Scuola ritorno in classe, ma solo a settembre – di Giuseppe Careri

Scuola ritorno in classe, ma solo a settembre – di Giuseppe Careri

“In una classe scolastica persino la pedatina che lo studente appioppa al suo compagno sotto l’ala protettiva del proprio banco, persino l’occhiata dell’insegnante che la percorre da cima a fondo per trasmettere un avvertimento, un suggerimento, un ammonimento, rappresentano materia costitutiva del sapere scolastico; Insomma: la “comunità fisica” è un coefficiente indispensabile di una “comunità intellettuale” funzionante”.

E’ quanto scrive in un articolo pubblicato da Repubblica, Alberto Asor Rosa, critico letterario e studioso di letteratura italiana. Senza voler minimizzare l’insegnamento a distanza, più che necessario, dice, in questo momento di pandemia, lo studioso intende sottolineare, dall’alto della sua esperienza di insegnante, le caratteristiche pratiche e umane che si verificano nell’insegnamento “in presenza” come si usa ormai dire in questo periodo di coronavirus.

L’articolo nasce anche dalla decisione definitiva del Governo e del Ministero della Pubblica Istruzione di tenere chiuse le scuole fino all’apertura nel prossimo settembre, pandemia permettendo. Per la verità, la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado per il coronavirus ha creato non pochi problemi alle famiglie, soprattutto a genitori impossibilitati a seguire i loro bambini nell’arco dell’intera giornata. Purtroppo, malgrado gli sforzi del Ministero della Pubblica Istruzione, non è stata trovata una soluzione o, meglio ancora, non si è avuto il coraggio di prendere un’iniziativa concreta per riaprire la scuola sia pure nella massima sicurezza.

Il coraggio lo ha avuto, invece, il Ministro francese Jean Michel Blanquer che ha autorizzato l’apertura della scuola materna ed elementare, una popolazione di 1.5 milioni di bambini. Seguiranno poi le aperture delle scuole medie nei luoghi dove il virus è meno virulento. “La scuola non può aspettare; i francesi hanno il coraggio di difendere l’istruzione soprattutto per i bambini più svantaggiati; se si accumulano difficoltà alle elementari è difficile poi recuperare”, dice in una intervista a Repubblica.

In Italia nell’anno scolastico 2019-2020 gli studenti che siedono nei banchi della scuola statale e privata sono oltre 8 milioni. Gli insegnanti sono così suddivisi: 250 mila insegnano nella scuola elementare; 150 mila nelle scuole medie e 240 mila nelle scuole superiori.

E’ di questi giorni la notizia di 16 mila nuovi insegnanti da assumere per la scuola. Cinque stelle e Partito Democratico fanno a gara per assumersene il merito e la paternità.

Intanto occorre pensare al presente e alle difficoltà d’insegnamento nel periodo della Pandemia. In Italia si è fatto uno sforzo titanico, grazie anche agli insegnanti di ogni ordine e grado che hanno continuato le lezioni “a distanza” anche in mancanza, spesso, di tecnologie adeguate. Non tutti i ragazzi, infatti, erano provvisti di computer e tablet per seguire adeguatamente le lezioni.

Questa è stata la risposta di tutto il settore scolastico per non lasciare i ragazzi senza insegnamento per così tanto tempo.

Dice Alberto Asor Rosa: “Non vedo come si possa sottacere l’impegno eroico che docenti di ogni ordine e grado hanno compiuto e stanno compiendo per tenere in piedi il sistema formativo italiano, con video lezioni, videoconferenze e telefonate individuali.  Centinaia di migliaia di insegnanti lo hanno affrontato con dedizione straordinaria e competenza fuori del comune”.

E’ vero. Per anni gli insegnanti sono stati considerati privilegiati per il loro orario di lavoro troppo “leggero”, secondo i professionisti della critica. Senza considerare il lavoro supplementare svolto a casa, i compitri da correggere, la lezione da preparare per i giorni successivi, il ricevimento dei genitori, i consigli di classe e tanto altro ancora.

Ne si può tacere del loro stipendio irrisorio per lo sforzo di aggiornamento e l’impegno intellettuale da insegnare ai nostri ragazzi.

Forse è giunto il momento di rivalutare certe professioni che proprio in questo momento di coronavirus ha portato alla ribalta professionalità spesso dimenticate come gli infermieri, i medici, il personale sanitario e il personale insegnante che in questa pandemia ha dimostrato di sapersi tirare su le maniche e di essere protagoniste per il rilancio della cultura del nostro paese.

Giuseppe Careri