La Meloni e la Schlein si sorreggono a vicenda – di Giancarlo Infante

La Meloni e la Schlein si sorreggono a vicenda – di Giancarlo Infante

Domenico Galbiati ha messo il dito nella piaga del bipolarismo italiano che sta assumendo una nuova fisionomia con lo scontro, soprattutto mediatico, tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein (CLICCA QUI). E la stampa con cose del genere ci va a nozze. Mentre, invece, la politica, e non solo quella raccontata, rischia di uscirne definitivamente a pezzi.

In qualche modo le due “signore” della politica italiana hanno interesse a sostenere questa contrapposizione. Più estremizzano e più si esaltano a vicenda e, così facendo, provano pure a mettere in riga quelle che sono forzatamente rappresentate come due opposte fazioni.

In questo contesto la sfida per i popolari si fa più eccitante, anche perché offre davvero l’occasione per lavorare alla nascita di qualcos’altro. E questo a maggior ragione con l’emergere del fatto che il Terzo polo così come si è presentato finora, va riconosciuto, non è riuscito nell’intento di rappresentare, e non solo sul piano numerico, quella terza via potenzialmente attesa nel largo mondo di chi si è rifugiato nell’astensionismo o ha votato bianca o ha annullato la propria scheda.

Esiste tutto un mondo in fibrillazione che avverte l’aria di una fase nuova. Anche se non è facile portare sul piano politico quella sommatoria di esigenze e sensibilità che sono state a lungo compresse, e ridotte al silenzio, dopo trent’anni di una bipolarizzazione che ha finito per impoverire il paese senza neppure assicurare quella governabilità per la quale, non solo si è buttato a mare tante culture politiche cui si deve la crescita dell’Italia, grazie alle quali oggi continuiamo a vivere di rendita, ma si è anche finito per stravolgere gli equilibri tra i poteri dello Stato, mortificare  il ceto medio, aumentare le povertà, e allargare la distanza tra politica ed istituzioni e società civile.

C’è un intero mondo, fatto non solo di cattolici, affatto richiamato dall’arrivo di Giorgia Meloni e dalla destra, come confermano i risultati elettorali del 25 settembre scorso, così come continua a defluire dal Pd. Un processo quest’ultimo che potrebbe persino accentuarsi. Mentre con la Schlein è prevedibile un compattamento a sinistra di natura movimentista, come del resto ci dice la composizione della gran parte della sua lista uscita vincitrice dal congresso, è altrettanto da mettere nel conto la perdita di tutte quelle entità che nel centrosinistra hanno sempre coltivato il disegno di un lavorio da svolgere verso quelle componenti “centrali” della società civile che non hanno alcuna intenzione di finire né con i 5 Stelle né con le destre.

Segni di un ricompattamento di quest’area già ci sono. E lo testimonia anche il fiorire di iniziative sia a livello nazionale, sia in tante realtà regionali dove, peraltro, una funzione importante è svolta dal cosiddetto civismo nato spontaneamente, e proprio in alternativa ai partiti tradizionali organicamente disinteressati dai problemi del territorio. Questo è anche frutto del sistema elettorale che fa diventare gli eletti dei nominati e, spesso, in contesti del tutto avulsi dalla loro zona di provenienza.

In questo senso, è di forte significato il processo avviato da alcuni spezzoni e gruppi di popolari, il messaggio è stato lanciato ufficialmente con la Piattaforma popolare (CLICCA QUI), cui partecipa anche INSIEME, per giungere ad una verifica della possibilità di creare una più larga area che non aderisce tout court al Terzo Polo ma che, a determinate condizioni, può trovare anche con il Terzo Polo degli ambiti di collaborazione. Sempre portando una propria specificità ed autonomia e, soprattutto, se il Terzo Polo mostra l’intenzione di aprirsi alle istanze di più larghe parti della società civile e accrescendo il livello di attenzione alle istanze solidaristiche.

Qualunque processo aggregativo, comunque, non può, inseguendo in questo la Meloni e la Schlein, muoversi sulla base di una pulsione, se non ideologia, comunque definita quasi esclusivamente dall’indicazione di principi astratti di collocazione politico parlamentare. Come sta a dimostrare questa iniziale esperienza del Governo di destra, è inevitabile finire a cozzare con la dura realtà delle cose e veder riverberati nei provvedimenti concreti ben poco di quei principi di partenza.

E’ necessario cominciare a declinare il popolarismo partendo dagli interessi concreti ed effettuali della gente. E nella consapevolezza che sia la Meloni, sia la Schlein, e tutti gli italiani con loro, si troveranno tra poco a fare i conti con la questione del Debito pubblico. Dopo la sospensione del tema, a seguito prima dal Covid e poi dalla guerra in Ucraina, la Bce non acquisterà più i titoli dei singoli stati e tornerà forte la richiesta da parte dei cosiddetti paesi “frugali” del nord Europa di rispettare i parametri del 3% di sforamento del bilancio e del 60% del rapporto Pil/ debito.

Non sembra affatto che si sia fatto un gran tesoro della lezione data al Sistema della sanità nazionale dalla Covid. Anzi, la questione è completamente scomparsa dall’agenda politica. Come già più volte sottolineato, la Sanità, infatti, costituisce il più grande fallimento del sistema dei partiti e, purtroppo, pure di quel disegno del decentramento che ha finito per assegnare alle Regioni una responsabilità, e una capacità di spesa, cui hanno risposto solamente riproducendo, nel più piccolo, i vizi e le incapacità dello Stato. I partiti non parlano più di sanità, soprattutto non si pongono il problema delle strutture ospedaliere al collasso, della pletora dei centri di spesa, dei pronti soccorso letteralmente esplosi un po’ dappertutto, della clamorosa mancanza di personale e via di seguito. Tutti argomenti che dovrebbero portare a rivedere l’intero sistema sanitario e il ruolo svolto dalle Regioni.

Alcuni fatti di cronaca vengono gestiti solamente all’interno della spicciola polemica tra i partiti. Mentre andrebbero seguiti con più attenzione e con la capacità di trovare in essi i segni dei tanti malesseri che riguardano l’intero sistema Paese.

Pochi giorni fa è esplosa l’ennesima grana per il Governo Meloni dopo le dimissioni che Claudio Anastasio ha dovuto dare dalla società 3-I spa per la sua goffa parafrasi del discorso con cui Mussolini si assumeva la responsabilità del delitto Matteotti. Una evidente stupidaggine che lo ha portato a lasciare l’incarico nel giro di poche ore. Ma Anastasio spiega che dietro quella vicenda ci  sarebbe stata in realtà una “trappola” (CLICCA QUI) per “fermare 3-I”. Anastasio dice che è tutto finalizzato a far sì che “gli enti soci Inps, Inail e Istat”, continuino a “gestire le miliardarie gare d’appalto”. Egli così prosegue: “Dai primi giorni dello scorso dicembre, data in cui ho ricevuto l’incarico di presidente della 3-I, ho riscontrato un forte ostacolo  e l’immobilismo degli enti soci (Inps, Inail, Istat) verso il decollo della neo società che ricordo essere misura necessaria all’attuazione dei piani Pnrr”.

Parliamo di tutto quel mondo, un mondo per cui sono state previste ingenti risorse finanziarie, che dovrebbe aiutare enti importanti dalla cui “transizione digitale” dovrebbe dipendere migliori servizi e prestazioni offerte a cittadini ed imprese. Quegli stessi cittadini che stanno vivendo l’incredibile vicenda dei passaporti. A proposito del cui rilascio è ormai consolidata la prassi di rilasciarli in sette, otto mesi. Senza che si riesca a capire dove stanno i problemi che rendono l’Italia uno dei paesi più arretrati nella digitalizzazione del servizio offerto ai comuni mortali.

Ma è lungo l’elenco che si potrebbe fare di quello che oggi dovrebbe significare la concretizzazione di una presenza nuova politica che metta in primo piano davvero la Persona e le famiglie con le loro esigenze concrete e, soprattutto, dimostrando che esiste uno spirito di servizio che vuole occuparsi della vita delle persone intesa nel senso più ampio del termine.

Che altri inseguano gli scontri verbali tra la Meloni e la Schlein. La gente in carne ed ossa continuerà a seguirli per un po’. Poi chiederà il conto pure a loro. E anche i popolari devono cominciare a trovare una certa concretezza

Giancarlo Infante