La Corte Costituzionale e la “creatività” – di Giancarlo Infante

La Corte Costituzionale e la “creatività” – di Giancarlo Infante

Dalla Corte Costituzionale non ci aspettiamo “creatività”. Vogliamo solamente sapere se le leggi siano da considerarsi costituzionali. O se, nel caso ne fosse avanzasse richiesta, i referendum sono da considerarsi da fare o da non fare. Vorremmo essere certi che, almeno dai Giudici della Corte, ci venisse data una valutazione sulla base del diritto e non seguendo considerazioni d’altro genere.

Sono sempre stato convinto che i Magistrati, qualunque sia il loro ruolo, dall’ultimo pretore al Presidente della Corte Costituzionale, farebbero bene a non intervenire pubblicamente su ciò che è materia del giudizio che si accingono a prendere, soprattutto quando finiscono per esprimere opinioni personali. Non solo, ma a mio avviso andrebbe proprio previsto per legge che giornali ed organi di comunicazione non possano pubblicare dichiarazioni dei magistrati impegnati in indagini o di quelli da cui è attesa una sentenza. Il Magistrato, qualunque sia il suo ruolo, parla esclusivamente attraverso gli atti che compie nel rispetto della Legge.

Così, non poca sorpresa ha suscitato il leggere il “tweet”, altra pratica che chi ha un ruolo istituzionale dovrebbe evitare di utilizzare, del Presidente della Consulta, Giuliano Amato, attraverso cui ci egli fa conoscere la propria opinione personale sui referendum. E questo all’immediata vigilia dell’Ordinanza attesa per il 15 febbraio dalla in materia di ammissibilità dei referendum sul suicidio assistito e l’uso della cannabis.

I cittadini italiani si attendono di sapere se, in punto di diritto, debba essere riconosciuta questa ammissibilità o meno. Non è in discussione un referendum sui referendum. E sentir parlare di una decisione da prendere “senza cercare il pelo nell’uovo” per impegnarsi “al massimo per consentire, il più possibile, il voto popolare” , anche se quei referendum presentassero dei difetti, è davvero inammissibile.

Cosa vuol dire che se per valutazioni, lo ripeto d’ordine esclusivamente costituzionale, la Corte dovesse esprimersi, a maggioranza o meno che sia, lo vedremo, o magari con il voto contrario del suo Presidente, per la non ammissibilità dei referendum ci sarebbe un vulnus all’espressione della volontà popolare?

Ma al Presidente Amato non dovrebbero sfuggire gli innumerevoli casi in cui “il pelo nell’uovo”, ma anche autentiche “travi” non vengono rilevate dai giudici, sia in sede civile, sia penale, a danno dei poveri cittadini, di solito, i più indifesi e che, pertanto, poveri o potenti che siano, “lobbies” d’ogni genere che si presentano in giudizio, o che operano perché i giudizi vengano diretti in quella o quell’altra direzione, dovrebbero trovare la risposta alle loro urgenze sulla base esclusiva del diritto e non sulla base degli “equilibrismi” cui troppo spesso il Magistrato soggiace.

Giancarlo Infante