In Italia e in Europa: carta perde, carta vince

In Italia e in Europa: carta perde, carta vince

Sembra il “gioco delle tre carte”. Eravamo rimasti alla “macchina da guerra” in Europa targata Meloni Giorgetti  che approvava il Patto di stabilità e lo battezzavano come un buon compromesso. Poi, una volto giunto all’esame del Parlamento europeo, gli europarlamentari della destra italiana non l’hanno votato. I leghisti hanno smentito Giorgetti, i Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. E pensare che la Presidente del consiglio aveva celebrato l’accordo sul Patto come la fine della politica “cieca” dell’Europa e il ritorno dell’Italia alla centralità a Bruxelles. Che figura! Che vergogna!

C’è chi ha ha facile gioco nel parlare di “facce di bronzo” e di porre il quesito se ci si si trovi di fronte a dei dilettanti allo sbaraglio o a degli ingannatori degli elettori alla vigilia delle elezioni europee.

Ma il “carta vince carta perde” sembra essere una caratteristica di quest’accoppiata Palazzo Chigi – Ministero del tesoro fortemente condizionata dalla concorrenza sempre più feroce in atto tra Salvini e la Meloni. Non si capisce come vadano le cose neppure per quanto riguarda il Superbonus e l’ammontare del Debito.

Stando ai nuovi dati, il Def approvato non molto tempo fa sembra sia da considerarsi già del tutto inattendibile. Stando almeno a quello che Sergio Nicoletti Altimari, capo dipartimento Economia e Statistica di Banca d’Italia, ha detto ai parlamentari delle Commissioni Bilancio riunite di Senato e Camere: l’ammontare dei crediti d’imposta per Superbonus, pubblicati da Istat a inizio aprile, è pari a quasi 3,7 punti percentuali del Pil, 77 miliardi, cioè “oltre cinque volte superiore a quanto il Def 2023 prevedeva sarebbe maturato”.

In ogni caso, non si sa più quanto il Superbonus pesi davvero  sulle casse dello Stato. L’incertezza è vieppiù accresciuta dalla stima d’inizio aprile venuta dall’Agenzia delle Entrate che parla di cifre ancora più alte, per 84 miliardi.

C’è da chiedersi davvero a chi sia stata messa in mano l’Italia. Altro che la reticenza a dirsi antifascista, qui siamo di fronte al tavolinetto del biscazziere che, nelle fiere popolari, prova ad ingannare i gonzi con il gioco delle “tre carte”. Gli italiani cominceranno a rifletterci? E a rendersi conto di tutte le balle raccontate su quest’Italia che sarebbe tornata tanto più forte e apprezzata in Europa?