La Meloni all’attacco dell’Europa – di Guido Puccio

La Meloni all’attacco dell’Europa – di Guido Puccio

L’intervento della Presidente Giorgia Meloni alla Camera dei deputati di ieri l’altro potrebbe ritenersi una ordinaria comunicazione al Parlamento, che di solito precede l’imminente Consiglio Europeo. 

Tutto questo fino a quando è stato letto. In sede di replica, alla Presidente del consiglio della Repubblica italiana si è sostituita la Presidente del partito Fratelli d’Italia.

Ha parlato a braccio, e di colpo allo stile dell’intervento ufficiale si è sostituito il tono nel comizio.

Sul movimento immigratori la comunicazione era stata quantomeno propositiva. Replicando a un deputato sulla tragedia in mare, la signora si è spinta sino al punto di cercare la battuta ad effetto: lei è dalla parte dei bambini annegati e non da quella dei trafficanti. Bontà sua.

Sui fondi europei del PNRR, dove il Governo è in gravi difficoltà, perché prima ancora di non saper spendere non sa fare i progetti, si è salvata in angolo limitandosi a dire che le scelte  sono state fatte e ben presto si comincerà a spendere velocemente. Sarà bene sapere che sino ad oggi sono stati raggiunti cinque target sui dodici previsti per la scadenza periodica, ed è troppo facile dare la colpa, comiziando, a Gentiloni e a Draghi.

Sul piano Salva Stati, dove siamo l’unico paese membro dell’Unione a non avere ancora ratificato la revisione del Trattato (chiesta a suo tempo proprio dall’Italia) è emersa un’altra volta con caparbietà la decisione del rinvio, nonostante l’iniziativa del Ministero dell’economia che ne sollecitava l’adesione.

Sul nuovo patto di stabilità, che com’è noto imporrà a tutti limiti di spesa e di debito come avveniva prima del Covid, è stata sfuggente sia nella comunicazione, sia nel comizio-replica. È su questo che ne vedremo invece delle belle perché francesi e tedeschi hanno già trovato un primo accordo e i Paesi del Nord Europa sollecitano tutti i giorni la nuova entrata in vigore.

Quello che impressiona, nella comunicazione e nella replica- comizio, è il tono utilizzato nei confronti dell’Europa. Invece di riaffermare l’esigenza di dare più sovranità all’Unione, come vorrebbero coloro che ritengono la nostra Presidente “europeista”, la Meloni ha anteposto con insistenza l’interesse nazionale, alla maniera della Le Pen, come criterio generale di giudizio. Cioè, il contrario di quanto sempre hanno ribadito i presidenti in carica: da Prodi a Monti , da Renzi a Letta, da Gentiloni a Draghi.  Persino da Conte e da Berlusconi. Per non dire del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Naturalmente, i giornaloni vicini al governo gongolano:” Meloni sfida l’Europa”(Il Tempo); “Attacco all’Europa (Il SecoloXIX);  “Giorgia le canta alll’Europa” ( Il Giornale).

Ben sapendo che prima o poi da Bruxelles arriverà il controcanto.

Guido Puccio