Cosa resta del vertice Nato
Il segretario alla Difesa britannico Ben Wallace, uno dei più convinti sostenitori della battaglia ucraina contro la Russia ha esortato Kiev a mostrare più “gratitudine” per i milioni di dollari inviati dagli occidentali in sistemi d’arma. Wallace è stato molto esplicito, ma questo non ha meravigliato chi lo conosce bene: “non siamo Amazon”. Riferendosi, ovviamente, alle recriminazioni del Presidente ucraino Zelensky sui ritardi con cui gli vengono assicurati i rifornimenti militari. Una delle tante sfumature del vertice nato di Vilnius che ha segnato alcune novità di cui alcune controverse e inattese.
E’ stato preceduto dalla decisione statunitense di dotare gli ucraini delle famose e terribili “bombe a grappolo. Suscitando così la ferma presa di distanza da parte degli alleati europei sottoscrittori del Trattato che le bandisce, e i commenti perplessi di taluni esperti militari che le considerano del tutto inutili nel contesto del conflitto ucraino, ma solo capaci di diffondere ordigni di morte destinati a colpire soprattutto gli ignari civili che vi si imbatteranno nei tempi a venire. Poi, è giunta la dichiarazione di Joe Biden che reputata del tutto inattuale l’idea dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato, oggi, e la rinvia a chissà quando, pur ribadendone la possibilità. Quindi, il vero colpo di teatro di Erdogan che ha rivisto completamente la propria contrarietà all’ingresso della Svezia nell’Alleanza atlantica. A conclusione dei lavori del vertice, il Presidente turco ha comunque precisato che non se ne parlerà fino al prossimo ottobre.
Infine, sono giunte le rimostranze di Zelensky che ha lamentato la pressoché unanime decisione dei paesi della Nato di concordare con Biden sul fatto che non c’è alcuna intenzione di accettare l’Ucraina fino a quando ci sarà la guerra in corso. E queste rimostranze hanno provocato la reazione di Ben Wallace. Il quale, in sostanza, si è fatto interprete anche delle difficoltà di taluni paesi dell’Alleanza, tra cui l’Italia, nel sostituire le scorte dell’armamento inviato negli ultimi mesi all’Ucraina.
Il vertice di Vilnius ha fatto registrare, salvo poche parole di circostanza, il sostanziale silenzio dell’Italia. Anche in materia d’ingresso della Turchia nell’Unione europea che Erdogan aveva inizialmente posto come condizione per la rimozione da parte sua del veto all’ingresso della Svezia nella Nato. Una richiesta alquanto imbarazzante per Roma, come per altre cancellerie europee.