L’Eurogruppo e il sostegno dell’economia dei paesi Ue – di Antonio Mascolo

L’Eurogruppo e il sostegno dell’economia dei paesi Ue – di Antonio Mascolo

Se in tempi di normalità economica ci possono essere interventi straordinari come il Q E (Quantitative Easing), in tempi di emergenza, quale quello della pandemia da COVID-19 in atto, gli interventi straordinari sono oltremodo necessari e possono assumere la forma di adozione di uno strumento finanziario di condivisione delle spese e degli investimenti che si può ravvisare nella emissione degli EUROBOND.

In tempi normali per sua natura il prestito che sia contratto da un privato, va a coprire una necessità finanziaria dovuta a mancanza di liquidità che presuppone la possibilità di completare un atto produttivo teso ad ottenere beni economici e/o servizi che con lo scambio e conseguenti ricavi riporterà nelle casse aziendali quella provvista fondi tali da coprire le uscite finanziarie conseguenti ai costi di impresa e ad avere quella liquidità necessaria per effettuare, con i pagamenti delle rate, l’estinzione del debito contratto. Il prestito pertanto va a finanziare quegli investimenti che fanno parte del ciclo economico – tecnico e del ciclo finanziario e porta con sé alla fine un accrescimento di ricchezza.

Stessa situazione si può traslare nel settore pubblico quando lo Stato diventa imprenditore con la differenza che l’accrescimento di ricchezza sotto forma di reddito positivo (margine economico positivo) non viene gestito a livello privatistico ma devoluto alla collettività sotto forma di servizi generali del tipo Sanità, Trasporti, Turismo, Scuola – Università e Ricerca mantenimento di Musei e opere d’arte, Agricoltura, Servizi pubblici essenziali ecc..

Questo in una situazione di normalità economica con uno Stato più o meno indebitato.

Purtroppo ci troviamo in momento non normale dell’economia ma in un momento di forte shock economico da pandemia e pertanto le conseguenze positive di un prestito contratto dallo Stato non trovano attuazione in momenti straordinari, per cui verrebbero create solo uscite finanziarie senza essere produttive di beni economici e/o servizi.

Sono spese pertanto in gran parte vuote, in termini di valore economico indotto, e senza ritorno in termini di accrescimento di ricchezza e senza possibilità di indurre un vero rientro finanziario perché servono solo a tamponare deficit derivanti da gravi momenti di difficoltà. Per rimettere in moto l’economia serve pertanto un massiccio intervento di liquidità che permetterà allo Stato e all’Europa di destinare parte delle risorse, intese a creare, con la produzione di beni economici e servizi, le basi per la successiva ripresa economica.

Questo surplus di liquidità non potrà venire dal settore privato sotto forma di prestito ma dal settore pubblico attraverso sussidi a fondo perduto alla popolazione e alle imprese, a cui si aggiunge il rinvio di un congruo termine del pagamento delle imposte a tasse.

L’Italia fa parte integrante dell’Europa, come paese fondatore, e pertanto l’operazione dell’immissione di massiccia liquidità non potrà avvenire per opera  della nostra Banca Centrale (Banca d’Italia) ma della BCE e degli strumenti finanziari esistenti e creati dall’assistenza finanziaria nell’Eurozona.

La liquidità da immettere nel sistema economico-produttivo dell’eurozona dovrà essere deliberata dal Consiglio di Europa e gestita dalla Commissione europea e dall’Eurogruppo. Si dovranno pertanto prendere delle misure in cui la liquidità da immettere deve trovare sbocco attraverso le seguenti tre vie: 1) sussidi a livello comunitario; 2) prestiti con scadenze molto lunghe; 3) tassi di interessi bassi. Stessa cosa è stata detta, in una intervista al Financial Times, dal prof Mario Draghi che, in vista della profonda recessione prevista dalla pandemia da Covid-19, ha proposto di: 1) incrementare di molto il debito pubblico perché vengano attuate massicce immissioni di liquidità; 2) dare sussidi a fondo perduto alla popolazione e alle imprese; 3) rinviare il  pagamento delle tasse.

Con queste misure non si potrà più guardare al rapporto DEBITO/PIL che, in fase di recessione quale è quella attualmente esistente e tendente al peggioramento, non può che essere crescente. Bisognerà quindi prendere in considerazione “il livello di crescita e i tassi di interessi in vigore” (Federico Tubini – intervista alla Presidente della BCE – C. Lagarde), convogliando gli aiuti (a fondo perduto) verso i paesi più deboli e bisognosi fino a raggiungere “la solidarietà finanziaria in Europa” (Federico Tubini – intervista alla Presidente della BCE C. Lagarde).

L’Europa dovrà pertanto agire sul fronte dell’assistenza finanziaria attraverso i seguenti strumenti finanziari:

  • Q E (Quantitative Easing) gestiti dalla BCE e riguardano principalmente acquisti di titoli del debito pubblico contrassegnati con la sigla PSPP (Public Sector Purchase Program) e si riferiscono al Q E (Quantitative Easing) del settore pubblico e cioè “un programma di acquisti di titoli di debito non condizionato a specifiche esigenze di un Paese membro” (Marcello Minenna – La moneta incompiuta) dell’UE.;
  • MES (meccanismo europeo di stabilità) o ESM che fa parte degli interventi ordinari che prevedono “Fondi sovranazionali di assistenza finanziaria”;
  • SURE: strumento di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in una emergenza;
  • Interventi della BEI (Banca europea per gli investimenti);
  • “misure adottate grazie alla clausola di salvaguardia generale del quadro di bilancio dell’UE e al meccanismo di flessibilità; (Marina Castellaneta – Il Sole 24 ore),
  • Recovery Fund;
  • misure predisposte dagli Stati anche in deroga al sistema UE sul divieto di aiuti di Stato” (Marina Castellaneta – Il Sole 24 ore).

Per quanto riguarda le misure indicate faccio riferimento a due miei articoli già pubblicati su politica insieme, tuttavia ritengo opportune spendere ancora qualche parola sui due strumenti finanziari del MES e e del RECOVERY Fund.

Per quanto riguarda il MES confermo quanto già scritto e cioè che “l’ESM o MES  (European Stability Mechanism) va bene e funziona in periodi ordinari della vita economico-produttiva dei Paesi dell’UE, mentre in periodi straordinari ed eccezionali, come quello della pandemia da coronavirus in atto che stiamo vivendo attualmente, l’ESM non funziona perché si dimostra inadeguato e insufficiente per periodi di emergenza”. E pertanto in questo momento si ragiona sull’opportunità o meno di utilizzare da parte del nostro paese lo strumento del MES.

Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) “prevede una quota di contribuzione reale da parte dei Paesi partecipanti” (Marcello Minenna – La moneta incompiuta). Tale strumento, pienamente operativo dall’ottobre 2012, prevedeva nel momento della sua formazione una possibilità di accesso ai prestiti di 700,00 miliardi, formato per 80 miliardi da una “quota di contribuzione diretta” e per il resto “per il tramite di emissione diretta di obbligazioni ESM specifiche” (Marcello Minenna – La moneta incompiuta).

Tuttavia per permettere l’accesso ai prestiti tramite il MES, l’Eurogruppo nella riunione tenutasi in data 08/05/2020, ha trovato l’accordo sullo strumento del MES senza le condizioni originarie previste e solo per finanziare costi diretti ed indiretti  relativi alle spese sanitarie, circa la cura, la prevenzione e la sanità in generale. I Paesi  dell’Eurogruppo per coprire i costi delle spese sanitarie potranno accedere al prestito nella misura massima del 2% del PIL (prodotto interno lordo) e all’Italia spetteranno circa 36 o 37 miliardi del fondo previsto di 240 miliardi ed inoltre i tempi per il rientro del prestito ottenuto avranno lunga scadenza passando da 2 a 10 anni, con il tasso di interesse dello 0’1%.

“Le linee di credito saranno disponibili fino al 31/12/2022 e come confermato dal presidente Mario Centeno, i leader (dell’Eurogruppo) hanno stabilito l’operatività del fondo a partire dal prossimo 1° giugno”. (Annalisa Cangemi – Fanpage.it/economia del 08/05/2020)

A queste condizioni lo strumento del MES si rivela per l’ITALIA molto vantaggioso sia per costi finanziari sia per la tempistica di rientro dei prestiti ottenuti e i 36 o 37 miliardi disponibili saranno utili e necessari per coprire i notevoli costi socio-sanitari sostenuti a seguito della da coronavirus. L’Italia ha interesse ad utilizzare lo strumento del MES perché avrebbe la possibilità di stornare i fondi destinati all’assistenza sanitaria verso altre necessità e tali fondi potrebbero provenire dalla emissione di BTP in atto al tasso di interesse dell’1,4% che è ben più alto di quello che si andrebbe a pagare con l’adesione al prestito MES. E’ stato fatto un calcolo per cui ogni 10 miliardi raccolti con il prestito in BTP costano allo Stato 800,00 milioni in più e che potrebbero essere stornati a ridurre il debito pubblico o ad essere spesi in assistenza ed aiuti alla popolazione e alle imprese in grave difficoltà per la recessione già in atto.

Sulla approvazione del Recovery Fund c’è stato un accordo tra Il Presidente francese Macron e la Cancelliera tedesca A. Merkel che in video chiamata hanno concordato sulla creazione del Recovery Fund, come “disponibilità a mettere in comune un debito europeo di 500 miliardi di euro” (Stefano Montefiori – Il punto del Corriere della Sera – Prima ora).

Con l’accordo Macron – Merkel  “per la prima volta passa il principio di un trasferimento di risorse” e la Merkel a chi le domandava “chi paga?”  ha rsposto che “La Germania uscirà bene da questa crisi solo se l’Europa intera ne sarà uscita bene” (Stefano Montefiori – Corriere della Sera – prima ora).

Il provvedimento comunque non è ancora operativo perché l’accordo deve essere approvato dagli altri partner europei e bisognerà convincere: l’Olanda, l’Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia che rimangono sulla linea del prestito e non sulla sovvenzione a fondo perduto.

Il problema ora si gioca sul ruolo delle disponibilità finanziarie e cioè se sono prestiti oppure sovvenzioni a fondo perduto (loans-grants).

Sarebbe ora che per costruire una vera Europa, tutti i Paesi dell’Eurozona scoprissero e attuassero il valore della solidarietà

Antonio Mascolo