L’Economia di Francesco: una trasformazione che richiede un intervento politico

L’Economia di Francesco: una trasformazione che richiede un intervento politico

Papa Francesco ha incontrato ad Assisi i tanti giovani economisti di tutto il mondo chiamati a raccolta nel corso di un percorso di riflessione avviato tre anni fa.

Dopo il messaggio sulla tutela del Creato della Laudato si’ (CLICCA QUI), il Papa è ritornato ieri dalla città di san Francesco sulla necessità di ricercare, anche per quanto riguarda le relazioni economiche, nuovi paradigmi che, guarda caso, oggi richiedono l’immersione, ha detto, “in una visione nuova dell’ambiente e della terra”.

Come noi sosteniamo da tempo, vedi il Manifesto Zamagni (CLICCA QUI), è giunto il momento di affrontare la questione della “trasformazione” andando oltre quel riformismo di cui sentiamo parlare da decenni perché, per dirla alla Francesco, “non basta fare il maquillage, bisogna mettere in discussione il modello di sviluppo” ed è necessario farlo sulla base di quello che il Papa ha definito un “cambiamento rapido e deciso”.

Il Pontefice ha interloquito direttamente con quelli che, non solo a livello di studio, saranno operatori inseriti nel corpo vivo dei processi economici. Ma per quanto riguarda tutti noi, non possiamo non cogliere tutti il senso profondo dell’invito al cambiamento con la necessità di trovare nuove vie in campo economico a partire da ciò che riguarda le povertà e i poveri, il lavoro e i lavoratori e sulla base della “concretezza”.

Questa concretezza, affinché l’Economia di Francesco, ma anche la Laudato si’, non restino esclusivo retaggio di sentimenti personali o elementi di pura declarazione, dev’essere concepita chiudendo il triangolo della visione di Francesco con la “Fratelli tutti” (CLICCA QUI), in particolare con il suo Capitolo V de “La migliore politica”, che costituisce una delle più moderne ed incisive riflessioni sull’impegno politico quale strumento per costruire un “mondo migliore”.

Quella dell’Economia di Francesco, allora, va oltre il costituire una sfida culturale e di pensiero sugli strumenti e sui meccanismi dell’economia e della finanza, perché richiama all’impegno tutti noi. A partire da chi concepisce l’idea, e la possibilità, di un intervento pubblico praticato e concretizzato sulla base di una ispirazione cristiana.

Come già ebbe modo di ricordare Stefano Zamagni, devono “cambiare le regole di funzionamento dei mercati” (CLICCA QUI) e questo lo si raggiunge attraverso la politica. Noi dobbiamo modificare le regole. E abbiamo tante ragioni per farlo nelle dimensioni territoriali, così come in quelle nazionali, europee e mondiali. Intervenendo cioè sui meccanismi regolatori che devono essere assunti dalle autorità politiche, così come è stato appena fatto con gli interventi resi necessari addirittura a livello di macro regioni, oltre che da parte dei singoli stati, nel contrasto alla pandemia e alle sue conseguenze sulle economie, sulla vita delle imprese e delle famiglie. A questo si stanno aggiungendo gli ingenti investimenti finanziari messi in campo per limitare l’esplosione dei costi delle materie prime e dei carburanti. A conferma che molto può essere fatto superando vecchie teorie e ritornando ad una politica che metta al centro la Persona e il Creato.

Del resto, noi abbiamo importanti antefatti di riferimento che, oltre a quelli che discendono dalla visione francescana, sono propri dell’Economia civile la cui prima elaborazione è dovuta ad Antonio Genovesi e che trovano oggi, quasi in esclusiva, all’interno del mondo cattolico le importanti elaborazioni di Zamagni, di Leonardo Becchetti e di Luigino Bruni che devono essere sostanziate da un impegno politico ben preciso, organico ed organizzato.

Pubblicato su www.politicainsieme.com