La Meloni, i migranti, e la divisione degli italiani

La Meloni, i migranti, e la divisione degli italiani

Parlando ai banchi dell’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite, pressoché deserti, Giorgia Meloni non è riuscita a darsi un colpo d’ala che, in ordine al fenomeno delle migrazioni, la innalzasse sopra il tono querulo della lamentazione quotidianamente somministraci in patria. Anzi, ha colto l’occasione per impartire ai Paesi dell’ONU una lezione di “nazionalismo”, immancabilmente accompagnata da una retorica patriottarda che chiama alla difesa dei sacri confini del suolo natio. Come fosse una guerra. Contro gli ultimi della terra.

Ha innalzato la Nazione a cardine della Storia, secondo una declinazione d’altri tempi. La Nazione , “bisogno naturale degli uomini”, declinata come “destino” diventa un perimetro che tiene insieme la “comunità”, in tanto ed in quanto la ritaglia e la distingue e, in qualche modo, la contrappone al resto dell’ umanità. L’identità di un popolo fa tutt’uno con questa separatezza e la “sacralità dell’ essere umano”, essendo un valore universale, originario ed irriducibile, per quanto invocata, non trova posto in una simile ideologica architettura mentale.

Il repertorio degli argomenti con cui la Presidente del Consiglio dei Ministri ha affrontato il tema al Palazzo di Vetro non si discosta dalla lettura delle migrazioni che la vede rincorrere niente meno che Salvini, in una gara interpretativa del fenomeno sbagliata in radice. Sostanzialmente fondata sul concetto di emergenza ed imputata alla criminalità dei “trafficanti di esseri umani”. Che c’è e va sicuramente condannata con il vigore che ci mette la Meloni, a parte l’amenità del reato universale, ma non è la causa del fenomeno migratorio, bensì piuttosto uno dei suoi più gravi e deprecabili effetti. Senonché, talvolta – e questo è sicuramente il caso – davanti a situazioni particolarmente complesse, per inquadrarle meglio e capirci di più, è bene staccarsi un attimo dal proprio modo di vedere per adottare l’ ottica del proprio interlocutore o di chi comunque sta sull’ altra sponda.

Perché non impariamo a guardare alle migrazioni con gli occhi dei migranti? Potremmo contare su quel genuino sentimento di solidarietà ancora vivo nel cuore degli italiani, come dimostra l’eccezionale sviluppo delle forme di volontariato di prossimità. Un sentimento che si sta purtroppo cercando di conculcare, seminando, al contrario, diffidenza, ostilità, sospetto, rabbia, rancore, atteggiamenti che, se non sono ancora forme, sia pure larviate, di razzismo ne rappresentano il terreno di cultura. E qui va denunciata la responsabilità gravissima, morale, civile, ancor prima che politica, delle forze di governo. Si invoca la “nazione” e si dividono gli italiani.