La propaganda politica senza sorrisi – di Giuseppe Careri

La propaganda politica senza sorrisi – di Giuseppe Careri

“ Il potere logora chi non ce l’ha”. E’ la risposta fulminante dell’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti a una domanda alquanto maliziosa di un cronista.

E’ solo uno dei tanti aforismi coniati dal politico democristiano della prima repubblica rimasti famoso. Giulio Andreotti è stato per ben sette volte Presidente del Consiglio e per ventuno volte Ministro in diversi ministeri. All’età di 28 anni diventa sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Alcide De Gasperi. Muore nel 2013 all’età di 94 anni, dopo aver assistito alla nascita del V-Day di Beppe Grillo che nel 2007 richiamò in 76 piazze quasi 350 mila persone intercettando il malumore dei cittadini che non credevano più ai politici tradizionali. Grillo, in una piazza maggiore gremita di Bologna arringa la folla contro la politica dei partiti, contro la corruzione e contro le leggi ad personam; Lo fa da tribuno, da comico e attore di piazza capace di coinvolgere le adunate con il suo gridare, incitare, coinvolgere attraverso la sua grinta inusuale.

Dopo un anno dal D-day nasce così il Movimento 5 Stelle che irrompe nell’agone politico conquistando grande visibilità e soprattutto tanti elettori giovani affascinati dalla rivoluzione di “aprire il parlamento come una scatoletta di tonno. Scopriremo tutti gli inciuci, gli inciucetti e gli inciucioni”, grida nelle piazze e nel suo Blog Beppe Grillo.

La politica cambia, si fa quindi più aggressiva nelle piazze e nel web. Il Movimento acquista credibilità con alcune battaglie contro la casta fino all’ultima vittoria del taglio dei parlamentari.

Le loro idee politiche si avvalgono di una piattaforma; Rousseau, che coinvolge gli iscritti sulle decisioni da prendere insieme ai dirigenti del Movimento.

Lo fanno con aggressività, con una forte propaganda sui quotidiani, sul web  e, soprattutto, nei telegiornali pubblici e privati.

Una volta al governo, i 5 stelle gridano fuori i partiti dalla Rai, ma forse si riferivano ai partiti avversari e non a loro stessi. Infatti la Rai viene “divisa”, come ai tempi della riforma, con il Tg1 in quota 5 Stelle, il Tg2 al Centro Destra e il Tg3 al Centro Sinistra. E’ il primo “cedimento” dei 5 Stelle nelle occupazioni delle poltrone.

Niente di nuovo per la verità. In passato era questa la formula per soddisfare le legittime esigenze di tutti i partiti e della loro propaganda. C’è stato, infatti, il periodo iniziale dello strapotere democristiano, poi condiviso con socialisti, repubblicani e liberali; infine il periodo dei comunisti che “occuparono” il Tg3 dell’era Curzi, un telegiornale chiamato Telekabul, con editoriali rimasti nella mente di tanti militanti comunisti.

Oggi il quadro politico è notevolmente cambiato. Si continua a fare propaganda in tutti i telegiornali, compresi quelli privati. Ma la presenza dei nuovi “giovani leoni” è nella sostanza molto diversa dal passato. Ne meglio ne peggio, direi diversa. “Ancorché diano l’idea di non aver letto molti libri, i nostri eroi parlano ormai quasi tutti come libri stampati”. Capita ogni giorno di ascoltare un linguaggio che suona così distante dalla quotidianità di ciascuno di noi”, scrive sull’Espresso Marco Follini, un ex Deputato e esponente di spicco dell’UDC.

Quello che colpisce dei nuovi parlamentari sul palco televisivo, è la recita a memoria di un discorso scritto dalla dirigenza e raccontato dal giovane parlamentare senza una punta di veridicità. La “recita” quotidiana sui telegiornali del mattino, fino a quelli della notte, riguarda tutti i partiti, nessuno escluso. Probabilmente questi giovani parlamentari soffrono di una formula che non consente loro di avere un interlocutore con cui dialogare e mostrare così tratti umani nascosti dalla recita imparata a memoria. Ma la responsabilità, a mio modesto parere, ricade anche sull’impostazione che si dà alla notizia, che prevede il famoso “panino”, cioè la recita a memoria di quattro righe di testo senza domande del giornalista. Per questo il “giovane leone” stenta a mostrare anche il più timido sorriso impegnato a ricordare a memoria il discorso di propaganda.

“E’ tutto un mettersi in posa”, scrive ancora Marco Follini, un mostrarsi impostati, una propaganda senza sfumature, e dunque anche senza una grande efficacia.  Manca ogni traccia di ironia: qualcuno la ritrovi, se può. Ne avra’ un merito e forse anche un beneficio.

Per una volta, però, la politica rinunci a una propaganda televisiva in fondo inutile; i Direttori dei Tg trovino, a loro volta, una formula che renda la giornata politica più interessante e fruibile ai telespettatori. Altrimenti è noia.

Giuseppe Careri

 

 

 

 

Immagine utilizzata: Pixabay