La violenza sulle donne – di Giuseppe Careri

La violenza sulle donne – di Giuseppe Careri

Alessandra, Chiara, Sabrina, Carmela, Laila, Giuseppina e altre 77 donne sono le ultime vittime di femminicidio avvenute in Italia a partire dal primo gennaio 2021. Nel 2020 le vittime femminili furono 91, nel 2019 furono 111, mentre nel 2018 gli omicidi delle donne furono 134; oltre la metà dei femminicidi sono commessi da compagni di una vita, da mariti, fidanzati, spasimanti occasionali.

L’ultimo in ordine di tempo è avvenuto due giorni fa a Montecchio Maggiore, nel vicentino. Una donna di soli 21 anni, madre di una bambina di due, è stata uccisa nella sua casa da un uomo che le ha sparato un colpo di pistola al volto. Una vicina di casa ha udito delle grida provenienti dall’appartamento e ha poi visto l’uomo fuggire con calma su un auto scura. Il marito, avvertito dai vicini, ha trovato la moglie morta distesa nella camera da letto.

La caccia dell’assassino, una guardia giurata di 38 anni, si è conclusa nella serata di ieri quando polizia e carabinieri lo hanno trovato in un parcheggio del vicentino. Si era appena suicidato con un colpo di pistola alla testa.

Solo una settimana fa, una donna straniera, Rita Amazè di 31 anni, è stata uccisa dal marito nel parcheggio dell’azienda dove lavorava la poveretta, a Noventa Vicentina. L’uomo, un pregiudicato, le ha sparato quattro colpi di pistola. E’ stato arrestato il giorno dopo mentre tentava di rientrare nella sua abitazione piantonata dalle forze dell’ordine.

Uno dei motivi principali di queste tragedie familiari sono gli abbandoni decisi da donne sposate e non dal loro marito, compagno o convivente, spesso collerico, violento e privo di autocontrollo quando viene lasciato dalla sua amata. A nulla valgono, spesso, le denunce delle donne alle forze dell’ordine per i maltrattamenti subiti e le violenze ricevute dal loro compagno. A questo si aggiunga, che molte delle donne minacciate o picchiate per anni dal loro marito, spesso non denunciano la violenza, anche perché le restrizioni all’uomo violento di non avvicinarsi alla loro abitazione o ricevere una diffida dalle forze dell’ordine rimane di solito lettera morta.

“Buongiorno a tutti. Fuori piove, e chi se ne frega, io ho il sole dentro, le persone che amo sono accanto a me, può anche arrivare il diluvio, io mi sento al sicuro”.

E’ il post scritto su Facebook dalla signora Patrizia Formica di 47 anni di Catania. La donna è stata poi assassinata dal marito con quattro coltellate inferte durante il sonno dopo un raptus di follia, come ha dichiarato l’uomo dopo essersi costituito ai carabinieri. In realtà questi femminicidi non sono raptus di follia, ma un forte desiderio di possesso, di dominio totale sulla donna, di tutte coloro che si ribellano o di donne costrette per anni a subire violenze in silenzio.

E’ un problema di cultura, di rispetto della donna, di leggi che le salvaguardi, di educazione impartita dalla famiglia sin da piccoli, da quando si inizia la scuola, dove la crescita dovrebbe accompagnare maschi e femmine in modo più omogeneo.

Negli anni 50 in Italia, soprattutto al Sud, le donne erano costrette a stare in casa, a fare figli, tanti figli, che servivano poi all’agricoltura e, negli anni del miracolo economico, alle fabbriche del nord. Era la prassi consolidata da un sistema patriarcale duro a morire. Sono trascorsi tanti anni da quel lontano 1950, alcuni traguardi sono stati raggiunti, ma la parità dei sessi è ancora la da venire. Lo si vede nel campo del lavoro dove le cariche importanti posti apicali sono spesso a beneficio degli uomini, così pure la parte economica.

Linda Laura Sabbadini, Direttore Centrale Istat, in un articolo pubblicato su Repubblica  ci ha ricordato una delle tappe delle lotte femminili. Scrive: “Lo sapete che fino al 1981 esisteva il delitto d’onore? Cioè un uomo che uccideva la moglie, o sua figlia, o sua sorella per una relazione illegittima veniva condannato da due al massimo di 7 anni”. E solo nel 1996, 25 anni fa, “la violenza sessuale è diventata un delitto contro la persona. Prima era solo un delitto contro la morale”.

Purtroppo molti uomini non sono preparati a restare da soli, senza la persona che per anni è stata una compagna, spesso il suo ideale, il suo sogno che si era finalmente avverato. Si è soli se non si avverte la presenza, sia pure virtuale, dell’altro, di colei che fa parte ormai della tua vita, dei tuoi desideri, dei tuoi sogni.

E nel momento della ribellione della donna, della sua decisione di farla finita, di scappare da una vita di violenza, di sopraffazione, di umiliazioni, l’uomo reagisce con l’unica arma che crede di possedere, la forza, la violenza, il femminicidio.

Occorre sperare, dunque, nei giovani, nelle nuove generazioni, nell’istruzione, nel movimento femminista contro la violenza sulle donne Me Too nato nel 2017. Scriveva Nelson Mandela: “L’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo”.

Ecco, per “guarire” gli uomini dal raptus di follia, si può ripartire da qui.

Giuseppe Careri