Emilio Rossi: Il direttore ” filosofo”, difensore del giornalismo pluralista

Emilio Rossi: Il direttore ” filosofo”, difensore del giornalismo pluralista

Era il 3 giugno 1977. In un clima di terrorismo feroce, un commando delle Brigate Rosse colpì a Via Teulada il Direttore del Tg1 Emilio Rossi con 15 colpi di pistola sparati alle gambe, a poche centinaia di metri dalla sede storica della Rai. “E’ un avvertimento alla classe dirigente intermedia del paese”, disse la Brigatista Faranda presente all’agguato. Rossi, prima di rientrare al suo posto di comando, rimase in ospedale diversi mesi a causa di diverse operazioni. Era il preludio del sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e della sua scorta avvenuto solo nove mesi più tardi.

A dieci anni dalla sua morte, la figura di Emilio Rossi, storico direttore del Tg1 nel periodo della riforma del 1975, è stata ricordata con una commemorazione, svoltasi presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, da numerosi colleghi, amici e da Padre Federico Lombardi, giornalista e Direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Padre Lombardi ha ricordato il suo rapporto di amicizia e professionale con Emilio Rossi conosciuto nel periodo della nascita del Centro Televisivo Vaticano dove entrambi facevano parte del Consiglio di Amministrazione.

Padre Lombardi ne ha raccontato il carattere umile e riservato, ma forte come una quercia per la sua dirittura morale e il suo impegno professionale. Fu in quel periodo, infatti, che il carattere forte e determinato di Rossi, nascosto spesso dalla sua umiltà e riservatezza, in alcune occasioni lasciava spazio alla determinazione per raggiungere il risultato che si era prefisso.

I tanti ricordi dei partecipanti alla commemorazione hanno riguardato poi episodi vissuti all’interno del Telegiornale, quando Emilio Rossi iniziò la sua straordinaria avventura, prima da giornalista, poi da segretario di redazione e infine da direttore del Tg1 nel marzo del 1975.

Prima di essere nominato Direttore del TG1, racconta Emmanuele Milano allora suo vice e amico, Emilio Rossi scrisse una lettera infuocata di dissenso al Direttore Generale Bernabei, da poco dimessosi, per manifestargli la sua contrarietà al varo di una riforma “lottizzata” che riteneva sbagliata e impediva di fatto alla politica quel ruolo di imparzialità necessario in un servizio pubblico pluralista.

Milano racconta anche la storia di Emilio Rossi bambino, del suo amore per il mare e per la lettura dei quotidiani che aspettava ogni mattino alla porta di casa. Non che questo significasse una precocità giornalistica, scrive Emilio Rossi anni più tardi, ma era solo un desiderio di conoscenza che non lo abbandonerà tutta la vita.

Quando Emilio Rossi studiava legge, ebbe la fortuna di ascoltare una lezione sul matematico, fisico e filosofo Blaise Pascal. Fu talmente colpito dalla figura del matematico che decise di iscriversi anche a Filosofia. Si laureò anni dopo in Giurisprudenza e Filosofia.

Anche se riservato, la figura di Emilio Rossi si propagò tra tutti i giornalisti che scelsero di appartenere al suo telegiornale nel periodo della riforma della Rai. Emilio Rossi diede un impulso notevole alle notizie del suo telegiornale; infaticabile, era il primo ad entrare in Rai e l’ultimo ad uscirne. All’epoca non c’erano ancora i telefonini, i computer, e le notizie arrivavano attraverso la telescrivente con un operaio che le consegnava al direttore e alle redazioni. Emilio Rossi leggeva spesso le notizie in anteprima che arrivavano in continuazione sulle telescriventi. Le riunioni erano un concentrato del “sapere”. Rossi conosceva tutti gli argomenti della giornata e, per certi versi, “interrogava” i suoi giornalisti per avere ragguagli, curiosità, aneddoti sui principali e marginali notizie del giorno che lui peraltro già conosceva. Era inflessibile e carismatico.

Piero Badaloni, un giovane giornalista della cronaca, ricorda i momenti che consegnava il testo al Direttore. “Il servizio non doveva durare oltre 15 righe, all’incirca un minuto di servizio”, racconta Badaloni, ma Emilio Rossi trovava sempre il modo di togliere gli aggettivi per rendere il testo più scorrevole. Per Badaloni, sembrava impossibile che il Direttore potesse tagliare il testo già “asciugato in precedenza da lui stesso”, ma lui ci riusciva e per me fu un grande insegnamento.

Emilio Rossi non si occupava solo del testo. Per lui erano fondamentali le immagini, persino gli effetti, racconta Andrea Melodia all’epoca Capo della Cronaca del Tg1. Rossi, infatti, riteneva gli effetti sonori e le immagini fondamentali per arricchire il testo che lo accompagnava.

Grande fu il dolore di tutti i collaboratori del mondo politico, giornalistico e tecnico, quando la mattina del 3 giugno 1977 un commando delle brigate Rosse lo colpì, inerme, alle gambe con diversi colpi di mitraglietta che lo resero claudicante per il resto della sua vita.

“Emilio Rossi si serviva dei mezzi pubblici per recarsi in Rai”, racconta Fabiano Fabiani Direttore del Telegiornale dal 1966-68, anche se lui poteva servirsi dell’auto sociale e arrivare all’interno della Rai dove non avrebbe corso nessun pericolo”. Fabiani racconta dell’invasione russa a Praga nel 1968. Emilio Rossi, suo vice allora, lo chiamò alle 4 del mattino per raccontargli dell’invasione. Fabiani gli chiese chi era la fonte e Rossi disse un’agenzia americana. Al che Fabiani replicò: ma siamo sicuri? Si disse Rossi, lo conferma anche l’agenzia Tass!!!

Nuccio Fava, racconta del suo bellissimo rapporto con Emilio Rossi, della sua integrità morale, della sua figura umana che consentiva ad ognuno dei colleghi, anche non giornalistici, di sentirsi parte di un gruppo speciale e pluralista.

Infine la testimonianza del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna che ebbe Emilio Rossi come direttore per un periodo di tempo. Carlo Verna propone, il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti, a un premio giornalistico in nome di Emilio Rossi, un grande uomo rispettoso della libertà, del pluralismo e dell’etica morale.

Giuseppe Careri