Francia: prova a disegnare il futuro? – di Edoardo Almagià
Premessa: Con il Presidente Macron i rimpasti governativi non sono mai stati cosa semplice. Soprattutto, se si considerano gli equilibri interni di un gruppo politico che non possiede la maggioranza all’Assemblea Nazionale. Sapendosi più debole, e comunque al suo ultimo mandato, nella speranza di consolidare il suo potere e, forse, assicurarsi la successione, ha scelto come nuovo premier il 34enne Gabriel Attal, stimato Ministro dell’Istruzione. Così come Macron è stato il presidente più giovane, a quest’ultimo il vanto di essere il più giovane premier. Altro suo tratto distintivo è quello di essere il primo premier omosessuale in Francia.
Attal è riuscito a crearsi una buona reputazione e godere di una discreta popolarità. Si è mostrato capace di un dialogo con le forze di opposizione. Anche se verrà inevitabilmente combattuto, penso che la sua presenza a Matignon non debba creare grandi problemi né alla destra né alla sinistra.
A spiegare questa scelta, l’evidente raffreddamento nei rapporti tra il presidente Macron ed il premier Borne nel corso del confronto sulla necessità di far passare due riforme difficili come quella delle pensioni e quella sull’immigrazione. Entrambe destinate a riflettersi sulla popolarità della Borne, al punto che nei suoi venti mesi di permanenza è dovuta ricorrere oltre una ventina di volte all’applicazione dell’art. 49 comma 3 della Costituzione del 1958, e cioè governare per decreto.
Queste due leggi controverse hanno creato forti difficoltà a Macron, oltre che all’esecutivo: si è trattato di riforme dolorose, ma necessarie che hanno inevitabilmente indebolito la maggioranza e posto la Premier di fronte ad un percorso tutto in salita.
Con la nomina, Attal riceve da parte del Presidente un gesto di coraggio accompagnato da una spiccata tendenza al dinamismo anche se secondo alcuni il rischio è che questa nomina possa bruciare la carriera del giovane Attal. Ad eccezione di Georges Pompidou, non si è infatti mai visto in precedenza che chi è stato scelto come Premier sia poi riuscito a farsi eleggere all’Eliseo.
Quel che intanto si può dire è che il nuovo Premier deve tutta la sua carriera a Macron, di cui è un fedelissimo. Come il suo mentore, è anche lui molto bravo nel comunicare, caratteristica che porta a pensare che riesca ad avere maggiori capacità negoziali della Borne, in particolar modo con il gruppo dei Republicains per poter così ottenere una maggioranza all’Assemblea, cosa che finora non è stata possibile.
Proveniente dalla sinistra, ma capace di dialogare con la destra, Gabriel Attal ha la virtù di creare consenso tra le fila del partito di Macron. Si spera egli possa riuscire a cambiare le dinamiche in Parlamento e radunare quelle che sono considerate le forze vive del Paese. Per la sua giovane età e le sue capacità è anche visto come l’elemento del governo forse più adatto a fronteggiare Jordan Bardella, che con i suoi 29 anni è ancora più giovane di lui. Quest’ultimo, molto vicino alla famiglia Le Pen, dalla fine del 2022 è il presidente del Rassemblement National e considerato da molti l’esponente della sua ala più radicale.
I primi passi di Attal: Terminata la rituale cerimonia di passaggio delle consegne di fronte all’uscio del palazzo di Matignon, il nuovo Primo ministro si è subito messo in moto dichiarando di voler dare la precedenza all’istruzione, indispensabile per la futura riuscita del Paese. Senza perdere tempo si è subito recato in visita agli alluvionati della regione del Pas de Calais, sommersa dalle acque, per portar loro la solidarietà e la vicinanza dell’esecutivo. Allo stesso tempo ha voluto anche mostrarsi come l’uomo d’ordine evidenziando il suo interesse e le sue preoccupazioni sui temi riguardanti la sicurezza. Si è infatti recato, insieme al ministro dell’Interno Gérald Darmanin, presso un commissariato di polizia e, così facendo, ha inviato un messaggio che non può non piacere alla destra.
Con l’iniziale scelta di soli 11 ministri, sette dei quali uomini, sta prendendo forma il nuovo esecutivo Attal la cui prima impressione è quella di una svolta a destra, spiegabile anche con le preoccupazioni del presidente Macron riguardo le prossime elezioni europee di giugno. Non a caso, otto di questi ministri appartengono alla destra e tre alla sinistra. Alcuni dei più importanti, come Darmanin, Bruno Le Maire e Sébastien Lecornu, facevano parte anche del governo precedente. Quest’ultimo, alla Difesa, ha ordinato subito 42 aerei da combattimento Rafale aggiuntivi per le Forze armate.
La sorpresa è stata invece la scelta di Rachida Dati. Già ministro della Giustizia e dell’Istruzione, venne presa di mira dalla magistratura per una faccenda di traffico di influenze. Proveniente dai ranghi del sarkoszysmo, è stata ora nominata alla Cultura. Agli Esteri è andato Stéphane Sejourné, scelto per rimpiazzare Catherine Colonna il cui mandato non ha portato risultati ritenuti soddisfacenti. Egli è un uomo appartenente alla sinistra che ha lasciato dietro di sé un buon ricordo ed è stato anche l’ex-compagno di vita del premier Attal.
A farla breve, appena si è presentato alla nazione il Premier con piglio deciso ha affermato che il suo sarà un governo di “azione, azione e azione e risultati, risultati e risultati”. Sembra proprio di stare in Italia! Facendo un passo avanti, ha tenuto a sottolineare l’importanza del lavoro, della sicurezza, dell’ordine e dell’autorità, concetti che collimano con quelle che erano state le priorità dell’ex-presidente Sarkozy. In questo modo ha voluto scegliere di rivolgersi alle “forze vive del Paese” per lui incarnate da quella classe media che lavora, paga le tasse, si impegna e partecipa alla vita pubblica.
Ad indicare questa direzione di marcia, l’intenzione di affrontare temi quali il potere d’acquisto, la casa, la scuola e l’ambiente, tutti importanti agli occhi della borghesia francese. Ad osservare bene le cose, credo si possa dire che egli si sta ponendo di fronte alla nazione come uomo allo stesso tempo di destra e di sinistra per dare una risposta a quell’insieme di settori dell’opinione pubblica stanchi del macronismo, che a detta loro parla molto, e anche bene, ma poi col concludere poco. Per lo stesso Macron la via scelta dal nuovo premier dovrebbe far da barriera al Rassemblement National della Le Pen, oggi diventato secondo partito in Francia.
Come prevedibile, la sinistra dichiara non riconoscersi in Attal che, così facendo, cerca anche di lanciare un amo a quella sinistra socialista le cui scelte sbagliate ne hanno fatto una semplice appendice di quella più estrema.
Ad oggi i sondaggi gli sono favorevoli: qualcosa come il 70% degli intervistati lo considera uomo attivo e dinamico, per il 62% ha le competenze adatte mentre il 58% ne ha un’opinione positiva. Appare al 30% del paese come una mente lucida che si rende conto di ciò che gli è possibile fare. Mostrando questa duplice sensibilità, sia di destra che di sinistra, egli ha voluto sottolineare la sua volontà di impegnarsi a dare una risposta ai problemi dei francesi ed indirizzare la nazione verso un futuro di crescita e di progresso. Le sue parole: “Saremo coinvolti al 200% per rispondere alle attese della nazione”. Questo dinamismo e questi buoni intenti non tolgono il fatto che avrà sempre una maggioranza relativa in seno all’Assemblea. Quanto ai francesi, sarà soprattutto sui risultati dell’economia che tireranno le loro conclusioni.
Intanto Macron: a metà gennaio, nel Salone delle Feste dell’Eliseo il presidente Macron ha dato un’attesa conferenza stampa per inaugurare il suo secondo quinquennio. Ha fatto capire che è tempo di iniettare audacia ed energia nel sistema, di anticipare le cose, di sperimentare, valutare, giudicare. Questo significa che lui stesso è sceso in campo contro il Rassemblement National perché non vuole assolutamente che sia Marine Le Pen a succedergli. Ciò è complementare alla scelta di Attal come nuovo Primo ministro: sia per l’uno che per l’altro, non è né a destra e né a sinistra che bisogna guardare, ma al passato e al futuro, alla tradizione e al cambiamento, il tutto tenendo conto dell’eccezionalità della Francia.
A fine gennaio il Consiglio costituzionale ha bocciato 35 degli articoli della legge sull’immigrazione, quelli più rigidi. La cosa ha suscitato non poco rumore all’Assemblea, all’interno della quale è seguito un animato dibattito. Tutto ciò non ha contribuito a rendere più agevole il percorso del governo. Malgrado ciò, i sondaggi danno oggi il cambiamento climatico come la prima preoccupazione dei francesi. Il tema dell’immigrazione è al terzo posto. Tanto per fare un confronto, in Germania è al primo.
Al presidente Macron piace in particolare dedicarsi alle questioni internazionali e, dato il clima regnante in Francia, la cosa diventa ancora più comprensibile. Si è così recato in India quale ospite d’onore del premier Modi alle celebrazioni per il 75esimo anniversario della Festa della Repubblica. Si è trattato di una visita di Stato di due giorni al fine di rafforzare i legami strategici tra la Francia e la quinta economia mondiale, servita anche a celebrare il 25mo anniversario del partenariato strategico franco-indiano. L’India è stata descritta dal presidente francese come “un gigante nella Storia del mondo dal ruolo decisivo per il futuro, un partner strategico, un amico”. Prima di lasciare Parigi Modi ha avuto anche il tempo di acquistare 26 caccia Rafale-Marine e tre sommergibili classe Scorpène. Per il suo paese la Francia è, dopo la Russia, il secondo fornitore di armi.
Con l’inizio delle proteste degli agricoltori in patria, questo viaggio è stato per Macron un sospiro di sollievo in quanto occasione di allontanarsi per breve tempo dai problemi interni che lo assillano.
Il nuovo premier ed il mondo agricolo: Attal non ha dovuto attendere molto per accorgersi come sia difficile governare un paese complesso come la Francia, sapendo bene che il Presidente Macron pretende dei risultati e vuole avere attorno a sé ministri rivoluzionari. Intanto, ha annunciato di voler destinare nei prossimi cinque anni 32 miliardi di euro alla sanità. Subito dopo si è dovuto confrontare con un crescente malessere del settore agricolo.
A fine gennaio si è recato presso un gruppo di agricoltori in protesta. Con quel tono franco che lo distingue, ha subito detto loro quale fosse l’importanza del settore nella vita del paese promettendo una serie di provvedimenti a beneficio della categoria. Ai suoi occhi il mondo rurale è al di sopra di tutto e va aiutato. Ha così detto che avrebbe incrementato gli aiuti di emergenza, tolto le imposte dal gasolio agricolo, fatto passare provvedimenti di semplificazione burocratica, che si sarebbe opposto all’accordo Mercosur con i Paesi dell’America Latina; che avrebbe dato la precedenza all’ambiente, offerto 50 milioni di euro alla filiera biologica e provveduto ad aiuti contro le malattie che colpiscono i bovini, oltre a punire quelle imprese che non rispettano le leggi EGAlim nel settore dell’industria alimentare.
Il discorso introduttivo del premier: martedì 30 gennaio il premier Attal si è recato all’Assemblea per pronunciare il suo discorso introduttivo. Durata circa un’ora e mezza, questa allocuzione ha mostrato nuovamente che si è di fronte ad un politico capace e pieno di energia. Parlando velocemente e con voce accorata, ha mostrato di non essere intimidito dall’Assemblea e di conoscere i suoi argomenti alla perfezione. Ponendo l’asticella molto in alto, ha parlato della grandezza della Francia ergendosi a uomo di azione desideroso di porre la sua giovinezza ed il suo talento al servizio del paese.
Si è trattato di un brillante ed ambizioso esercizio di comunicazione che gli ha consentito di affermare la propria persona, la volontà di far entrare la Francia nel mondo attuale, conservando e difendendo la sua identità, il suo orgoglio e la sua fierezza. Ha dichiarato voler tagliare le tasse a favore di quelle classi medie compresse da una eccessiva fiscalità, sbloccare e liberare il Paese dai suoi lacci.
La Francia è un grande paese che si trova adesso ad operare in un contesto globale ove tutto si trasforma e si muove più in fretta. Il suo si è rivelato un discorso adatto ai suoi tempi e fatto per piacere ai suoi compatrioti, soprattutto alla destra. Un misto di opportunismo e spirito conservatore. Resta ora da vedere se saprà convincere e se riuscirà a realizzare i suoi propositi.
Con questo suo intervento egli ha voluto indicare di essere, al contrario di Bardella, più serio, credibile e capace di impegnarsi: un giovane sì, ma un giovane che piace anche alle generazioni più mature. Ha voluto giocare la carta dell’attivismo insieme a quella dell’uomo d’azione, sfruttando al meglio la sua età e cercando di imporre alla politica quel ritmo e quello stile che gli son propri.
Si è trattato di un discorso adatto ai tempi, redatto per piacere ai suoi compatrioti e alle destre, allo stesso tempo un misto di opportunismo e spirito conservatore. Ora che ha evidenziato il suo dinamismo, la sua giovane età e la volontà di agire in vista di risultati rapidi, Attal ha creato anche forti attese in una nazione la cui borghesia ritiene che il potere d’acquisto sia più importante dell’occupazione e dove aleggia tra i suoi ranghi un timore di declassamento in un contesto di inflazione. Per il governo resta sempre viva la sfida di come reperire le risorse economiche e definire cos’è in grado di fare lo Stato.
Reazioni del mondo agricolo: Riguardo gli agricoltori, questi non si sono mostrati convinti. Ai loro occhi, più che di fatti si è trattato di parole: il lavoro non paga più e la protesta si allarga, investendo anche quella dei tassisti. Presi d’assalto alcuni supermercati e centri di distribuzione. La Francia è il primo paese agricolo d’Europa ed i suoi contadini dicono di non potersi allineare sui prezzi dei prodotti esteri. Non è dunque facile oggi essere agricoltori: lamentano guadagni scarsi, costi elevati, troppo tempo da dedicare alle procedure burocratiche e difficile accesso al credito.
Per i francesi l’agricoltura è una forza che incarna valori fondamentali. Ci deve essere dunque un’eccezione agricola francese, cosa però impossibile nell’Unione Europea a meno che non si voglia abbandonare la PAC. In questo periodo è tutto il settore agricolo che si sta agitando in Europa e non vi può essere un’eccezione francese. In risposta alle aspettative degli agricoltori, il premier Attal ha subito stanziato 150 milioni di euro, dichiarando che la Francia vuole essere sovrana nel coltivare, alimentarsi ed effettuare i raccolti. In risposta, i sindacati agricoli hanno deciso di levare il blocco pur lasciando intendere che il dibattito non si è chiuso.
Proclamata questa sovranità alimentare, ad Attal non è riuscito di destare molti entusiasmi da parte degli agricoltori. Si è trattato finora unicamente di annunci: è necessario adesso passare dalle parole ai fatti ed ottenere dei risultati. Da qui ulteriori pressioni sul governo. La sovranità alla fine è una bella parola ma bisogna poi avere i mezzi per metterla in pratica. Il vero problema è quello di rivedere la PAC e realizzare un’agricoltura moderna e produttiva, tenendo conto delle esigenze dell’ecologia e della globalizzazione: più che dalla politica, molto dipenderà dalla società, da quanto è disposta a spendere, da quali prodotti desidera di più e da ciò che vuole o non vuole fare.
Con il numero di funzionari francesi impegnati a Bruxelles nella PAC sarebbe quasi insensato lamentarsi. Il mondo contadino non costituisce un blocco unico, come nel caso dei piccoli allevatori e dei viticoltori. Come porsi poi in futuro di fronte ad un ulteriore allargamento dell’Unione? In crisi di adattamento, sarà necessario porsi la domanda su come agire in un sistema di libero scambio nel quale le norme non sono uguali per tutti. Chi decide alla fine è il mercato. Anche se i blocchi dei trattori sono stati rimossi, si tratta per tutti di una risposta a mezze tinte. L’azione del governo verrà osservata da vicino.
E’ una situazione complicata come dimostrato da quel 20% di agricoltori che si dichiarano sotto la soglia di povertà, difficoltà che si estendono anche a quei milioni di cittadini bisognosi di aiuti alimentari.
Questo discorso, che include misure in favore del Paese, per le classi medie ed il settore agricolo, interventi estesi anche in campo sanitario con l’intenzione poi di tenere il deficit pubblico sotto il 3%, mostra quanto sarà difficile essere premier. Per Mélenchon questo di Attal è stato il discorso più reazionario del secolo. Quanto alla Le Pen, lo ha definito come “un catalogo di promesse tra di loro sconnesse, che poco hanno a che fare con un discorso di politica generale”. “Parole prive di slancio vitale”.
Conclusione: a pochi giorni dalla costituzione definitiva del governo il nuovo premier può finalmente dedicarsi a disegnare il futuro della Francia. Attal parla bene, velocemente, sa mostrarsi efficace e mira agli obiettivi giusti, rivolgendosi in particolare a quelle classi medio-alte alla ricerca di un centro che non è facile da assemblare. Si presenta come il premier dell’azione, dell’energia e della giovinezza. Deve ora passare alla concretezza. Che Macron abbia scelto il suo successore? Ma più sull’immediato ad Attal, adesso, non resta che stabilire le priorità ed il suo calendario.
Edoardo Almagià