I sovranisti finiti a fare i separati in casa

I sovranisti finiti a fare i separati in casa

L’ intreccio tra equilibri politici nazionali ed assetti europei da costruire nel giro di qualche mese sta diventando incandescente. Di fatto i primi sempre più appaiono necessariamente derivati dai secondi.

Si può suonare la grancassa del sovranismo finché si vuole, ma quando suona la campanella dell’appello, e ciascuna forza deve sapere dove andarsi a sedere nell’emiciclo di Strasburgo, la musica è tutt’altra.

Per riportare un qualche elemento d’ordine in questa panna montata, varrebbe la pena di ricordare che il confronto politico non è il vaniloquio di chiacchere cui ci stiamo assuefacendo. C’è pur sempre un dato istituzionale, un ordinamento cui la politica deve, per forza di cose, rapportarsi se non vuole avvitarsi in una inutile sarabanda dialettica. Le forze in campo, ad esempio, dovrebbero dirci come immaginano debbano, fin d’ora e poi in una prospettiva crescente, rapportarsi “sovranità europea e “sovranità nazionale”. Anche qui la prima è pregiudiziale alla seconda ed è tempo di riconoscerlo, non per negare quest’ultima, bensì per tracciarne un perimetro che la renda effettiva nella misura in cui è in grado di relazionarsi costruttivamente con la prima, piuttosto che contenderle il primato.

Si può cercare di vivere di propaganda e di parole d’ordine inossidabili, ma al dunque bisogna mettere gli scarponi a terra e riconoscere che, al di fuori di un concerto di effettiva sovranità europea, le sovranità nazionali diventano larve trasparenti. Con il conseguente rischio che l’una sovranità e l’altra, anziché potenziarsi si elidano a vicenda. Ed a quel punto il guaio si farebbe serio.

Noi, peraltro, a tale proposito viviamo una situazione sghemba. I nostri nazionali-sovranisti si amano come due separati in casa. Sotto lo stesso tetto, convivono in alcove separate. Meloni e Salvini sostanzialmente hanno la stessa visione dell’interesse, anzi dell’orgoglio nazionale come riferimento-cardine del loro presunto europeismo, Eppure, sono fieramente avversi sul piano delle future alleanze nel Parlamento Europeo. Agitandole fin d’ora, non tanto in funzione di un disegno europeo che, per quanto dissonante, sia tale per l’una e l’altra parte, ma come gioco di reciproca interdizione sul piano degli equilibri interni.