Un bunker sotto i giardini di Villa Torlonia – di Giuseppe Careri

Un bunker sotto i giardini  di Villa Torlonia – di Giuseppe Careri

Alle 11,13 del 19  Luglio 1943 ebbe inizio il massiccio bombardamento anglo americano sulla città di Roma. I bombardamenti degli alleati colpirono interi quartieri della periferia est della città. In particolare fu centrata la zona di San Lorenzo con lo scalo ferroviario ritenuto dagli americani obbiettivo strategico, e poi i quartieri prenestino, tiburtino e nomentano. Al cimitero del Verano i bombardamenti alleati demolirono gran parte della basilica di San Lorenzo e diversi palazzi circostanti, causando distruzione, 2 mila morti e 20 mila feriti. Ma lo scopo principale degli “Alleati” era anche colpire Villa Torlonia, del Principe Giovanni Torlonia, abitata nel nucleo centrale dei giardini della Villa da Benito Mussolini e dalla sua famiglia.

Diciotto anni prima, il 22 Luglio 1925, il Principe Giovanni Torlonia, ultimo erede del ramo Torlonia discendente da Alessandro, affittò infatti la Villa al Duce, per un canone di affitto simbolico di 1 lira l’anno. Mussolini e la sua famiglia la occuparono fino al 25 luglio del 1943 dopo il gran Consiglio e la caduta del fascismo.  Per la verità, ancora oggi non è certo se il canone di 1 lira fosse al mese oppure l’anno.

La villa “fuori porta” dei Torlonia occupa 13 ettari di parco e fastosi edifici realizzati tra i primi dell’800 e i primi del 900. Tra i numerosi interventi architettonici ci fu anche quello dell’illustre architetto Giuseppe Valadier.  Inizialmente Mussolini riceveva i suoi ospiti illustri nei giardini di Villa Torlonia e fu solo nel 1929 che si trasferì stabilmente nella villa con la moglie Rachele e i suoi 5 figli figli, Edda, Vittorio, Bruno, Romano e Anna Maria.

La residenza principale del Duce, prima di trasferirsi definitivamente a Villa Torlonia nel 1929, era stata un’abitazione in via Rasella, strada che diventerà famosa il 23 marzo del 1944 dopo l’azione dei partigiani romani dei Gap che uccisero 33 soldati tedeschi e 55 feriti. La reazione tedesca fu immediata con il massacro di 335 persone prese nelle carceri a caso.

L’appartamento scelto per la residenza del Duce a Villa Torlonia fu il Casino Nobile. Mussolini e sua moglie Rachele erano sistemati al primo piano, mentre i ragazzi alloggiavano al terzo piano. Mussolini dormiva in una stanza separata e la moglie Rachele nella stanza opposta. La sicurezza del Duce e della sua famiglia era assicurata giorno e notte da numerosi poliziotti e da un rifugio sottorraneo.

Dopo l’arrivo di Mussolini alla Casa Nobile, ricca di arredi, affreschi, quadri e mosaici, il Principe Giovanni Torlonia si trasferì alla Casina delle Civette, una costruzione ispirata ai rifugi di montagna. Ideata nel 1839 dall’Architetto Giuseppe Jappelli, la Casina delle Civette fu trasformata agli inizi del 900 in un eclettico villino. Il suo nome è legato al ricorrere di elementi decorativi ispirati al tema della civetta. Le numerose vetrate policrome presenti sono state realizzate in gran parte nella bottega di Cesare Picchiarini tra il 1910 e il 1925.

In un ambiente paragonabile ai bellissimi giardini inglesi, la famiglia di Mussolini adattò le proprie esigenze quotidiane agli spazi circostanti. La villa era diventata infatti la location per i ricevimenti e le grandi feste, tra le quali spicca quella della figlia Edda Mussolini insieme al marito,ilConteCiano.
Per il tempo libero Mussolini si era fatto costruire un galoppatoio e campi di tennis. Ma il periodo dello svago e dell’allegria dovette lasciare il campo alle prime e importanti notizie sull’avvicinarsi della guerra. Già da tempo il Duce si fece costruire un rifugio a una profondità di 6 metri con mura perimetrali di circa 1 metro e mezzo

Con l’entrata dell’Italia in guerra nasce l’esigenza di proteggere il Duce da eventuali attacchi aerei e comincia così la realizzazione del Bunker che non fu mai ultimato. Nella rievocazione dei bombardamenti anglo americani si è riprodotta con suoni e immagini la devastazione del quartiere popolare di Roma. Sul pavimento del Bunker sono proiettate infatti le immagini di repertorio dell’Istituto Luce viste dall’alto di Roma bombardata con relativi allarmi, mentre sulle pareti si vedono grandi gigantografie di Roma ridotta in macerie.

Chiusi in una fila ordinata di adulti e ragazzi, parte la simulazione: prima il suono lungo, straziante, di una sirena prolungata…. Il boato assordante delle bombe lanciate dagli aerei su Roma…. Il pavimento che trema…. Appaiono le prime immagini dei palazzi crollati, dei superstiti che vagano come fantasmi tra le macerie… ancora bombe…. Poi un silenzio di morte e di distruzione per i 51 bombardamenti subiti da Roma fino al maggio 1944 nella guerra voluta dal regime.  Una ricostruzione audiovisiva per certi versi emozionante, con la capacità di farci ritornare a quei giorni, a quelle immagini, a quel periodo che è impossibile dimenticare per le atrocità commesse, le sofferenze subite, la fame, la carestia, la solitudine dei morti. Ognuno di noi, quasi per un segnale misterioso, sente la necessità di uscire da un Bunker soffocante a forma di cilindro per attutire i bombardamenti. Una lezione di storia che arriva in concomitanza con il 25 aprile, Festa della Liberazione in onore a tutti coloro che hanno combattuto per noi contro la tirannia e la violenza devastatrice di una guerra che molti di noi non avremmo mai voluto combattere.

Giuseppe Careri