Arrestato Emilio Fede – di Giuseppe Careri

Arrestato Emilio Fede – di Giuseppe Careri

Era a cena con la moglie in un ristorante sul lungomare di Napoli per festeggiare il suo 89 esimo compleanno. Con molta discrezione i carabinieri si sono presentati al ristorante napoletano. Il Capitano, molto gentile, come ha dichiarato più tardi Fede, ha chiesto con discrezione al gestore del locale di avvertire il famoso giornalista per delle comunicazioni. Il Capitano gli ha quindi contestato l’evasione dai domiciliari di Milano per non aver aspettato l’autorizzazione del Magistrato di sorveglianza di potersi spostare dalla casa milanese a Napoli. E’ stato pertanto arrestato e accompagnato in un albergo di Napoli in attesa delle decisioni del Giudice. Da un’immagine scattata da un cellulare privato si nota Fede in piedi che si aiuta con fatica con un bastone per non cadere.

È stato terrorizzante”, ha dichiarato subito dopo Emilio Fede. “Mi sono venuti ad arrestare per evasione perché non ho atteso le disposizioni per i servizi sociali”.

Ora dovrà rimanere chiuso in albergo, senza poter aprire la finestra della stanza in attesa della decisione del Magistrato.

Emilio Fede era stato condannato a 4 anni e 7 mesi ai domiciliari per il processo Ruby bis. 4 anni li dovrà scontare ai servizi sociali.

La condanna era stata emessa dalla Cassazione nel processo che si era svolto nel 2018. L’accusa nei confronti di Emilio Fede era di induzione e favoreggiamento della prostituzione per le serate trascorse nella villa di Berlusconi ad Arcore. Nello stesso processo fu poi condannata Nicole Minetti a 2 anni e 10 mesi.

Emilio Fede, giornalista storico del Tg1, entrò in Rai dopo un concorso per telecronisti del 1961. Fece una rapida carriere e divenne uno dei migliori inviati in giro per il mondo. Famosi i suoi servizi per il settimanale TV7, rubrica storica della televisione pubblica degli anni 60/70. Vi lavoravano giornalisti poi diventati famosi come Sergio Zavoli, Brando Giordani, Arrigo Levi, Gianni Bisiach, Carlo Mazzarella, Ennio Mastrostefano. Era l’epoca di Ettore Bernabei, il potente Direttore Generale della Rai e amico personale di Amintore Fanfani.

A Tv7 era consentito di fare un’informazione libera; per l’informazione condizionata dalla politica, in particolare dalla DC e dal Psi, ci pensavano i telegiornali.

Fede, inviato speciale, girò numerosi servizi nel continente africano. Carlo Mazzarella trovò per Emilio Fede nomi a dir poco maliziosi. Lo chiamò lo “Sciupone l’Africano e “l’Ammogliato Speciale” per aver sposato Diana De Feo, figlia del Vice Presidente della Rai Italo De Feo, all’epoca potentissimo. Diana De Feo fu poi candidata per il Popolo delle Libertà a Senatrice da Silvio Berlusconi.

Per la sua bravura professionale, ma soprattutto per le sue amicizie politiche, nel 1981 Emilio Fede divenne direttore del Tg1 fino al settembre 1982. Sotto la sua direzione la Rai trasmise il dramma di Alfredino caduto nel pozzo di Vermicino. Poi, con l’amicizia orami consolidata con Berlusconi, divenne Direttore del TG4 e conduttore della stessa testata. Conduzione e Direzione di un telegiornale definito da gran parte degli addetti ai lavori un notiziario particolarmente fazioso. Ma l’amicizia e il rapporto con Berlusconi si guastò a causa di un prestito fatto dall’uomo di Arcore che coinvolse i suoi “amici” Emilio Fede e Lele Mora. Seguì il coinvolgimento di Fede nella storia delle olgettine e nelle accuse dei Giudici a Fede di induzione alla prostituzione che decisero la carriera del giornalista. I rapporti tra Berlusconi e Fede finirono anche da un punto di vista umano e professionale.

Emilio Fede una firma storica, un bravo giornalista, ma perlomeno incauto in vari passaggi della sua vita e dei rapporti interpersonali con il mondo che lo circondava.

Fece parte di un giro politico importante dall’inizio della sua carriera. Ma il successo, il denaro, le feste ad Arcore, le olgettine e l’età che avanzava non gli fecero capire che era giunto ormai al viale del tramonto.

Il mondo cambiava a ritmi insostenibili; alcuni, tra cui Fede, non  capirono in tempo che l’età non perdona nessuno; occorre quindi rassegnarsi, magari in silenzio, senza proclami e soprattutto senza “intrighi” di denaro che spesso fanno perdere la visione di una vita normale. Dopo tanti successi, bisogna essere capaci di rimanere nell’ombra; altrimenti diventa solo una storia patetica anche per chi lo ha ammirato in tanti anni di notorietà e di successi.

Giuseppe Careri