Le lezioni venute dalla Sardegna – di Gianni Bottalico

Le lezioni venute dalla Sardegna – di Gianni Bottalico

Dalle elezioni regionali in Sardegna si possono trarre interessati indicazioni politiche sotto diversi punti di vista.
Il primo dato, quello della partecipazione al voto, molto basso e in calo rispetto alle precedenti regionali, suona come una conferma che neanche il bipolarismo e l’elezione diretta dei capi degli esecutivi, sindaci e presidenti di regione, riescono a evitare che alle urne si rechi solo un cittadino su due, e anzi appaiono sempre più come concause dell’astensionismo. Perché quando si comprime il ruolo dei corpi intermedi nella sola scelta di chi sarà il capo, si penalizzano la progettualità, il pluralismo, si mortificano i territori, si svuota ulteriormente la capacità di rappresentanza della politica nel suo insieme.

Il secondo dato saliente di queste elezioni sarde consiste, a mio avviso, nella netta sconfitta politica della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha voluto a tutti i costi imporre un proprio candidato a presidente, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu che è riuscito a dissipare il consenso della coalizione di centrodestra che lo sosteneva (e che ha vinto le elezioni con largo margine sulla coalizione di centrosinistra), riportando alcune migliaia di voti in meno delle liste che lo appoggiavano.

Il terzo dato interessante risulta quindi l’affermazione della candidata a presidente del centrosinistra Alessandra Todde sostenuta dal cosiddetto “campo largo”, Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle, ma senza le forze di centro che, appoggiando il candidato del terzo polo Renato Soru, non sono riuscite a superare la soglia di sbarramento. Forse, fra tutti, questo appare il dato più carico di indicazioni per la politica nazionale, anche in relazione all’impegno politico dei cattolici, che, come ci ha ricordato il cardinal Zuppi in una sua recente intervista, sono presenti quasi dappertutto in tante compagini. L’esito delle regionali sarde rafforza la prospettiva di un’alleanza politica fra PD e M5S indipendentemente da quale sia l’opinione al proposito dei due partiti di centro Azione e Italia Viva.

È auspicabile, dunque che il confronto fra il centro e la sinistra faccia un salto di qualità. In primo luogo riconoscendo che non esiste nulla di ineluttabile, nessuna onda lunga della destra in Italia, ma che il centrodestra ha potuto affermarsi alle scorse elezioni politiche solo grazie alla mancata alleanza fra PD, M5S e pezzi di centro. Nel momento in cui si ricuce, anche solo parzialmente il rapporto fra tali forze, il centrosinistra ritorna immediatamente competitivo. E tuttavia sia le ragioni per una nuova alleanza di centrosinistra, sia le ragioni per mantenere le attuali divisioni necessitano di avere una solida base programmatica e non di essere meramente tattiche, legate a valutazioni ideologiche o a puri e momentanei calcoli opportunistici.

Il successo della Todde in Sardegna, seppur agevolato in quel contesto da decisivi errori dello schieramento avversario, potrà contribuire a un salto di qualità nelle relazioni tra i partiti del centrosinistra a condizione che tali forze rinuncino alle loro eccessive rigidità ideologiche, che le allontanano dalle concrete priorità di questa delicata fase, e intraprendano la costruzione di un programma di governo puntuale e aderente ai problemi da risolvere. In particolare sarà decisivo ai fini del consenso l’elaborazione di un programma che risulti equilibrato e ispirato al buonsenso sulle sfide della sostenibilità, ambientale e sociale, di un nuovo umanesimo per le tecnologie digitali e per l’intelligenza artificiale, in funzione della riduzione delle disuguaglianze e della creazione di nuove opportunità per le diverse classi sociali e per i variegati territori che compongono il Paese, riconnettendoli con la forza delle loro comunità e ponendo una attenzione più equilibrata fra i diritti sociali e i diritti civili, questi ultimi già ampiamente riconosciuti dalla Carta costituzionale. Ciò richiede alla politica un percorso di ascolto, di rispetto dell’autonomia dei corpi intermedi e degli enti locali, un approccio non provinciale ma calibrato sui cambiamenti in corso nel mondo e una capacità di mediazione d’altri tempi che però è fondamentale per avviare dei percorsi politici virtuosi che, come è successo in Sardegna, possano dare i loro frutti anche a livello nazionale.

Gianni Bottalico