Macron più fermo a favore dell’Ucraina – di Giuseppe Sacco

Macron più fermo a favore dell’Ucraina – di Giuseppe Sacco

Sarà la necessità di ingraziarsi una parte dell’opinione pubblica transalpina, ma è un fatto che nei giorni scorsi, man mano che si avvicinavano le elezioni – che si terranno oggi – per il Parlamento francese, Emmanuel Macron ha progressivamente mutato il proprio atteggiamento nei confronti della guerra in corso al confine russo-ucraino. E soprattutto che egli è parso vacillare sotto le critiche portate alla sua politica estera da uno storico di grande reputazione e popolarità, Thierry Wolton, autore, tra l’altro, di una monumentale “Storia mondiale del comunismo”: tre volumi per poco meno di cinquemila pagine; eppure un’opera non dedicata solo agli studiosi, ma esplicitamente rivolta, dall’autore come dall’editore Grasset, al grande pubblico colto della sorella latina.

Wolton, con il più recente dei suoi frequenti interventi, pubblicati con grande visibilità sul quotidiano parigino “Le Figaro”, non nega di capire il desiderio più volte espresso e ripetuto da Macron di non “umiliare la Russia” per preservare le possibilità di un negoziato tra Mosca e Kiev: una posizione che lo storico considera “coerente con la sua volontà di mantenere il dialogo con Vladimir Putin”, anche perché “dovremo continuare a convivere con la Russia, se non con il suo leader, quando sarà tornata la pace.” Ma lo storico francese presenta questa posizione in primo luogo come una “politica del doppio binario”, che si è sistematicamente concretata nel fatto che Parigi ha “sostenuto ufficialmente la resistenza ucraina – ma consegnando, almeno sinora, a Kiev molte meno armi rispetto alla maggior parte delle altre democrazie”.

Convivere con la Russia, se non con il suo leader…

Più probabilmente, secondo Wolton, il presidente francese “si attiene a una tradizione che vuole che la Francia si ponga al di sopra dei blocchi per poter svolgere un ruolo originale nell’equilibrio delle forze, un mezzo per farla esistere una volta perduti, a dopo la Seconda guerra mondiale, il suo potere e la sua forza.”

Da allora, – dice Wolton – “i tempi sono certamente cambiati, ma questa guerra in Ucraina ha ravvivato, anzi accentuato, le divisioni del mondo”. Egli non esita ad andare contro le verità ufficiali diffuse dalle tv di Stato e dalla grande stampa, e sostiene che – come ben sa la diplomazia francese e tutti coloro che capiscono qualcosa di relazioni internazionali – “la Russia ha altrettanti sostenitori della sua politica quanti sono gli avversari”. E ciò non solo in Asia, ma anche in Europa e persino negli Stati Uniti. E come sempre Parigi ha sinora voluto fare la sua parte. Giocare il proprio tradizionale ruolo diplomatico mostrandosi comprensiva delle ragioni di entrambi questi due sostanziosi schieramenti.

Sulla percezione collettiva di questa guerra è indubbio che giochi anche un ricordo del passato, …. sennonché “la storia recente non è stata vissuta allo stesso modo da tutti. La Russia che ha in mente il presidente francese – e con lui probabilmente una parte dell’opinione pubblica – è quella dell’alleato di ieri di fronte all’occupante nazista”. Una fase della sua storia durante la quale, peraltro, la Francia ha appreso cosa significhi vivere sulla propria pelle l’esperienza dell’umiliazione nazionale.

Emmanuel Macron è invece il tipico rappresentate delle generazioni che non hanno conosciuto né gli orrori della seconda guerra mondiale né le sue conseguenze. “Il suo irenismo si basa sulla sua esperienza, quella di un uomo che ha avuto la possibilità di vivere finora in un’Europa in pace.” E sotto questo profilo egli ricorda un altro giovane presidente che la Francia si è data in passato. “Ricorda Valéry Giscard d’Estaing, di cui Raymond Aron ebbe a dire che non sapeva quanto fosse tragica la storia. Questo è probabilmente anche il caso di Emmanuel Macron che, a differenza del suo predecessore, non ha vissuto né gli orrori della seconda guerra mondiale né le sue conseguenze.”

Verso la vittoria….

La crescente tragicità degli eventi che caratterizzano la guerra ucraina, ed il rischio – anch’esso obiettivamente ogni giorno più grave – che essa degeneri in un confronto sempre più ampio, sia per il numero dei paesi coinvolti, sia per la natura “non convenzionale” degli armamenti utilizzati, è probabilmente all’origine dell’annuncio, politicamente insolito, venuto dal Palazzo dell’Eliseo venerdì scorso, 10 giugno.

Da questa fonte più che ufficiale si è infatti saputo che il Capo dello Stato francese si recherà in Romania martedì prossimo, 14 giugno, “per salutare le forze francesi”…. schierate lungo il fianco orientale della Nato. Per il giorno successivo è poi previsto un viaggio in Moldavia, questa volta con l’idea di sostenere uno Stato indipendente ma da moltissimi anni fortemente destabilizzato da una scissione territoriale simile a quella del Donbass, e che rischia di essere ulteriormente trascinato nel vortice della guerra dalla presenza nella vicina Ucraina delle forze armate di Mosca. Ed è questo un viaggio, si lascia capire da parte di Parigi, che potrebbe anche offrire a Macron l’occasione, se ci saranno le necessarie condizioni di sicurezza, per fare scalo in territorio ucraino. Ad esempio a Odessa, destinazione che da sempre, e ancor più nel quadro attuale del conflitto, ha un grande valore simbolico.

A questo proposto, con quella che sembra una netta “correzione di rotta”, la Presidenza francese ha infine fatto sapere che Macron sarebbe effettivamente “disponibile” ad una visita in Ucraina, ma non più come possibile mediatore, anzi alla condizione che questa sia “il più possibile utile per il suo omologo Volodymyr Zelensky, con il quale aveva parlato il giorno prima al telefono.” Come ha ipotizzato l’autorevole Le Monde, Macron potrebbe aver così “cercato di chiudere l’accesa polemica suscitata a Kiev e nelle capitali dell’Europa centrale dai suoi commenti in una famosa intervista in cui esortava a ‘non umiliare la Russia’ per negoziare con questa una pace duratura quando i cannoni taceranno”.

E non solo; perché una fonte ufficiale dell’Eliseo, il Palazzo Presidenziale di Parigi, mentre si parla di una possibile visita congiunta a Kiev – una visita a tre, Draghi, Macron e Scholz –  si è spinta fino a dire: “Auspichiamo la vittoria per l’Ucraina …. La conquista militare di territori stranieri non può essere accettata in nessuna condizione.”

Giuseppe Sacco