Banksy, mito della Street art – di Giuseppe Careri

Banksy, mito della Street art – di Giuseppe Careri

Maggio 2020, prima ondata di pandemia in Gran Bretagna. Un’opera di Banksy appare alla parete del pronto soccorso Southampton Hospital. E’ raffigurato un bambino con una tuta che tiene nella mano una piccola bambina infermiera. Accanto una scritta: grazie per tutto quello che state facendo. Spero che questo renda un po’ più luminoso il posto anche se solo in bianco e nero”.

Un anno dopo, nel marzo del 2021 l’opera di Banksy viene venduta da Cristie’s per 16 milioni di sterline, oltre 18 milioni di euro. Tutto il ricavato della vendita è devoluto a sostegno degli infermieri, medici e pazienti dell’University Southampton Hospital. Il murales che raffigura il bambino e la piccola infermiera è uno delle 90 opere presentate a Roma dove è stata inaugurata la mostra di Banksy all’interno dell’architettura cinquecentesca del Chiostro del Bramante.

La Mostra rimarrà aperta fino al 9 gennaio 2022. In un percorso espositivo rigoroso le opere di Banksy raccontano il mondo della guerra, della violenza, della protesta e della denuncia.

L’uomo della street art, si dice sia nato nella metà degli anni ‘70, a Bristol, una città portuale dell’Inghilterra. Un’artista da sempre contro il sistema, le prevaricazioni, i soprusi sui più deboli, e contro l’arte ufficiale.

Una delle immagini più famose dell’artista della strada mostra un manifestante durante una sommossa armato di un mazzo di fiore che sta per lanciare al posto di un arma. E’ una delle lotte contro la sopraffazione e contro la guerra condotta con metodi pacifici e riconoscibili dalle sue opere.

Molti sono i graffiti che mostrano i poliziotti inglesi armati di mitra agli angoli degli edifici più noti di Londra. Banksy mette in discussione le figure autoritarie dei poliziotti armati che intimano al silenzio la popolazione.

Nel 2012 Banksy dipinge un bellissimo murales raffigurante un bambino che lavora con una macchina da cucire per fabbricare delle bandiere della Union Jack per denunciare il lavoro minorile. Ma la denuncia di Banksy si sposta anche sui bambini in guerra. Infatti diversi murales mostrano i bambini nelle varie fasi della guerra, cresciuti e circondati da armi letali.

Il tema dell’infanzia è una costante dell’arte di Banksy. In un famoso murales mostra due bambine che corrono con indosso dei giubbetti anti proiettili. Vuol suggerire che i bambini sono soffocati dalle norme di sicurezza oppure, al contrario, hanno bisogno di maggiore sicurezza.

L’iconografia dei bambini è usata da Banksy anche per porre l’attenzione sulle difficili vite dei rifugiati. Nel 2016 denuncia l’uso dei gas lacrimogeni contro i rifugiati nel campo The Jungle a Calais. Sul pavimento una lattina diffonde una nuvola di gas lacrimogeno. Tutti i suoi murales hanno un carattere politico. All’epoca della Brexit disegna a Dover un murales alto tre metri che raffigura un operaio su una scala mentre rimuove con uno scalpello una delle stelle della Bandiera Europea

Ma Banksy colpisce l’opinione pubblica anche attraverso l’ironia che contiene comunque una denuncia della società. Famosa e impressionante la litografia della Camera dei Comuni a Londra, dove i Deputati sono stati sostituiti da un branco di scimmie. E’ il 2009. Il dipinto è stato venduto in soli 13 minuti dalla casa d’asta Sotheby per 11 milioni di euro.

Sempre in gran Bretagna Banksy disegna in modo irriguardoso un francobollo raffigurante la Regina Elisabetta con il volto di una scimmia e con la maschera antigas per protestare contro la guerra in Irak voluta da Blair e Bush.

Ma l’opera di Branksy riguarda anche il tema dei diritti civili e del razzismo. Nel 2004 disegna due poliziotti a grandezza naturale che si baciano; sono stati dipinti in un momento in cui i diritti degli omosessuali non erano consolidati come oggi. La posizione dell’opera era perfetta: accanto alla stazione di polizia di Soho, il distretto gay di Londra. Banksy non risparmia nemmeno il nostro paese. Nel suo primo murales realizzato in Italia rappresenta la Madonna in estasi con un arma sopra di se come se fosse un apparizione per sottolineare le contraddizioni sociali di una città dove convivono un sentimento religioso e una diffusa criminalità.

Nel 2005 Banksy fece delle incursioni nei più prestigiosi musei. Al British museum, a Londra, ha collocato clandestinamente una pietra dipinta con una figura preistorica che spinge un carrello della spesa. E’ il tema del consumismo. Nel 2011 su un alto edificio adibito a uffici appare un murales che rappresenta una donna a grandezza naturale che cade a terra mentre stringe il suo carrello della spesa piena di merci.

Banksy ha usato i topi per diffondere i suoi messaggi di protesta. Come gli Street Artist, i topi si muovono e agiscono di notte lasciando tracce visibili del loro passaggio. Sono l’autoritratto dei writers e della loro irrefrenabile opera rivoluzionaria. L’artista inglese ha trovato il modo di farlo, camuffandosi e non svelando a nessuno la propria identità.

Aver visto gran parte delle opere di Banksy illumina ancora di più la lotta di un artista che vive la sua arte per migliorare la vita dei più deboli e degli emarginati. La scelta di rimanere nell’anonimato nasce da un insieme di esigenze, non ultima la necessità di sfuggire alla polizia a causa di incursioni e di graffiti ritenuti in gran parte illegali.

Giuseppe Careri