Autonomia differenziata e la Costituzione – di Massimo Maniscalco

Autonomia differenziata e la Costituzione – di Massimo Maniscalco

Il Recovery Plan nasce, nel pieno della pandemia Covid, per tutelare la salute dei cittadini ed aiutare i paesi ad accelerare la ripresa. Il Next Generation EU ha destinato 194 miliardi di euro all’Italia con l’esplicito intento di contribuire a colmare gli squilibri territoriali tra Mezzogiorno e le altre aree del paese in tema di diritti civili e sociali, come previsto dalla Costituzione[1], tramite politiche di coesione, convergenza e perequazione. Questi i principali obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in acronimo PNRR dell’Italia.

Il PNRR, oggi

Da quasi un anno,  il Governo non pubblica dati sui volumi di spesa dei Fondi europei rendicontati dalla Ragioneria dello Stato.

Per ciò che si sa, fino ad ora sono stati spesi quasi 41 miliardi di euro. Il difficile riguarda il prossimo triennio, periodo in cui la spesa dovrebbe coprire la differenza, compito certamente non facile.Un segnale incoraggiane proviene dai 100 miliardi di euro impegnati dai soggetti attuatori.Il Ministro Fitto si mostra moderatamente ottimista: abbiamo avuto erogato il 52,7% del totale (102,48 miliardi di Euro); siamo stati gli unici ad avere ottenuto il pagamento della quarta rata ed abbiamo presentato gli obiettivi della quinta; il tutto, nonostante l’inflazione, imprevista in fase di previsione.

L’Italia è numero uno in Europa nel raggiungimento di “traguardi” ed “obiettivi” legati agli investimenti raggiunti; come pure è seconda solo alla Spagna in relazione a “traguardi” ed “obiettivi” centrati sulle Riforme.

Però, se la spesa del Piano si confermasse quella fin qui attuata, il ritmo dovrebbe triplicare affinché l’Italia riesca a percepire tutti i 194,4 miliardi disponibili; le amministrazioni avrebbero due anni e mezzo per impegnare\spendere i 151 miliardi ancora disponibili; tenendo presente che i dati disponibili non permettono di capire quanto non è stato ancora assegnato, quanto è stato assegnato ma non bandito, oppure bandito ma non ancora aggiudicato, oppure ancora aggiudicato ma non realizzato, oppure infine realizzato ma non rendicontato.

La speranza si affida ai ritardi fin qui accumulati, magari, nelle pieghe delle procedure. Saprà il contesto procedere a velocità tripla? Drammatica la situazione del Ministero della Salute che finora ha speso solo il 3,7 % dei 15,6 miliardi di Euro destinati: incredibile paradosso, se si torna a rileggere quando scritto nel primo rigo delle presenti note. Ritardi altresì difficili da spiegare a quella porzione di collettività che di efficacia ed efficienza nel comparto avrebbe enorme urgente bisogno; invece molti ed importanti i fronti aperti: uno per tutti: “Il piano di medicina territoriale è quasi irrealizzabile per assenza di personale; manca di modelli di organizzazione e di un accordo con i medici di Medicina Generale[2]”.  Ovviamente c’è chi ha fatto anche peggio!

La rimodulazione del Piano attendeva un esito concordato tra le parti dall’11 novembre 2023; dopo poco più di tre mesi, il 13 febbraio 2024, l’intesa si è sbloccata, tramite un accordo tra la Commissione Europea e l’Italia, ancorché comportando un effetto domino, in ultimo complicato dai difficili rapporti personali tra i ministri Fitto e Giorgetti. Il compromesso consentirà la disponibilità di 13 miliardi sui 17 che servirebbero per completare il programma Industria 5.0.;

Per il Ministro Fitto, non essendoci scadenze precise non ci sono ritardi.

Misure anti ritardi ed indicazioni ed interventi per responsabilizzare gli Enti locali: è il bollino della Ragioneria a certificare dove e da chi verranno 12,8 miliardi che ancora necessitano. Da chi? 8 Ministeri ed i Comuni. Da dove: per completare la dotazione delle inderogabili necessità, il Governo dovrà utilizzare anche le disponibilità ancora residue del Fondo sviluppo e coesione, pari ad  4,8 miliardi, del Piano complementare, del Fondo per Investimenti. La copertura di tutti i Progetti, ancorché a costi anche difficili, è garantita.

E’ stato realizzato un cambio di governance: alla precedente Unità di missione è stata sostituita la Struttura di Missione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la partecipazione del CNEL. Chi non raggiungerà gli obiettivi previsti e fissati, sarà tenuto alla restituzione dei Fondi.

Domanda: i Livelli Essenziali ed Uniformi delle Prestazioni, previsti dall’articolo 117 della Costituzione e pregiudiziali per l’approvazione della Riforma “Autonomia Differenziata”, nei prossimi giorni di nuovo in calendario, come saranno finanziati?

Il Governo ha inviato alla Commissione europea una nuova richiesta di modifica del PNRR; “La revisione è il risultato di interlocuzioni svolte nel quadro della continua e proficua collaborazione tra il Governo Italiano e la Commissione Europea; la revisione consentirà la corretta attuazione del Piano così come modificato lo scorso Dicembre[3]”.

“L’Italia, nell’anno 2026, dovrebbe godere di una aggiuntività di Prodotto Interno Lordo da PNRR tra il 2% ed il 2,50%, superiore alla media europea che raggiungerà un più 1,4%, secondo aggiornati modelli matematici di previsione[4]”.

La Costituzione. Articolo 3:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Articolo 116, 3° comma: 

ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere “l”, limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, “n” ed “s”, possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato,  su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere, a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata

Articolo 117:

La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.

Lettera m:

Determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale[5].

Articolo 119:

I Comuni, le Province, le Città Metropolitane, le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione Europea.

La legge dello Stato istituisce un Fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante[6].

L’Autonomia Differenziata, oggi e domani.

Le riforme quale balsamo, magari temporaneo, per compattare i partiti che tendono differenziarsi in vista delle Elezioni europee.

Il Bene comune e non gli egoismi (“accrescerebbe le diseguaglianze”), quale Nord della bussola per il comportamento di politici ed amministratori.

Fintantoché non saranno individuati, deliberati e finanziati i Fondi per garantire a tutti ed a tutte i LEP, Livelli Essenziali ed Uniformi di Prestazioni,  per rimuovere gli squilibri e tutelare la coesione sociale, come Costituzione stabilisce, l’Autonomia differenziata a “finanza invariata” sarà solo un Flatus Vocis.

L’iter legislativo procede, adesso alla Camera dei Deputati, nonostante le diverse voci e perplessità da più parti sollevate.

“Nessun pregiudizio nei confronti dell’Autonomia differenziata, perché faremmo l’errore di quelli che vogliono semplicemente trincerarsi dietro un approccio rivendicativo; se non ci sono le risorse per finanziare i fabbisogni standard, allora le intese ai sensi dell’Autonomia non si devono fare[7]”.

Una per tutte, oltre quelle delle quali chi scrive ha dato conto nelle precedenti riflessioni sull’Autonomia differenziata non solo penalizzerà i cittadini del Sud, ma indebolirà anche le regioni del Settentrione[8]”.

I molti Sindaci (la stampa ha scritto di quasi un migliaio) del Mezzogiorno confluiti a Roma, con alla testa il Presidente della Regione Campania, De Luca: “L’Autonomia offende e calpesta il Sud”.

“L’accordo sull’Autonomia è uno dei pilastri di questa maggioranza, insieme al Presidenzialismo (del quale ancora non è stato elaborato un testo definitivo, Nota di chi scrive); se non passasse, verrebbe meno l’oggetto sociale della Maggioranza (di Governo)[9].

Il ricatto di far cadere il Governo incombe sulla maggioranza e la sgomenta. Minacce adombranti anche possibili secessioni in assoluto contrasto con una realtà comunitaria che necessita di una Italia unita, forte e capace di organizzare financo un esercito comune con gli altri grandi paesi europei, per contrastare eventuali mire espansionistiche della belligerante Russia. Pare, altresì, che alcune crepe si stiano cominciando a manifestare, anche nella maggioranza di Governo, rispetto ad un progetto Autonomia che rischia di dividere il Paese.

Serve adesso una grande attenzione dell’opinione pubblica e della cittadinanza attiva consapevole per evitare di costituzionalizzare profonde ingiustizie. Fare sempre la propria parte, in ottica non di egoismi ma di Bene comune, secondo gli insegnamenti di Piersanti Mattarella, è il percorso virtuoso sul quale bisogna incamminarsi una volta per tutte[10].

Torna l’ora dei “moderati”: ragionare invece che comunicare; fare i conti con i vincoli internazionali; confrontarsi con le opposizioni, invece che irriderle, in quanto costituite da avversari e non da nemici da stroncare, senza nulla concedere.

Se ad Autonomia differenziata diventata legge, senza i Livelli Essenziali ed Uniformi di Prestazioni[11], correttamente individuati, deliberati e finanziati, gli squilibri non diminuissero e quindi fossero inutili gli sforzi finanziari deliberati ed attuati nel Next Generation EU, quali le decisioni dell’Unione Europea?

Può l’Italia rischiare di fare a meno di un grande quantità di Fondi, taluni anche già impegnati e magari anche spesi, erogati con le rate del Next Generation EU?

C’è chi sostiene che neanche gli incrementi di Prodotto Interno Lordo ottenibili con la spesa tempestiva delle somme del Piano europeo metteranno in tranquillità i conti dello Stato nei prossimi due anni.

Cosa potrebbe accadere finanziariamente, economicamente e socialmente se non ci fossero?

Massimo Maniscalco

 

[1] Articoli 3, 116, 117, 119.

[2] Francesco Cognetti, Oncologo.

[3] Raffaele Fitto, Ministro per il PNRR.

[4] Paolo Gentiloni, Commissario Europeo per gli Affari Economici.

[5]  Competenza statale trasversale il cui scopo è di garantire una soglia uniforme di livelli prestazionali relativi ai diritti civili e sociali, a tutela del principio di solidarietà ed eguaglianza, riservato indistintamente a tutti gli individui; tale competenza é, quindi, destinata a comprimere l’autonomia legislativa regionale ogni qualvolta emergono esigenze di uniformità giuridica.

[6] Lo scopo è quello di garantire che in tutte le Regioni, a prescindere dalla capacità di ricavare risorse fiscali dal loro territorio, siano rispettati gli stessi standard nei livelli delle Prestazioni Essenziali; il fondo viene finanziato da una compartecipazione al gettito IVA e dall’addizionale regionale IRPEF..

[7] Roberto Occhiuto, Presidente della Regione Calabria e Vice Presidente di Forza Italia; Palazzo dei Normanni, 3 Marzo 2024, al Convegno organizzato dal Centro Studi Giuseppe La Loggia per celebrarne i 30 anni dalla morte.

[8] Luca Bianchi, Direttore di Svimez, Associazione per lo Sviluppo dell’Industria n el Mezzogiorno.

[9] Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto. Ipse dixit.

[10] Pietro Massimo Busetta.

[11] I Livelli Essenziali delle Prestazioni, previsti dall’articolo 117 della Costituzione, sono gli standard minimi di servizi che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo di residenza; la loro funzione è quella di tutelare l’unità economica e la coesione sociale del Paese e rimuovere gli squilibri in tema di Diritti.