Centinaia di migliaia di persone senza ripari dopo il terremoto. Caos completo in Nepal
Ora, dopo la paura, è il momento della rabbia e del caos. Centinaia di migliaia di persone sono senza alcun riparo in gran parte del Nepal mentre devono passare la seconda notte di terrore dopo il terribile terremoto di 48 ore fa. Manca il pane. Manca l’acqua e soprattutto gli sfollati della capitale Khatmandu sono in agitazione contro il governo che non è in grado di organizzare soccorsi adeguati.
Gli ospedali hanno terminato le scorte di medicinali mentre continuano ad arrivare feriti in ogni condizione. I morti raccolti sono diventati più di 2500 ed esiste la consapevolezza che la cifra, già terribile di per sé, è destinata a salire.
E’ anche ragionevole attendersi che molti abitanti delle montagne si dirigeranno verso la capitale e o le altre città principali della piana di Kathmandu, cioè Baktapur e Patan, alla ricerca di quell’aiuto e quel sostentamento che non sono certamente più in grado di trovare sui contrafforti, già di per sé desolati dei versanti himalayani.
Le agenzie internazionali umanitarie hanno già avvertito che potrebbero essere sei milioni le persone interessate dalle conseguenze del terremoto in tutto il Nepal. I soccorsi vanno avanti nonostante ci si trovi dinanzi ad un continuo di scosse che si susseguono mediamente con magnitudo superiore a 4,5. La più violenta ha toccato i 6,7 gradi Richter.
Intanto, sono state fugate le preoccupazioni per due fratelli fiorentini Daniel e Elia Lituani, che si trovavano nel Nepal da due settimane in vacanza, e che hanno informato la famiglia di essere sani e salvi. Non si hanno, invece, notizie di quattro speleologi del Soccorso alpino italiano che da alcuni giorni si trovavano ad offrire assistenza nel villaggio di Langtang, travolto da un’enorme valanga, che purtroppo non danno notizie da quando si è verificato il terremoto.
Le ulteriori scosse possono essere pericolose per i soccorritori la possibilità che si aggravino le condizioni degli edifici già fortemente lesionati dalla prima scossa di magnitudo 7,9 che ha cambiato il volto di Kathmandu, la capitale del paese himalayano.
Sulla base dei danni e delle vittime provocate da precedenti scosse telluriche di questa intensità, i sismologi non escludono che i morti provocati dal terremoto odierno in Nepal potrebbero superare la decina di migliaia, come accaduto nel corso dell’ultimo sisma che raggiunse i 7, 9 gradi di magnitudo.
Che il bilancio sia destinato ad aumentare, purtroppo, viene confermato dalle notizie che giungono da Pokkara, la città nepalese più vicina all’epicentro, dove sono segnalate centinaia, se non migliaia di persone intrappolate sotto le macerie delle loro abitazioni.
L’esperienza di sismologi e di esperti degli interventi di recupero dice che non sarà possibile avere un bilancio definitivo prima di svariati giorni, se non settimane, prima che le autorità siano in grado di ottenere le informazioni sui tantissimi villaggi e monasteri di montagna sparsi sulle impervie pendici dell’Himalaya, oltre che le casupole di contadini disperse in territori non facilmente raggiungibili.
Immane anche il danno al patrimonio storico, culturale ed architettonico della valle di Kahtmandu, città che, con Patan e Baktapur, raccoglie milleni di patrimonio nepalese. I primi danni accertati sono quelli del crollo della Torre Dharahara che era stata definita patrimonio mondiale dall’Unesco. I cui 62 piani sono crollati completamente con le 200 percone che si trovavano all’interno. per ora ne sono state estratte 180, tutte morte.
Su Youtube stanno circolando più di un video che mostrano le drammatiche sequenze dei momenti immediatamente successivi al terremoto.