La recessione della Germania e noi – di Guido Puccio

La recessione della Germania e noi – di Guido Puccio

La Germania è in recessione, come tutte le fonti ormai confermano. Le nostre piccole e medie imprese metalmeccaniche del lombardo veneto lo hanno già avvertito: più che ai tradizionali indici economici loro guardano al portafoglio ordini e il fatto di essere in molti sub fornitori della potente struttura industriale tedesca consente di accorgersene per tempo.

E’ quindi interessante cercare di capire alcune possibili conseguenze della recessione tedesca invece di indulgere sulla rivendicazione, certo legittime ma talvolta incaute, che l’Italia ha superato quest’anno Germania e Francia per tasso di crescita e occupazione.

La più evidente e recente conseguenza delle difficoltà tedesche è certamente la posizione più rigida assunta dalla Germania in seno all’Unione nel recente Consiglio Europeo.

Eravamo abituati a vedere i tedeschi mediare efficacemente su questioni chiave tra i Paesi mediterranei e i “frugali” del nord: immigrazione, scostamento dal deficit, debito pubblico e massicci acquisti dei titoli di Stato da parte della BCE.

È facile ricordare la Cancelliera Merkel che apriva le porte ai flussi migratori dell’est Europa e aderiva alla politica monetaria di Draghi contro il parere dei rigidi banchieri della Bundesbank.

Quanto è avvenuto recentemente a Bruxelles ci dice che questa disponibilità non è più scontata, vuoi sul ricollocamento degli immigrati che per i duri interventi della BCE sui tassi di interesse. La conferma viene dalla rappresentante tedesca in seno alla stessa BCE, Isabel Schabel, che ha assunto toni di rigore alla maniera che conoscevamo del Ministro dell’Economia Schauble.

Un’altra conseguenza che induce alla riflessione è in corso sul mercato del lavoro: la aristocrazia operaia tedesca dei settori metalmeccanici (auto in particolare) e chimici, è a rischio e perde posizioni lasciando il posto ad un forte aumento del sottoproletariato emarginato, quello dei precari e dei piccoli lavori nel settore dei servizi.

In Italia l’indice di disoccupazione non è mai stato così basso da almeno dieci anni, ma è legittimo chiedersi quanti sono i nuovi posti di lavoro qualificati ed in linea con le nuove tecnologie e quanti invece i lavori precari, stagionali e generici. La controprova è rappresentata dalle carenze lamentate dalle imprese nel reperire professionalità e lavoratori specializzati

C’è una terza considerazione sulla recessione tedesca che dovrebbe farci riflettere: la bolla immobiliare. In Germania i prezzi delle case sono in caduta nel sette per cento in un anno, nonostante l’inflazione induca gli investitori a cercare beni rifugio. Da noi i prezzi delle case sono ancora in crescita specie nelle città ma inevitabile che  la corsa rallenti.

Quanto avviene nell’economia più forte dell’Unione dovrebbe insomma indurci a qualche riflessione. Il sistema economico europeo è sempre più integrato e non è immaginabile, nel tempo medio, che il colosso tedesco rallenti e gli altri possano continuare a crescere.

Guido Puccio