Più di 100 paesi intervengono per salvare i mari

Più di 100 paesi intervengono per salvare i mari

Rappresentanti di oltre cento paesi si sono impegnati in misure volte a preservare l’oceano dalle conseguenze e i danni provocati dalle attività degli esseri umani. L’occasione è stata quella offerta dal Vertice One Ocean ospitato in Francia a Brest, dal Presidente Emmanuel Macron. Tra gli impegni più importanti assunti ci sono quelli per il afforzamento della lotta alla pesca illegale, per la riduzione dell’inquinamento da plastica e per una migliore protezione delle acque internazionali.

L’inviato statunitense per il clima, John Kerry, ha affermato che è “l’oceano che rende possibile la vita sulla Terra, produce più della metà dell’ossigeno che respiriamo – e anche quello è a rischio. L’oceano e il clima sono indissolubilmente legati. Sono la stessa cosa”.

I 27 stati dell’Unione europea e altri 16 del resto del mondo hanno deciso di raggiungere un accordo globale entro la fine dell’anno per regolamentare l’uso sostenibile delle acque d’alto mare, cioè quelle che si trovano al di fuori della giurisdizione di qualsiasi paese – e preservarne la loro biodiversità. La speranza è che un quarto e ultimo ciclo di negoziati delle Nazioni Unite raggiunga un accordo a New York a marzo. Altre 30 nazioni hanno aderito anche alla cosiddetta “Coalizione 30×30”, lanciata nel gennaio 2021 che mira a proteggere il 30% della Terra e dei mari del mondo entro il 2030.

La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) si è unita alla Banca europea per gli investimenti (BEI) e alle banche di sviluppo francese, tedesca, italiana e spagnola per sviluppare una “iniziativa per gli oceani puliti” al fine di ridurre i nove milioni di tonnellate di plastica che finiscono negli oceani ogni anno, impegnando quattro miliardi di euro entro il 2025.

Nel tentativo di frenare ulteriormente la pesca illegale, che rappresenta quasi un quinto di quella mondiale totale, altri paesi si sono impegnati a ratificare l’accordo di Città del Capo dell’Organizzazione marittima internazionale che stabilisce standard di sicurezza che devono essere seguiti dai pescherecci in tutto il mondo.

Nel frattempo, i paesi mediterranei insieme all’UE hanno dichiarato di puntare a trasformare il Mediterraneo in un paese a basso livello di emissioni di zolfo entro il 2025, 22 armatori europei si sono impegnati a raggiungere nuovi obiettivi per ridurre il rumore subacqueo, le emissioni, i residui e gli scarichi di petrolio, e 18 porti in tutto il mondo si sono impegnati a ridurre i livelli d’inquinamento da loro causati.

CV