La condanna della storia non ha bisogno di altre sentenze

La condanna della storia non ha bisogno di altre sentenze

La sentenza della Cassazione in ordine al “saluto romano” e la interpretazione giuridica di quest’ ultimo tra “legge Scelba” e “legge Mancini” non cambia la sostanza delle cose.

Se ne facciano una ragione anche coloro che gioiscono e colgono il momento per immaginare, forse, che, un po’ per volta, si possano creare le condizioni per qualche operazione di revisionismo storico.

Il fascismo è stato condannato dalla storia e dalla coscienza popolare, prima che dai tribunali o dalla stessa politica. Le sentenze della storia non ammettono repliche, né appelli di sorta. Che sia o meno formalmente reato, il saluto romano suona, in ogni caso, come irrisione ed offesa alla coscienza civile e democratica dell’Italia. Richiama – quasi volesse riattualizzarne la memoria – una fase storica, un regime che, con la violenza contro gli avversari politici, e leggi razziali e la scellerata discesa in guerra accanto a Hitler, ha coinvolto e compromesso il nostro Paese nella terribile responsabilità dello sterminio degli ebrei e seminato lutti e distruzioni in buona parte dell’Europa e dell’Italia. Tanto basta per risparmiarci le “pagliacciate” del saluto romano.

Che però, come nel caso di Acca Larentia, per la forma militarizzata dell’evento meritano l’applicazione sia della Legge Scelba, sia della Legge Mancino in barba a tutti i leguleismi di chi è fascista, ma poi vuole raccontarci di non esserlo.