Il “laboratorio” Sardegna – di Antonio Secchi

Il “laboratorio” Sardegna – di Antonio Secchi

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenuta a Cagliari alla chiusura della campagna elettorale per le regionali, ha ironizzato sulle parole “Laboratorio Sardegna”, imitando in modo sguaiato la voce della sua avversaria, Alessandra Todde, rea, a suo giudizio, di usare i sardi come cavie per un esperimento politico ormai noto come “Campo Largo”. Una caduta di stile di una donna al vertice delle istituzioni!

E invece i sardi, già durante tutto il 2023, avevano evocato loro le parole “laboratorio politico”, consci che nel 2024 avrebbero dovuto affrontare le elezioni regionali, quelle amministrative delle grandi città, Cagliari, Sassari e Nuoro e a giugno le più importanti elezioni europee. Poche voci sarde, illuminate e profetiche, infatti si erano alzate per lanciare un allarme e un ammonimento: la crisi, ormai catalogata come policrisi , della Sardegna è gravissima e il popolo sardo deve reagire, alzare la testa e capire che le elezioni regionali del 2024 saranno un test di valenza nazionale con riflessi anche europei. Chi l’aveva previsto forse non avrebbe potuto immaginare che, nella giornata di martedì 27 Febbraio 2024, tutte le televisioni nazionali mettessero al centro dei loro programmi il caso politico della Sardegna e facessero conoscere al grande pubblico il volto di una donna sarda poco nota, Alessandra Todde, appena eletta Presidente della Regione Autonoma della Sardegna. Eppure, i più valenti protagonisti dei mass media, affamati di “instant news”, non saprebbero raccontare in profondità cos’è veramente accaduto nell’isola di Gramsci, di Emilio Lussu, di Segni, di Cossiga e di Berlinguer.

E, invece, “Noi” di Insieme c’eravamo, ne siamo testimoni e lo possiamo raccontare. Tutto è iniziato nella primavera del 2023 quando DEMOS(Democrazia Solidale), il partito nuovo non ancora conosciutissimo e un po’ dimenticato dalla stampa locale, ha promosso un’assemblea aperta a Nuoro invitando tutte le forze politiche dell’area progressista e comunque di centro-sinistra, spronandole a superare i ritardi ormai manifesti nella preparazione delle imminenti consultazioni regionali e consegnando loro un Quaderno di idee progettuali aperte ma ambiziosamente proiettate per una Sardegna al 2050. Intervenne nel dibattito anche Alessandra Todde, precisamente originaria di Nuoro, nelle vesti di deputato della Repubblica, ma eletta in un collegio del Nord Italia nelle liste del Movimento 5 Stelle, ormai nota anche nell’isola per il ruolo ricoperto di sottosegretario al Ministero dell’Economia nel Governo Conte II e nel recente Governo Draghi. Fu invitato a parlare anche il coordinatore regionale di Insieme, che è l’autore di questo diario e che ebbe la curiosità di chiedere alla signorina Todde (54 anni) :”Mi scusi ma lei avrebbe il coraggio di candidarsi a guidare la nostra Regione dopo questi ultimi cinque anni disastrosi  di governo della destra a trazione sardo-leghista”? La risposta fu molto decisa: ”Sì, se si creasse una vera alleanza progressista e autonomista unita e ispirata da un programma di cambiamento e di modernizzazione”.

Quasi per caso, ancora a Nuoro, il Vescovo monsignor Antonello Mura convocò gli ex Presidenti di Regione, di destra e di sinistra, per interrogarli in un dialogo serrato sulla crisi della politica nell’isola  obbligandoli al rispondere alla sua domanda :” Ma questa politica dove e quando si è smarrita?”. Fu sorprendente questa iniziativa perché, anche  se gestita con la nota cautela della diplomazia ecclesiale, avveniva nel contesto di un territorio stremato che aveva vissuto il dramma del Covid e poi a seguire incendi devastanti e crisi di deindustrializzazione uniti alla sensazione diffusa della mancanza di sicurezza in particolare per la sanità pubblica a pezzi e per i trasporti interni ed esterni ormai gravemente penalizzanti per la nota insularità.

Questo scenario economico e sociale foriero di analisi impietose anche di centri universitari di ricerca si rendeva più cupo con le iniziative della Magistratura orientata a sanzionare i responsabili della maggioranza alla guida della Regione per abusi di potere e casi si corruzione. E sull’onda della sfiducia crescente della gente verso le istituzioni pubbliche di una logorata autonomia speciale  che nel 2019 aveva registrato il clamoroso numero di 670.000 sardi che disertarono le urne, avvenne un fatto nuovo che segnò una svolta nell’assonnata politica regionale.

Al principio di luglio 2023 intorno ad un tavolo larghissimo, nella sede del Parco cagliaritano del Molentargius, si riunirono 13 sigle di partiti e associazioni culturali e politiche che diedero vita ad un esperimento da autentico laboratorio politico. I partiti politici(PD, 5 Stelle, Progressisti/Ambientalisti) ammainavano le loro bandiere e accettavano di confrontarsi alla pari con le esperienze associative della società civile nell’intento di saldare un nuovo patto autonomistico, solidale ,ecologista, plurale ma  fedele alla  Costituzione e ad una spiccata vocazione mediterranea e nello spirito europeista, contrario fermamente all’Autonomia differenziata.

Era nato di fatto il Campo largo in cui erano presenti tre bandierine cattolico-democratiche: DEMOS, INSIEME, Sardegna 2050. Ma poi chi poteva guidarlo e sulla base di quale programma? Su questo interrogativo si sono scatenate le fake news più vergognose strumentalizzate inspiegabilmente da Renato Soru che ha creato scompiglio nell’opinione pubblica isolana, accusando poi il suo stesso partito d’origine il PD  di aver sottoscritto un accordo segreto tra i segretari nazionali Schlein e Conte per portare Alessandra Todde alla guida della Regione sarda.

Chi ormai lavorava nell’autonomia del campo largo regionale ha resistito a questi attacchi e a queste provocazioni raggiungendo l’accordo sulla proposta di chiamare Alessandra Todde alla guida della nuova Alleanza nel primo autunno ma ad una condizione, che si dimettesse dalla vice presidenza del Movimento 5 Stelle, cosa avvenuta immediatamente con l’accettazione da parte dell’interessata dell’investitura a guidare il “Campo largo”. Da quel momento Alessandra Todde ha compiuto più di 100 viaggi in un territorio isolano che un intellettuale sardo aveva ribattezzato come “Sardegna, quasi un continente”, presentando un programma di 200 pagine che lei stessa ridusse in una sintesi di 12 e che disse ai sardi che incontrava: adesso io vi ascolto e vedremo insieme di non scrivere il libro dei sogni, ma di trasformare la politica non nella liturgia delle promesse ma in quella dell’arte del fare come aveva insegnato De Gasperi (parole sue, sorprendenti per una “nuova grillina”). E in questo incontro con la gente è apparsa l’identità sconosciuta di questa donna sarda interessata ad ascoltare ma appassionata in particolare per declinare i bisogni di quelli che non hanno voce, capace di commuoversi di fronte ad un migliaio di persone rievocando la lunga malattia del padre che poi venne a mancare per una malattia incurabile.

E’ stato detto che Alessandra Todde ha fatto vincere il “Campo largo” per la sua empatia nell’incontro con i sardi e forse per aver creato una forte innovazione nell’interpretare la politica come tenerezza verso gli ultimi e i dimenticati. Abbiamo terminato la campagna elettorale decidendo come Insieme Sardegna di sostenere la lista di Demos senza indicare nostri candidati e poi abbiamo cantato tutti uniti la nostra canzone dei moti antifeudali sardi della fine del 1.700 “Procurade ‘e Moderare”: Procurade ‘e moderare, Barones sa tirannia” (Cercate di frenare Baroni, la tirannia). Un messaggio dei sardi verso tutti quelli che vengono nell’isola con arroganza per rubarci la speranza.

Antonio Secchi