Berlusconi (ma non solo) e la fine degli alibi dei cattolici in politica – di Giancarlo Infante
Bene ha fatto sull’Avvenire (CLICCA QUI) Marco Iasevoli ha parlare della fine degli alibi per i cattolici dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi. Cioè di coloro che “hanno rinunciato (almeno in parte) a produrre pensiero ed alimentare la vita democratica del Paese” delegando al leader di Forza Italia il compito di rappresentare altre culture politiche. “Dietro il Cav si sono rifugiati i liberali, i riformisti, i ‘moderati’”, scrive Iasevoli. A sinistra non è accaduto molto di diverso, in maniera speculare e simmetrica.
Un gioco tutto caratterizzato da quelle che sono considerate “realistiche” valutazioni sul quale campo riesce a far essere presenti sul piano elettorale. Quell’opportunismo, insomma, che Papa Francesco ha condannato nei giorni scorsi con la lettera inviata ai popolari europei riuniti a Roma (CLICCA QUI).
Iasevoli giustamente dice che adesso che “Berlusconi non è più sulla scena, il cattolicesimo politico può guardarsi allo specchio con qualche alibi in meno. Debole e per lo più strumentalizzato nel destra- centro meloniano, affaticato e attendista nel sinistra-centro che immagina il nuovo corso del Pd. E con l’unità che non è nemmeno un’ipotesi, data la spietatezza dei numeri elettorali. Sarebbe tuttavia un errore non provare a inserire anche il cattolicesimo politico dentro il dibattito sulle (presunte) conseguenze elettorali che potrebbero verificarsi con l’addio di Berlusconi”.
Se vogliamo dirla tutta, e in piena sintonia con il discorso di Francesco ai popolari, c’è un ulteriore motivo che viene con l’elezione di Elly Schlein alla guida del Partito democratico e l’accentuazione di tutti quegli aspetti radicaleggianti che non sono stati, e non sono ancora, adeguatamente considerati, o sottovalutati, dai cattolici di sinistra. Con il risultato di contribuire a far crescere il numero di coloro, che anche tra i cattolici, si rifugiano nell’astensionismo: valutano insostenibile la destra che c’è, ma che al tempo stesso reputano inagibile questo Pd.
Giancarlo Infante