Vaccinati con un sorriso – di Giuseppe Careri

Vaccinati con un sorriso – di Giuseppe Careri

Camilla, Danilo e Gaia, sono tre infermieri che insieme ad altre decine di medici e volontari del Centro di Vaccinazione Santa Maria della Pietà della Regione Lazio, accolgono ogni giorno centinaia e centinaia di persone per assistere tutti coloro che hanno necessità di vaccinarsi contro il microbo malefico del coronavirus. Si arriva al centro di vaccinazione attraverso un percorso obbligato che  accompagna gli ospiti al parcheggio situato a pochi metri dal centro di accoglienza.

Qui, un infermiere dal sorriso dolce ti accoglie nel centro di assistenza per indicarti le fasi successive. Un altro addetto, un volontario, ti accompagna poi in un locale adiacente all’accoglienza. Dopo pochi minuti, in un’ampia sala, una dottoressa ti invita a sedersi su un’ampia poltrona per la puntura vaccinale.

Al termine della vaccinazione, c’è l’attesa di 15 minuti in una sala adiacente dove un medico ti assiste e ti consegna un foglio con le caratteristiche dei dati del vaccino e poi, se non hai sintomi, puoi abbandonare la sala.

Ecco, dietro i grandi numeri, si scende poi nel particolare con decine di anziani che con disciplina aspettano il loro turno per vaccinarsi. Anziani, spesso accompagnati da un parente, un figlio, un amico, confortati poi anche dalla gentilezza e dalla disponibilità di tutto il personale sanitario.

Dietro il lavoro di tanti sanitari dislocati in centinaia di Hub, c’è poi la politica che si occupa del macro reperimento dei vaccini da parte Europea e, soprattutto, dei numerosi ritardi nella loro consegna, in modo particolare di AstraZeneca che ha creato non pochi problemi a tutta la comunità del nostro paese.

Continuare con le vaccinazioni fino a raggiungere quota 500 mila a partire da questo mese, ha sempre sostenuto Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, è la premessa necessaria per riaprire alle attività lavorative di tutta Italia.

Nel corso della Conferenza stampa di ieri pomeriggio, Mario Draghi ha confermato la curva dei contagi in miglioramento e  sulle prossime riaperture ha aggiunto:

“Sostanzialmente si anticipano al 26 di questo mese l’introduzione della zona gialla che introducono un cambiamento rispetto al passato nel senso che si dà precedenza alle attività all’aperto a pranzo e a cena e alle scuole”.

Tutte le scuole riapriranno in presenza nelle zone gialle e arancioni. Inoltre, con l’introduzione della zona gialla, sarà consentito a tutti lo spostamento tra le regioni, mentre per quelle con colori diversi sarà necessario un pass. Dal 26 aprile pranzo e cena solo all’aperto. Per metà maggio consentiti gli sport all’aperto. Sempre il 15 maggio è prevista l’apertura di piscine all’aperto e stabilimenti balneari; riaprono teatri, musei ed eventi culturali all’aperto.

Le riaperture scaglionate servono eventualmente a fare marcia indietro nel caso i contagi, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi dovessero di nuovo aumentare.

Nelle misure adottate Il Presidente del Consiglio ha precisato: il governo ha preso un rischio ragionato, fondato sui dati, che sono in miglioramento, non drammatico, ma in miglioramento. Questo rischio incontra le aspettative dei cittadini e si fonda su una premessa: che quei provvedimenti che governano il comportamento nelle attività riaperte siano osservati scrupolosamente, quindi mascherine e distanziamenti”.

Questo è l’auspicio di tutti i cittadini, soprattutto di coloro che in questi lunghi mesi di pandemia hanno dovuto chiudere i loro locali, le loro imprese, la cassa integrazione e la perdita economica spesso non compensata dai ristori distribuiti, 32 miliardi nella prima tranche, poi 40 miliardi dell’ultimo spostamento di bilancio.

La riapertura dell’attività economica è, come ha detto Mario Draghi, “un rischio ragionato”, a patto che vengano rispettate dai cittadini le distanze fisiche, evitati gli assembramenti, per ridare una boccata d’ossigeno all’economia ormai al collasso e assicurare una ripartenza anche alla vita sociale.

Nell’ultimo bollettino diramato dall’Istituto Superiore di Sanità a fronte di 16 mila contagi si contano purtroppo 429 decessi. Il caso della Sardegna diventata rossa dopo aver assaporato la libertà di essere bianca, dovrebbe far capire ad ognuno di noi di fare uno sforzo collettivo nel rispettare le regole e non vanificare gli sforzi e i sacrifici anche di medici, infermieri e personale sanitario che attraverso un loro sorriso tendono a darci ancora fiducia nella ripartenza.

Giuseppe Careri