Giornata mondiale dei poveri e Rapporto Caritas: poveri assoluti 5 milioni 674 mila

Giornata mondiale dei poveri e Rapporto Caritas: poveri assoluti 5 milioni 674 mila

Domani 19 novembre si tiene la Giornata mondiale dei poveri (CLICCA QUI) e ieri la Caritas ha presentato il proprio rapporto 2023 con un titolo emblematico : “Tutto da perdere”(CLICCA QUI).

Nel rapporto si sostiene che “si contano oltre 5,6 milioni di poveri assoluti, pari al 9,7% della popolazione; un residente su dieci oggi non ha accesso dunque a un livello di vita dignitoso. È un fenomeno ormai strutturale e non più residuale come era in passato. La persistenza, e in molti casi il peggioramento, di tante situazioni di deprivazione e di esclusione sociale appare inaccettabile. La presenza di oltre 2,1 milioni di famiglie povere può dirsi una sconfitta per chi ne è direttamente coinvolto, ma anche per l’intera società, che si trova a dover fare i conti con la perdita di capitale umano, sociale, relazionale che produce gravi e visibili impatti anche sul piano economico. Tutti possiamo dirci vinti di fronte a 1,2 milioni di minori in condizione di indigenza, costretti a rinunciare a tante opportunità di crescita, di salute, di integrazione sociale, e il cui futuro sarà indubbiamente compromesso”.

Per poi proseguire: “L’ Italia risulta essere il Paese in Europa in cui la trasmissione inter-generazionale delle condizioni di vita sfavorevoli risulta più intensa. Chi nasce povero molto probabilmente lo rimarrà anche da adulto. Questo costituisce un’alterazione dei principi di uguaglianza su cui si fondano le nostre democrazie occidentali. Rispetto a questo punto perde anche la nostra Costituzione repubblicana, e in particolare l’articolo 3, che continua a restare inapplicato”.

Per quanto riguarda i dati statici più rilevanti, il Rapporto Caritas registra che: “Se si guarda al continente europeo possiamo dirci assai distanti dall’obiettivo 1, fissato dall’Agenda 2030, che si prefigge di ridurre di 15 milioni il numero di persone a rischio povertà e/o esclusione sociale. Dopo otto anni dalla sottoscrizione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e tre anni e mezzo dalla crisi socio-sanitaria causata dal Covid-19 sono stati fatti notevoli passi indietro. Purtroppo la pandemia, la crisi energetica e la guerra in Ucraina stanno influenzando molto negativamente
rispetto al perseguimento di tali target. Oggi in Europa vivono in una condizione di rischio povertà e/o esclusione sociale oltre 95 milioni di persone, il 21,8% della popolazione (nel pre-pandemia l’incidenza si attestava al 20,7%). In Italia l’indicatore raggiunge il 24,4% per un totale di 14 milioni 304mila persone a rischio.

I poveri assoluti nel 2022 salgono da 5 milioni 317 mila a 5 milioni 674 mila (+ 357mila unità). L’incidenza passa dal 9,1% al 9,7%. Se si considerano i nuclei, si contano 2 milioni 187mila famiglie in povertà assoluta, a fronte dei 2 milioni 22mila famiglie del 2021 (+165mila nuclei).

Evidente lo svantaggio del Mezzogiorno che si fa sempre più marcato (Graf.2). Rispetto alla tipologia del comune di residenza, lo stato di deprivazione tende oggi ad aumentare al diminuire della dimensione dei Comuni; l’incidenza infatti risulta più elevata proprio nei piccoli comuni con meno di 50mila abitanti: 8,8% a fronte del 7,7% delle aree metropolitane. Da un anno all’altro peggiora in particolare la condizione dei piccoli comuni del Nord Italia (dal 6,9% all’8,1%). Evidenti le disuguaglianze tra italiani e stranieri residenti, acuite negli ultimi dodici mesi. La povertà
assoluta si mantiene infatti al di sotto della media per le famiglie di soli italiani (6,4%) sebbene in leggero aumento rispetto allo scorso anno, mentre si attesta su livelli molto elevati tra i nuclei con soli componenti stranieri (33,2%). Tra gli stranieri con figli minori il dato balza al 36,1% (a fronte del 7,8% delle famiglie di soli italiani). Gli stranieri pur rappresentando solo l’8,7% della popolazione residente costituiscono il 30% dei poveri assoluti.

L’istruzione continua ad essere tra i fattori che più tutelano rispetto al rischio di indigenza (oggi più del passato). Dal 2021 al 2022 si aggravano le condizioni delle famiglie la cui persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza elementare, passando dall’11,9% al 13% e peggiorano visibilmente anche le condizioni di coloro diplomati alla scuola media inferiore, dall’11,1% al 12,5%. Al contrario nei nuclei dove il capofamiglia ha almeno un titolo di scuola superiore si registrano valori di incidenza molto più contenuti (4,0%) e invariati rispetto allo scorso anno.
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