I migranti e l’Europa: “la pugnalata alla schiena” degli alleati conservatori

I migranti e l’Europa: “la pugnalata alla schiena” degli alleati conservatori
E’ proprio vero: dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io! Preoccupato e quasi blasfemo detto su cui è molto probabile rifletterà anche Giorgia Meloni.
Ungheria e Polonia, immemori anche di quanto l’Italia e gli altri europei hanno fatto, e speso, negli ultimi trent’anni per loro, hanno fortemente ostacolato e votato contro l’accordo faticosamente trovato in Lussemburgo  sulla ricollocazione dei migrati. Numeri che pesano soprattutto sui paesi di prima accoglienza come Italia, Grecia, Malta e Cipro.
Un accordo su cui c’è poco da cantare vittoria, pur costituendo un passo avanti lungo quella linea su cui i paesi mediterranei più esposti si stanno battendo da anni. La questione viene da lontano e non la si è certamente scoperta di recente.
Il famigerato trattato di Dublino del ’92 non è cancellato, come sarebbe necessario fare in via di principio, nonostante da anni in una tale direzione si siano impegnati tutti gli ultimi governi italiani.
Si è solamente trovata una linea di compromesso in base alla quale potrebbe essere sospeso se proprio qualche paese malcapitato dovesse essere travolto dall’eccesso di immigrazione.
Non è stata scelta la ridistribuzione obbligatoria, ma si è finito per aderire, e questo è merito anche dell’Italia, all’idea di costituire un fondo comune per le emergenze affidato alle autorità europee e non lasciato alla discrezione dei singoli paesi. Un compromesso che continua a lasciare il bicchiere mezzo vuoto, o mezzo pieno.
La decisione è stata presentata nei giorni scorsi come una “multa” vera e propria di 20 mila euro per ogni migrante nel caso uno stato non intendesse accogliere e non aderisse così alla distribuzione più equa del carico rappresentato dagli immigrati che giungono in Europa.
Un provvedimento, dunque, certamente parziale. Fortemente ostacolato dal blocco di paesi in mano  dell’estrema destra e dai quali non è giunto alcun aiuto all’Italia guidata da Giorgia Meloni.
Bene ha fatto l’Italia a trovare in extremis l’accordo, lo stesso è valso per Grecia Cipro e Malta, altrettanto poco convinte del compromesso verso cui si andava, per non ritrovarsi a votare contro, ma per opposti motivi, ed allineati così all’Ungheria e alla Polonia.
In ogni caso, la conferma che è fuorviante continuare a seguire su taluni temi, soprattutto a livello internazionali, la stella cometa della posizione esclusivamente ideologica. In questo caso quello del conservatorismo europeo che di per sé non significa molto visto come stanno le cose, almeno in materia d’immigrazione…