Mattarella non ci gira intorno: il 25 aprile è liberazione dal fascismo e Costituzione

Il Presidente Sergio Mattarella a Ventotene in occasione del 40° seminario per la formazione federalista europea,nell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene
(Foto Francesco Ammendola - Ufficio Stampa e Comunicazione  della Presidenza della Repubblica)

Il discorso più chiaro e netto sul significato pieno e sulla forza del 25 aprile, come c’era da attendersi, è giunto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: ” Il frutto del 25 aprile è la Costituzione. Il 25 aprile è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo”.

Affermazioni che superano tutte le discussioni di questi giorni passati nel corso dei quali sono riemerse addirittura le remore a parlare di “antifascismo” e, a destra, si è persino sembrare tornare indietro a quel prima di Fiuggi quando, con la nascita di Alleanza Nazionale, venne definito il fascismo un male assoluto.

Mattarella, dopo il saluto all’Altare della Patria, ha voluto ricordare l’anniversario della Liberazione da Cuneo, da lui definita la “terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste”. Da queste essenziali cifre, viene la conferma del sacrificio richiesto dalla lotta per la liberazione, e con essa per la libertà e per la democrazia. Non c’è dunque spazio per chi continua a parlare di divisione e divisività con l’obiettivo di non voler accettare il 25 aprile come il giorno fondante per un intero popolo.

Come ha ricordato il Presidente della Repubblica, dopo “l’8 settembre il tema fu quello della riconquista della Patria e della conferma dei valori della sua gente, dopo le ingannevoli parole d’ordine del fascismo: il mito del capo; un patriottismo contrapposto al patriottismo degli altri in spregio ai valori universali che animavano, invece, il Risorgimento dei moti europei dell’800; il mito della violenza e della guerra; il mito dell’Italia dominatrice e delle avventure imperiali nel Corno d’Africa e nei Balcani. Combattere non per difendere la propria gente ma per aggredire. Non per la causa della libertà ma per togliere libertà ad altri”. E dunque la “Resistenza fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per affermare il riscatto nazionale”.

E’ vero, ha ragione il nostro Presidente: si trattava di “dare vita a una nuova Italia”. Così, il 25 aprile, il suo significato concreto e di prospettiva, costituiscono una cesura nella storia del Paese che costringe, ancora oggi, a fare una scelta senza vie di mezzo. Sulla base dei valori che questa data ci ripropone, ogni giorno, è necessario proseguire su quella strada intrapresa, e mai abbandonata nonostante le tante difficoltà incontrate dalla nostra Repubblica, per dare vita, come ha ricordato Mattarella, a “una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati prima inimmaginabili”.

Tutto è partito da quel 25 aprile. E gli italiani ben lo sanno! Come hanno dimostrato ieri con una partecipazione imponente per ribadire quel che c’era da ribadire.