendicazione di libertà e giustizia. Sono queste le cose che devono essere a base della nostra Costituzione…..”