Battesimo del fuoco per Matteo Renzi di fronte al Senato. Poi sarà la volta della Camera

Battesimo del fuoco per Matteo Renzi di fronte al Senato. Poi sarà la volta della Camera

Mentre già infuriano le prime polemiche sul fatto che quello di Matteo Renzi sarà o meno un governo “delle tasse”, al Senato giunge il battesimo del fuoco per l’esecutivo formato dal Segretario del Pd. Questa volta, infatti, secondo tradizione, tocca a Palazzo Madama ascoltare per primo le dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio per il voto di fiducia.

Tutto sembrerebbe tranquillo perché sulla carta il nuovo Governo è in grado di superare la soglia minima richiesta di 161 senatori, anche se per il regolamento del Senato basta ottenere la maggioranza dei votanti.

Resta da superare una serie di malumori che stanno ancora serpeggiando soprattutto dopo la presentazione della lista dei ministri. In teoria, i più pericolosi sono quelli che riguardano i Popolari per l’Italia di Mario Mauro e Lorenzo Dellai che al Senato hanno più di 10 seggi. Si ritengono inspiegabilmente esclusi dal Governo in cui Mauro era Ministro della Difesa per premiare la componente di Mario Monti, cui è andato il Ministero della Pubblica Istruzione con Stefania Giannini, e l’ancora più piccola componente dell’Udc  con il Ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti.

delegazione centro

I popolari hanno rinviato ufficialmente all’ascolto delle dichiarazioni programmatiche  la decisione finale, ma Mauro ha dichiarato che i Popolari finiranno per non votare contro per senso di responsabilità.

Altre questioni riguardano i tanti gruppetti e gruppettini che  fanno da contorno ai partiti maggiori con i quali vengono, comunque,  eletti i loro rappresentanti. Ad esempio, è il caso dei senatori socialisti, tre, e di quelli del Gal, altri tre, che avevano già votato la fiducia a Letta. Anche loro non hanno gradito la lista dei ministri ed alzano la voce con la speranza di ottenere almeno un sottosegretario.

Nessuno sa ancora come si comporteranno, invece, i fuoriusciti dal Movimento Cinque Stelle che sono entrati nel Gruppo Misto.

I problemi veri al nuovo esecutivo, però, non dovrebbero venire dai numeri, anche se quelli che Renzi raccoglierà al Senato saranno in ogni caso indicativi sullo stato di salute con cui si accinge a governare, bensì dai problemi oggettivi posti dalla situazione economica, sociale ed istituzionale del Paese.

Una volta ottenuta la fiducia, Renzi si troverà dinanzi alle stesse questioni che hanno costretto Enrico Letta a muoversi con una certa cautela. Quella cautela che il Segretario del Pd non ha apprezzato e che lo ha portato ad accelerare i tempi della crisi politica.

Gianluca Scialanga