Una riflessione sulla pace in Ucraina – di Mattia Molteni

Una riflessione sulla pace in Ucraina – di Mattia Molteni

Un cessate il fuoco in Ucraina quale passo preliminare alla pace? Una buona idea sulla carta ma, all’atto pratico, irricevibile da Putin, quantomeno non oggi.

Perlomeno non se prendiamo per buone alcune analisi che imputano le recenti ritirate ucraine agli effetti di una carenza di proiettili d’artiglieria causata delle lungaggini occidentali nei rifornimenti.

Se l’analisi fosse corretta ad ora abbiamo un esercito a corto di munizioni (quello ucraino) costretto a ritirate dolorose da quello russo che non ha invece la carenza di rifornimenti che auspicavamo provocare con le sanzioni. Anzi è assodato che la capacità produttiva di Mosca è persino migliorata rispetto a due anni fa come dimostra, notizia di questi giorni, l’entrata in servizio di un nuovo modulo per bomba planante guidata che consente di riutilizzare le vecchie bombe di epoca stalinista adeguandole agli standard odierni.

Purtroppo, come dicevo, in una guerra d’attrito non è possibile pensare a un “cessate il fuoco” che, inevitabilmente, favorirebbe il contendente più in difficoltà (in questo caso l’Ucraina) consentendogli un ripristino di scorte e riserve il tutto a detrimento di chi si è dissanguato per questo risultato (i Russi) che dovrebbe in pratica ricominciare da capo se il cessate il fuoco non si concludesse con la pace. Ne consegue che in questa situazione Putin non può che rifiutare simili proposte e, al posto suo, non vedo chi accetterebbe un simile suicidio strategico.

In tal senso, se lasciamo passare l’emozione del momento, potremmo provare a leggere l’intervento di Papa Francesco alla RSI non come il solito monito pacifista del “Papa Pampero” (come è stato dispregiativamente definito sui social giocando sull’assonanza Pampas-liquore) antiamericano e antioccidentale ma come un appello a intavolare una trattativa prima del disastro.

Che un Papa si esponga così è irrituale ma, se diamo retta alla storia, scopriamo che spesso Santa Romana Chiesa è molto ben informata su ciò che succede al mondo e del resto 1000 anni di esistenza geopolitica non sono certo un curriculum irrilevante…. Quindi una riflessione extra penso sia dovuta anche solo per sincerarsi che non stiamo perdendo di vista pezzi del mosaico poiché, il “Papa-Pampero” tanto ubriaco non dev’essere se PER PRIMO, anni fa, ha iniziato a parlare di terza guerra mondiale a pezzi quando ancora nessuno se ne era accorto.

Altro punto dolente in un’ipotetica proposta di pace tra Mosca e Kiev coinvolgerebbe l’inevitabile adesione Ucraina (o di quanto ne resta) alla UE… Ineccepibile circa il principio molto più difficile tradurlo nella pratica.

Anche ammettendo che i russi ingoino il boccone di vedere la Ue espandersi ancora ad est (prospettiva per loro non esaltante ma visto il pasticcio in cui si sono cacciati mai dire mai…) il problema sarebbe però la reale capacità europea di gestire la questione senza collassare. Di seguito i dati.

Ad oggi l’Ucraina è un paese fallito, pieno di debiti e con una residua capacità produttiva limitata perlopiù alle aree estrattive e alla produzione agricola. Le aree più industrializzate del paese sono state invase (area del Don) o distrutte assieme a una buona parte dell’infrastruttura logistica-elettrica del paese.

Può quindi l’Unione accollarsi debito e ricostruzione? Probabilmente sì. Lo spettro di una recessione, nella seconda metà del 2024, aleggia ma anche così la Ue dovrebbe avere le forze per gestire un simile processo MA, ciò che più manca credo sia la volontà di farlo.

Sarò di vedute limitate ma non credo che l’accollarsi i miliardi di debiti di guerra, i costi di riparazione dei danni e la gestione dell’inevitabile crisi sistemica socio-economica ucraina sia una pillola di facile digestione per gli amici olandesi, tedeschi, scandinavi e rigoristi vari. Meno che mai vedo pronto a far concessioni in tal senso il PPE tantopiù se consideriamo che i suoi azionisti di maggioranza sono i tedeschi di CDU e CSU già alle prese in casa propria col contrasto all’AFD che pare in gran spolvero.

Immagino inoltre che un’eccezione “ad Ucrainam” non sia proprio il sogno di chi è stato vessato in passato dalle scellerate politiche di rigorismo UE (Grecia per fare un nome a caso).

Se anche si superasse la precedente impasse, e non mi par cosa da poco, come europei avremmo ancora problemi sul fronte agrario infatti l’accettazione di un colosso agricolo come l’Ucraina all’interno del mercato comune sconvolgerebbe gli equilibri e avrebbe l’alta probabilità di materializzare uno dei due seguenti scenari:

  1. Si materializza un dumping remunerativo feroce contro gli agricoltori della UE tutta che dovranno fronteggiare l’ingresso massiccio di merci prodotte al di sotto degli standard comunitari e con costi di manodopera risibili.
  2. Si finirà col dare in regalo le proprietà ucraine ai grossi speculatori agricoli perché mai e poi mai la popolazione agricola ucraina, impoverita dalla guerra, potrà adeguarsi in tempi stretti agli standard UE e, pertanto, per sopravvivere, si vedranno costretti a svendere per due soldi le loro terre (che sono anche tra le terre più fertili d’Europa).

Nel caso si realizzi uno di questi due scenari è facilmente prevedibile una diffusione di ulteriori tensioni sociali di difficile gestione.

Se si verificasse quanto al punto A i contadini europei (che già sono in agitazione per le politiche green e per il dumping operato da importazioni di prodotti extra UE) avrebbero da che esser preoccupati e immaginare proteste più dure di quanto appena visto non mi sembra certo utopia.

Qualora un’adesione dell’Ucraina alla Ue seguisse qualcosa di simile all’enunciato B mi aspetto invece di vedere una rapida conversione sulla via di Mosca da parte della popolazione ucraina che si sentirebbe tradita da noi (e nel caso non avrebbero nemmeno tutti i torti): prima mandati al macello per fermare lo zar, impoveriti e poi derubati dagli alleati della loro stessa terra.

Non mi dilungo ad affrontare l’ipotesi che veda la Russia impegnata a riparare i danni che ha causato come parte di un accordo infatti temo che Mosca, che ha già i suoi problemi, potrebbe essere interessata ad investire, forse, solo nella zona che andrebbero a occupare vita natural durante ma, mai e poi mai, pagherebbe la crescita e la stabilizzazione della parte europea (e vedendo la cosa con un po’ di cinismo e realpolitik non si potrebbe nemmeno dar loro torto).

Concludo dicendo che questo mio scritto, lungi dal voler essere risolutivo mira solo ad esser fonte di spunti di riflessione che, credo, poggino sulla concretezza attuale poiché non vedo all’orizzonte grandi statisti ma solo piccoli mercanti di voti e prebende che giocano tutto sul qui e ora. Esattamente come desidera la maggior parte della popolazione europea e occidentale che, checché se ne dica, avendo perso la prospettiva trascendente/futura non può che volere risultati godibili nel ristretto arco temporale della propria vita presente o prossima futura precludendosi così sogni di ampio respiro.

Del resto in un mondo in cui si preferisce che le generazioni future non ci disturbino nemmeno con l’eventualità della loro nascita (Francia docet) non vedo proprio possibile sacrificare il presente per il benessere di chi verrà.

Mattia Molteni