Riapre la scuola tra dubbi e paure – di Giuseppe Careri

Riapre la scuola tra dubbi e paure – di Giuseppe Careri

Dopo mesi di didattica a distanza, il 7 gennaio 2021 la scuola riaprirà di nuovo i battenti. La decisione definitiva è stata annunciata durante la conferenza stampa di fine anno dal Presidente del Consiglio Conte che in quella occasione dichiarò: “Ritorno in classe almeno al 50% con flessibilità oraria e sicurezza per studenti e insegnanti”.

A tale scopo, ha aggiunto Giuseppe Conte, sono state allertate le prefetture per coordinare l’apertura delle classi con il trasporto pubblico onde evitare assembramenti e nuovi contagi. Lezioni che saranno organizzate in entrata e uscita con modalità differenziate e con orari della durata di 45 minuti. L’apertura delle scuole in presenza è prevista, nella prima fase, fino al 18 gennaio, poi si vedrà.

Ma il rientro a scuola previsto per giovedì prossimo, come ha ribadito ieri in una riunione con i capi delegazione di Governo Giuseppe Conte, ha creato non pochi  dubbi e allarmi tra le Regioni e il Governo centrale. Non a caso Stefano Bonaccini, Presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza Stato Regioni, ha richiesto un incontro urgente al Governo per chiarire eventuali perplessità e dubbi delle Regioni Veneto, Campania e Puglia.

La perplessità sulla riapertura delle scuole non riguarda però solo le tre regioni, ma anche Sindacati, Ordine dei Medici, Virologi, Presidi, studenti e insegnanti. Le perplessità nascono naturalmente dalla pandemia che non accenna ancora a diminuire e rappresenta un pericolo di contagio maggiore con l’inizio in presenza delle lezioni. Molti invocano misure più restrittive per salvaguardare tutti i cittadini in concomitanza con l’inizio della scuola. “Il lockdown natalizio andrebbe prolungato almeno fino a metà gennaio e non ci sono le condizioni per riaprire le scuole tra 4 giorni”, dichiara Andrea Ricciardi, consulente del Ministero della Salute per il coronavirus.

Secondo altri scienziati la riapertura della scuola è troppo rischiosa se non accompagnata da una zona rossa generalizzata in tutto il paese. In una dichiarazione rilasciata all’agenzia Adnkrons, il Presidente dell’Ordine dei Medici Filippo Anelli afferma: ”Se davvero tutti stanno a casa, riducendo così la pressione sui trasporti, e se i ragazzi non possono aggregarsi fuori, i sistemi di tutela messi a punto all’interno delle scuole possono funzionare.

In molti sostengono che la decisione di riaprire le scuole in questo momento di crisi pandemica sia frutto soprattutto di una scelta politica che forse non ha tenuto conto delle reazioni del mondo della scuola, di quello scientifico e  di quello sindacale.

La scelta della riapertura della scuola è stata sostenuta con grande determinazione dalla Ministra della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina che l’ha difesa dai pareri contrari espressi anche da politici di governo. “Non possiamo arrenderci e non lo faremo!”, ha affermato in tono perentorio rispondendo agli interlocutori contrari alla riapertura. Anche l’Assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato dice: Pensare di ripartire alle superiori quando registriamo in Italia più di 20mila casi al giorno, non ha senso”.

Molti sostengono la necessità di aspettare i report di contagi relativi alle vacanze natalizie per decidere poi se rientrare a scuola magari a metà gennaio. Purtroppo la decisione incide su Presidi, corpo insegnante e studenti. A Roma, al Liceo Tasso, molti studenti e professori hanno deciso di non rientrare in classe il 7 gennaio con il rischio poi di richiudere la scuola solo dopo una settimana. Vogliono garanzie soprattutto per la loro sicurezza. Infatti nella decisione della ripartenza non si è forse considerato l’elemento chiave del problema. Stare in classe al 50%  per 4 o 5 ore a contatto di 25-28 alunni, magari in aule piccole, che in quel caso favoriscono, malgrado le mascherine, il contagio di studenti e Professore.

E non si tiene nemmeno conto che in caso di nuovi contagi a scuola, il virus entrerebbe, attraverso i ragazzi, nelle case di genitori, nonni e parenti. Se non altro si poteva valutare meglio le ragioni di un inizio che ci sembra affrettato. Il vice Primo Ministro della Sanità Pierpaolo Sileri è favorevole a riaprire subito ma: “Se ci saranno focolai ben definiti e contagi fuori controllo sarà necessario fare passi indietro”. Aspettare una settimana e iniziarle lezioni direttamente il 18 gennaio non avrebbe tolto di più agli studenti di quanto hanno perso finora. Per il momento non possiamo altro che sperare in meglio, soprattutto per studenti e Professori impegnati in un momento così difficile per loro e per il nostro paese.

Giuseppe Careri