Le voci diverse sull’Ucraina e l’invio delle armi – di Massimo Brundisini
Giorgia Meloni a Kiev, con piglio degno di Giovanna D’Arco, ha detto, tra le altre cose, che l’Ucraina è casa nostra, che difende la nostra libertà e che l’Italia la sosterrà ad ogni costo fino alla vittoria. Firmando poi un patto per la sicurezza della durata di dieci anni: in caso di un nuovo attacco all’Ucraina (?), l’Italia si impegna alla “collaborazione immediata e rafforzata”, con un meccanismo di risposta di emergenza in 24 ore. Quindi, un decisionismo intransigente.
Tali affermazioni apodittiche, e anche il patto decennale, purtroppo hanno un’unica conseguenza certa, e cioè la morte di ancora tanti civili e soldati ucraini (e russi), nonché ancora distruzione. Forse non sarebbe sbagliato considerare il fatto che non esiste una ragione assoluta al cento per cento che giustifichi un’intransigenza totale, e che questa banale considerazione, ormai accettata dai più, è l’unica via che possa aprire la strada a negoziati di pace. Si disegna sempre la Russia come aggressore, senza minimamente fermarsi ciò che è percepito a Mosca. Cioè che la Russia si è sentita aggredita, come a suo tempo fu per gli USA con i missili a Cuba. E non dimentichiamo quanto stigmatizzato da Papa Francesco con “l’abbaiare della Nato”.
A conforto di una visione alternativa al bellicismo ad oltranza, ho pensato di proporre, sui tragici fatti ucraini, due opinioni molto autorevoli: la prima è quella del Generale Fabio Mini, già Capo di Stato Maggiore del comando NATO per il Sud Europa e Comandante NATO della missione KFOR per il Kosovo. In un suo articolo a tutta pagina sul Fatto Quotidiano del 24 febbraio, dal titolo emblematico: ”Il pantano dell’ultimo azzardo e i trent’anni contro la Russia”, ci propone un’analisi decisamente controcorrente rispetto alla versione del main stream, e che parla del 24 febbraio come di un anniversario farlocco. Riporto solo alcuni passaggi: dice provocatoriamente il generale che più che l’anniversario dei due anni di guerra, si dovrebbe riflettere sull’anniversario dei trent’anni (dal 1994) di destabilizzazione in Europa e allargamento della NATO ai danni della sicurezza russa, dei vent’anni di guerra di sovversione (dal 2004) da parte degli Stati Uniti in Ucraina, e dei dieci anni (dal 2014) di guerra di repressione ucraina nei confronti dei suoi stessi cittadini russofoni.
Con queste premesse, il generale afferma quindi che la spedizione militare russa in territorio ucraino non è stata, come si sente dire spesso, immotivata, non provocata, illegale e nemmeno criminale. Erano stati inutili i tentativi di ricerca di accordi con il regime ucraino che, con i presidenti Yushenko, Turcynov, Poroshenko e Zelensky, era palesemente nazista e antirusso. Lo schieramento delle armi occidentali ai confini della Russia azzerava il tempo di preavviso per la sua difesa, e avrebbe innescato la sola guerra possibile: quella nucleare e preventiva in Europa. L’accordo quasi raggiunto in Turchia all’inizio delle ostilità fu fatto fallire per esplicito ricatto degli anglo-americani, che così resero ben chiaro quale guerra e per chi avrebbero dovuto combattere gli ucraini fino al loro ultimo uomo: una guerra di autodistruzione contro la Russia per gli interessi angloamericani in Europa e nel mondo. L’opzione militare russa aveva quindi i suoi motivi in decenni di provocazioni e nell’imminenza/immanenza di un rischio esistenziale per la Russia e per le popolazioni affini, che il diritto internazionale prevede debbano essere protette (Right to protect o R2P).
Dice più avanti Mini: “L’Ucraina e l’Occidente sono di fatto inchiodati e incapaci di uscire dal tunnel in cui si sono ficcati per dar retta agli estremisti e ai bellicisti nazionali e internazionali. Nella migliore delle ipotesi Europa e Ucraina saranno schiave dei debiti e degli interessi altrui senza alcuna prospettiva di pace e di crescita”.
Sulla disinformazione dice poi: “Ci sono dei limiti anche nella capacità di disinformare e sono insiti nella capacità di ricordare. Per ogni mito che costruiamo sui nostri valori di democrazia, libertà e civiltà, ci sono milioni di persone che ricordano come siamo riusciti a dimenticarli nelle guerre degli ultimi cento anni e nei massacri degli ultimi cento giorni. Per ogni mito costruito sulla dirigenza ucraina e sulla dissidenza russa ci sono milioni di persone che ricordano chi sono questi idoli e cosa hanno fatto veramente. Persone che riescono a sottrarsi alla sistematica violazione della memoria, che la disinformazione vorrebbe polarizzare su quella volutamente corta e quella volutamente lunga che meglio si presta a giustificare i massacri, stravolgere la storia e alimentare l’odio e la vendetta”.
Ricordo, a supporto di questa coraggiosa visione, la prese di posizione dei generali dello Stato Maggiore Francese contro il progetto NATO 2030, come si può leggere in questo illuminante articolo del 14 Marzo 2021: il titolo della lettera dei generali è emblematico “Fermare questo folle treno prima che sia troppo tardi!” (CLICCA QUI) E non è sicuramente un caso che siano i militari ad avere le idee più chiare sulle guerre.
Ma un’altra autorevole voce la possiamo ritrovare sempre in un articolo del Fatto Quotidiano del 24 Febbraio, quella di Jeffrey Sachs, economista di fama mondiale e consulente di vari segretari delle Nazioni Unite e di presidenti americani, che ci ha abituato a dichiarazioni controcorrente e in piena libertà. Dice Sachs, senza grandi giri di parole: “La verità è venuta a galla: questa è una guerra causata da un cinico sforzo trentennale degli Stati Uniti per mantenere la Russia debole, anche attraverso l’espansione della NATO in Ucraina. L’Europa, purtroppo, è uno dei due grandi sconfitti della politica statunitense, il più grande dei quali è naturalmente l’Ucraina”. E questo perché:” Gli USA mirano a rimanere l’egemone globale del mondo e una Russia forte costituisce una minaccia per questa egemonia”.
E continua, con molta determinazione: “Non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli USA non avessero spinto per l’allargamento della NATO negli anni ’90, contrariamente alla promessa fatta a Gorbaciov nel 1990 – la Nato non si sarebbe mossa di un pollice verso Est. Non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli Usa non avessero allargato la NATO a dieci paesi tra il 1999 e il 2004. Non ci sarebbe stata nessuna guerra se la NATO non avesse bombardato Belgrado per 78 giorni di fila nel 1999, facendo a pezzi la Serbia. Non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli USA non avessero abbandonato unilateralmente il Trattato sui missili anti-balistici e non avessero iniziato a schierare i missili Aegis vicino alla Russia. Non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli USA non si fossero impegnati a espandere la NATO all’Ucraina e alla Georgia nel 2008. Non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli USA non avessero sostenuto il violento colpo di stato contro il Presidente Yanukovich nel 2014. Non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli USA (e Francia, Germania e Ucraina) avessero rispettato l’accordo di Minsk II nel 2015-2021 per dare autonomia al Donbass. Non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli USA avessero negoziato con Putin le proposte della Russia per un nuovo accordo di sicurezza tra Washington e Mosca nel 2021. E non ci sarebbe stata nessuna guerra se gli USA non avessero bloccato l’accordo tra Ucraina e Russia che stava per essere finalizzato ad Ankara, in Turchia, nel Marzo 2022”. “Già nel 2007 alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, Putin aveva chiesto la fine dell’allargamento della NATO ad Est”. Stigmatizza poi il silenzio dell’Europa mentre Stati Uniti e alleati facevano saltare il gasdotto Nord Stream, costringendoci poi ad acquistare dagli USA il gas di scisto, molto inquinante e molto più caro. Parla poi della conseguente recessione della Germania, del fatto che la Russia è più forte di due anni fa, e afferma che è ora che l’Europa difenda i suoi interessi, che sono la Pace, lo stop all’allargamento della NATO all’Ucraina, un sistema di sicurezza basato sull’OSCE e il ripristino delle relazioni economiche con la Russia. “L’Ucraina potrebbe essere in pace e in sicurezza come Paese neutrale, con confini negoziati. L’Europa deve scegliere se seguire l’egemonia degli Usa nella guerra perpetua contro Russia e Cina, o invece dotarsi di un sistema di sicurezza proprio che risponda ai suoi reali bisogni ed interessi: in questo sistema la Russia giocherebbe un ruolo costruttivo e l’Ucraina sarebbe un paese neutrale sostenuto dalla sicurezza collettiva in Europa”.
La considerazione che ormai la maggior parte del Pianeta non creda più alle narrazioni elaborate dall’Occidente, come dimostrano fatti e dichiarazioni incontrovertibili, nonché eventi come il Summit di Dubai, e che gli attuali assetti mondiali potrebbero venire modificati dalle prossime tornate elettorali, a mio avviso avrebbe dovuto consigliare alla nostra premier, se non altro, una maggiore prudenza nella sue affermazioni, virtù che non dovrebbe mai essere dimenticata da chi ricopre cariche di grande responsabilità.
Per concludere, ricordo che il direttore della rivista Analisi Difesa, lo studioso di conflitti Gianandrea Gaiani, già un anno fa aveva pubblicato il libro ‘L’ultima guerra contro l’Europa. Come e perché fra Russia, Ucraina e Nato le vittime designate siamo noi‘ (il Cerchio, 2023). Dice Gaiani: “Un anno fa il libro non ha avuto l’attenzione che sta suscitando ora: vogliono tutti parlarne, organizzare presentazioni. Nel libro spiego perché l’Europa si sta letteralmente suicidando. Ragioni che oggi, evidentemente, sono più chiare a tutti. Vogliamo illuderci che i governi europei possano continuare a gridare al riarmo mentre i cittadini chiedono welfare e potere d’acquisto?”, frasi poi ribadite su Radio 1 RAI nella trasmissione “Giù la maschera” di Marcello Foa (CLICCA QUI)
Nel frattempo stanziati 8 miliardi per l’acquisto di 132 carri armati Leopard (CLICCA QUI) , e l’aula del Senato ha approvato le modifiche alla legge 185/90. Con queste modifiche si vogliono cancellare gli obblighi di trasparenza e rendicontazione in Parlamento su export di armi e relativi finanziamenti. Se la legge passerà non sarà più possibile avere la lista delle “banche armate”. Ora il testo va alla Camera. Nei giorni scorsi Banca Etica è uscita con questo articolo (CLICCA QUI).
Massimo Brundisini