Il “problema” della città- di Gianni Verga

Il “problema” della città- di Gianni Verga

Fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, questa parola del Signore: “alzati, va’ a Ninive, la grande città”  (Gn 1, 1-2). Così il Cardinal Martini ha titolato la sua Lettera Pastorale per la Città di Milano trent’anni fa (28 marzo 1991).

Da migliaia di anni c’è un problema: la Città. Ieri era la “grande città” oggi è la città metropolitana e, addirittura, più propriamente la città “metapolitana”.

Migliaia di anni fa il Signore ordina a Giona di andare a Ninive e di verificare la grave condizione di peccato in cui versa, di predicare, di impegnarsi…. perché ormai è l’ora della sua caduta. Trent’anni fa, anzi un anno prima, Martini aveva chiamato Progetto Ninive la “chiamata” dei Preti al capezzale della moribonda Città di Milano, per ricondurla nel solco della tradizione ambrosiana dei tempi migliori: i tempi dei Santi Ambrogio/Agostino e i tempi di San Carlo. Martini aveva intuito tangentopoli e tutto quello che sarebbe successo dopo.

Oggi più che mai si impone di conoscere, capire, agire per la Città; infatti:

la Città è il luogo dove, prima che altrove, si manifestano i nuovi fenomeni, sia quelli positivi che quelli negativi.

La Città è, per eccellenza,  l’espressione della complessità, delle contraddizioni e dei conflitti.

La Città è, anche, il luogo dove si sviluppa la tolleranza e la convivenza tra le classi sociali ed economiche.

La Politica, giustamente definita “la forma più alta di carità”, deve occuparsi della Città, perché deve “guidare il nuovo che nasce” e, quindi, favorire tutto ciò che di positivo si presenta e impedire che il male prevalga.

Far Politica per la Città deve voler dire conoscere, capire e, soprattutto, progettare e realizzare quanto serve per migliorare la qualità del vivere nella comunità.

INSIEME esercita il metodo della conoscenza, metabolizza le analisi, non si deprime in logorroiche diagnosi, ma individua e incoraggia tutti i rimedi positivi.

INSIEME è innanzitutto “PER” e non “CONTRO” perché ritiene che ci si debba confrontare sulle proposte, sui progetti e sulle modalità per raggiungere il risultato; senza proposte e senza progetti non  si costruisce nulla di buono, anzi si alimenta l’inerzia e la delusione.

Nel prossimo mese di ottobre andranno alle elezioni amministrative molti Comuni e, tra questi, le più importanti Città d’Italia: Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Bologna.

E’ un passaggio che sarebbe sbagliato sottovalutare. Si tratta, infatti, dei maggiori contesti urbani del Paese, cioè degli ambiti nei quali una società’ globale, in perenne evoluzione, elabora nuove forme di civismo e di convivenza, destinate a proiettarsi nel tempo.

Accanto alla specificità di ogni città c’è, dunque, un tratto comune da osservare, sia in ordine alle dinamiche ed agli equilibri interni -alla “città post-moderna” come tale- sia in ordine al ruolo che le “conurbazioni”, ciascuna con la propria particolare conformazione storica, possono avere nel processo di costruzione dell’ unità europea.

Quanto viene approfondito per la Città può essere, di volta in volta, rielaborato e contestualizzato per tutti gli altri centri urbani, anche i più piccoli.

Perché Milano? Milano è luogo emblematico dell’incontro e dello scambio. Milano  diventa formalmente “luogo della tolleranza” dall’Editto di Milano promulgato da Costantino nel 313 dopo Cristo. Milano è la “Città più Città d’Italia”; infatti nel 1881 Giovanni Verga, in occasione dell’Esposizione Internazionale, così la descrive nel saggio “I dintorni di Milano”.

Quale specialità di Milano? Milano è un insieme di borghi/quartieri dove, da sempre, si vive un’esperienza “glocal” (Piero Bassetti): locale e internazionale. Ogni borgo dialoga con tutto il mondo: da sempre nella storia e oggi ancora di più per effetto della pandemia. Si sta vivendo sempre più la vita di quartiere e la dimensione globale tramite le Conference Call e i giochi di gruppo virtuali diventati di uso quotidiano. Di qui ci si deve muovere per nuove politiche per le Città.

Gianni Verga