Il dramma della “spagnola” – di Giuseppe Careri

Il dramma della “spagnola” – di Giuseppe Careri

Tra il 1918 e il 1920 il mondo fu colpito dall’Influenza Spagnola, una pandemia che uccise milioni di persone, più di quanto ne decimò la Grande Guerra. La diffusione del virus ebbe un decorso estremamente rapido. Fu la Spagna, il paese non coinvolto nella grande guerra, a diffondere per prima la notizia della pandemia.

I primi sintomi della Spagnola si manifestavano con febbre alta, difficoltà respiratorie, dolori a tutto il corpo, spossatezza accompagnata dalla paura di non riuscire a sopravvivere. Dopo alcuni mesi dall’inizio della pandemia, il quadro clinico dei pazienti fa la sua comparsa anche in Francia, Belgio, Germania e Italia. I paesi belligeranti, invece, dopo la fine della guerra, evitarono di divulgare la notizia della Spagnola dopo l’enorme sforzo bellico e la morte di milioni di persone. Si voleva insomma evitare altro dolore alla popolazione già colpita duramente dal conflitto mondiale. Si arrivò perfino a proibire il suono delle campane a morto, per evitare che i loro continui e lugubri rintocchi indicassero l’entità di quel che si voleva nascondere.

La Spagnola causò la morte tra i 50 e 100 milioni di persone in tutto il mondo. In Italia ci furono oltre 600 mila decessi. Nel nostro paese i primi sintomi si verificarono in alcuni paesini calabresi. Una strana febbre influenzale fuori stagione, era il mese di luglio, e con sintomi di febbre e spossatezza, colpì gli abitanti di un paesino di Vibo Valentia che in poco tempo si tramutò in complicazioni polmonari che in tempi brevissimi portarono molte persone alla morte.

La pandemia spagnola uccise prevalentemente giovani, soprattutto coloro che tornavano dalla guerra malati, malnutriti, privi di igiene, con malattie gravi come  l’edema polmonare e da enormi emorragie. Si salvarono soprattutto gli anziani; il 90% delle vittime erano infatti sotto i 65 anni.

La pandemia ebbe diverse fasi che misero in ginocchio interi paesi. Durò dal febbraio del 1918 fino all’aprile del 1920, uccidendo un terzo della popolazione mondiale dell’epoca. Ebbe quattro “ricadute”: la seconda e terza ondata arrivarono alla primavera del 1918 e del 1919 causando migliaia e migliaia di morti.

La Spagnola, come è comunemente chiamata ai giorni nostri, è stata una delle più devastanti e letali pandemie della storia.

Per fronteggiare il più possibile i contagi, chiusero cinema e teatri, i negozi, le scuole, disinfettarono strade, i tram e gli autobus, vietati gli assembramenti.

I medici coinvolti nella cura dei malati colpiti dal virus,  smisero di visitarli nelle loro case, perché contagiati a loro volta dalla pandemia. Si era infine costretti a scavare fosse comuni dove venivano gettati i morti senza la protezione della bara.

Per fronteggiare la pandemia, ormai inarrestabile, i governi fecero ricorso anche ai comunicati diffusi dai quotidiani. Nel novembre del 1919 Vancoveur Daily Sun pubblica una pagina pubblicitaria per raccomandare ai cittadini il distanziamento e di usare le mascherine per coprirsi naso e bocca al fine di proteggersi dal contagio della Spagnola. Non mancarono poi i No Vax dell’epoca. Un quotidiano canadese, Calgary Herald, ironizzava con il Dipartimento della Sanità sull’uso delle mascherina da indossare all’uscita di casa.

La pandemia non risparmiò nessun essere umano. Tra i contagiati ci fu anche il famoso pittore norvegese Edvard Munch che trascorse diverse settimane in quarantena. Nel 1919 all’apice della diffusione del virus, Munch dipinse “Autoritratto con influenza Spagnola” dove  l’artista appare seduto in poltrona con una coperta variopinta sulla gambe.

Meno fortunato di Munch, fu il pittore austriaco Egon Schiele. Sua moglie Edith, incinta di sei mesi, si ammala della Spagnola. Il pittore impressionista l’assiste per giorni e giorni, fino alla morte della consorte. Tre giorni dopo muore anche Schiele. Durante la quarantena aveva dipinto un quadro, “La Famiglia”, in cui rappresentava lui, la moglie e la figlia che ancora doveva nascere. Un quadro inquietante che impressiona per i toni forti, i colori cupi, i tratti drammatici e il sapore di morte.

Giunti alla primavera del 1920 la Spagnola, quasi per un miracolo, cessa di mietere vittime. Secondo alcuni autorevoli storici, la Spagnola si spense per via quasi naturale, come accaduto in passato per tanti altri virus.

E’ questo l’auspicio che auguriamo anche per il Covid-19, di esaurirsi e lasciarci godere, la dove possibile, una vita migliore a partire dal nuovo anno 2021.

Giuseppe Careri